venerdì 27 febbraio 2009

Il vecchio e il bambino falliscono l'impresa. Il Metalist avanza in Uefa

Impresa? No, we can’t. E bye bye Coppa Uefa. Nell’inferno di ghiaccio di Kharkiv, una Sampdoria rimaneggiata esce sconfitta per 2-0 e saluta mestamente il palcoscenico europeo. A nulla è valso l’esperimento gucciniano di affidare l’attacco doriano al vecchio Bellucci e al bambino Marilungo: già nel primo tempo i padroni di casa del Metalist arrotondavano la rete dell’andata con un secco uno-due grazie alla gentile collaborazione di Mirante (tiro tutt’altro che irresistibile di Valyaev al 31’ e punizione da distanza siderale di Jackson al 41’) e rendevano vane le - peraltro flebili - speranze blucerchiate di accedere agli ottavi.

Mirante voto 4,5: Essere un portiere e non usare le mani ha del paradossale. L’eroe del “Friuli” si prenota un epilogo di stagione da bordocampista.

Campagnaro voto 6: Al rientro dopo quasi due mesi di astinenza, il redivivo Hugo ricorda - e si ricorda - di non essere ancora una vecchia gloria. Ci sarà bisogno di lui.

Gastaldello voto 5,5: Edmar e Valyaev lo bruciano con Da Costa in occasione del fulmineo vantaggio. Per il resto, ordinaria amministrazione.

Da Costa voto 5,5: “La forza non è un rimedio” disse John Bright a Birmingham. Aveva ragione. Ma l’ex viola è giovane e chi se lo accalappierà in futuro ci potrà lavorare su.

Padalino voto 6,5: Fa più chilometri che un treno sulla linea del San Gottardo anche se non riesce quasi mai a pungere. (37’ s.t.) Mustacchio s.v.: Una manciata di minuti buona per esordire in Europa.

Stankevicius voto 5,5: Casa sua dista “soltanto” 15 ore d’auto e al freddo dovrebbe essere abituato. In realtà, figura a sorpresa tra i più imballati. (19’ s.t.) Pieri 5,5: Zero possibilità per carburare.

Dessena voto 6: Piazzato a protezione della propria retroguardia, tira fuori lo spirito battagliero, non sfigurando e proponendosi in avanti con assidua continuità.

Sammarco voto 5: Parte spigliato, chiude come più o meno sempre in questa stagione: male e con nervosismo. (19’ s.t.) Franceschini voto 5,5: Si piazza là in mezzo e fa quel che può.

Ziegler voto 6: Accorto e diligente. E nulla più.

Marilungo voto 7: Le occasioni migliori capitano sui suoi piedi. Il pregio è farsi trovare lì, il difetto non buttarla dentro. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette.

Bellucci voto 5,5: Claudio se n’è andato e non ritorna più. Speriamo di no, intanto l’involuzione continua.

Mazzarri voto 6: Con Palombo, Cassano e Pazzini davanti alla tv, impossibile chiedere di più al suo undici estemporaneo che, malgrado il passivo, ci mette almeno la voglia e la freschezza assenti otto giorni fa. Fuori dai giochi a dodici stelle, il prestigio ci rimette ma le gambe del Doria senz’altro ci guadagneranno.

Kircher voto 5,5: Pignola ai limiti della sopportazione, la giacchetta grigia tedesca vede irregolarità ad ogni azione. Spezzetta il gioco manco fosse Lucio Fontana. E meno male che in Europa gli arbitri dovrebbero essere meno fiscali.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 27 febbraio 2009)

giovedì 26 febbraio 2009

Promossi & Bocciati di Metalist Kharkiv-Sampdoria (Coppa Uefa)

Bellucci&Marilungo: Il vecchio e il bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera. La sera gelida era quella di Kharkiv dove la Sampdoria ha perso 2-0 e ha mestamente salutato la Coppa Uefa. Il vecchio è un Claudio che stenti a riconoscere; il bambino quel pimpante golden boy chiamato Guido, unico blucerchiato ad impensierire gli ucraini. Più che una vera e propria coppia, però, quello di questa sera sembra un futuribile passaggio di testimone. Tra consigli e raccomandazioni, Bello gli avrà raccontato di quella sera d’aprile in cui - bambino proprio come lui - aveva quasi steso l’Arsenal. Guido lo sarà stato ad ascoltare rapito pensando al domani. E poi disse al vecchio con voce sognante: “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”. Voto 5,5 al primo, 7 al secondo

Markevych e il suo Metalist: Forti, compatti, imbattibili. Pronti alla smentita, ma questi gialloblù venuti dal freddo Est faranno strada. Voto 7,5

Mirante: Essere un portiere e non usare le mani ha del paradossale. L’eroe del “Friuli” si prenota un epilogo di stagione da bordocampista. Voto 4,5

Jackson: Al “Ferraris”, otto giorni or sono, gli era mancato solo il gol; in questo gelido retour-match lo trova puntualmente tirando quasi da casa sua, con l’evidente, gentile collaborazione dell’estremo verdecerchiato di cui sopra. Voto 7

Valyaev: Ha il grande merito di aprire e chiudere i giochi nel momento migliore dei blucerchiati. Scusate se è poco. Voto 7

Gastaldello&Da Costa: Edmar e Valyaev li bruciano in occasione del fulmineo vantaggio ucraino. Voto 5,5

Sammarco: Parte spigliato, chiude come più o meno sempre in questa stagione: male e con nervosismo. Quello che nel 2007-08 si rivelò un vero e proprio Battaglione, oggi farebbe un baffo all’Armata Brancaleone. Voto 5+

La Sampdoria: Si esce amareggiati, ma senza rancore. Niente a che vedere dunque con l’umiliante batosta di Liegi. La prima mezzora è piuttosto convincente, poi dopo la doccia gelata dell’uno-due targato Valyaev-Jackson non si perde troppo d’animo, continuando a profondere impegno e tentando di segnare il gol della bandiera. Bye bye Europe, - we hope - see you soon. Voto 5

Federico Berlingheri
(Goal.com, 26 febbraio 2009)

domenica 22 febbraio 2009

Promossi & Bocciati di Sampdoria-Atalanta

La premiata ditta Pazzini-Cassano: “Se Antonio fa tutto da solo e poi mi fa segnare a porta vuota, a me andrebbe benissimo”. Era il 15 gennaio scorso, parola del Pazzo nel giorno della sua presentazione. Si sa che cosa ci si metta di solito tra il dire e il fare, ma quei due là davanti hanno tramutato le chiacchiere in fatti, i fatti in assist e gli assist in reti pesanti. Quinto centro in sette partite per il 10 blucerchiato, il terzo su gustoso invito del Peter Pan di Bari Vecchia: la smania doriana di tirarsi fuori dalle secche della bassa classifica si affida soprattutto a loro, i Nuovi Gemelli del Gol. Voto 8,5

Cigarini: Fosforico nell’accalappiare palloni, euclideo nel farli ripartire. Voto 6,5

Accardi: A distanza di un mese esatto dall’ultima apparizione, Pietro il Grande si riprende lo scettro della sua retroguardia e va subito alla guerra. La battaglia di Poltava segnò la vittoria dello zar russo sulla Svezia, la campagna anti-atalantina di Marassi frutta tre punti di platino in chiave-salvezza. Voto 6/7

Manuel Marouan Da Costa Trindade: Sguardo da duro, fisico da granatiere: il francolusitanmarocchino entra a freddo e risolve con lestezza alcune situazioni ingarbugliate. Lo chiamavano… Trindade. Voto 6+

Manfredini: “La forza non è un rimedio” disse John Bright a Birmingham. Aveva ragione. Voto 5

Franceschini e De Ascentis: Confusione al potere. Voto 5

Sampdoriani per Gaza: Una raccolta di generi di prima necessità, alimentari e medicinali (riso, farina, sale, zucchero, antibiotici, pannolini, ecc.), una raccolta per chi soffre e deve fare quotidianamente i conti con la guerra. I Rude Boys & Girls 1987, in collaborazione con l’associazione Music for Peace, l’hanno organizzata questo pomeriggio allo stadio con lo scopo di sostenere la popolazione palestinese martoriata dai bombardamenti. Il tifo doriano - oltre al condivisibilissimo striscione anti-fischio - è anche questo. Voto 10

I sostenitori della Dea: Trasferta vietata? Settore ospiti serrato? E chi se ne frega! Malgrado tutte le restrizioni e tutti i divieti anti-violenza, noi prendiamo e, da Bergamo, veniamo lo stesso; cantiamo, battiamo le mani, incitiamo, supportiamo l’Atalanta per oltre novanta minuti, tutto nel piazzale antistante il “Ferraris”. Ci siamo e ci facciamo sentire. Dentro non si può, fuori sì: perché Casms? Perché Osservatorio? Intanto, in attesa di risposte che non arriveranno mai, ci godiamo l’ennesimo paradosso di un paese chiamato Italia. Voto 10

Federico Berlingheri
(Goal.com, 22 febbraio 2009)

Papastathopoulos (ri)lancia la sfida al Napoli: «Vorrei segnare ancora»

GENOVA - Gli azzurri che non vincono da oltre un mese; i rossoblù che hanno la voglia matta di rifarsi dopo il pari-beffa con la Fiorentina; Milito e Denis bomber contro anche per una maglia nella Selección argentina; 50mila spettatori attesi sugli spalti, di cui mille genoani al seguito, in una giornata all’insegna dell’amicizia che da più di venticinque anni lega le due tifoserie. Insomma, questo pomeriggio al “San Paolo”, gli ingredienti per un Napoli-Genoa ad alto tasso di emozione e spettacolo non mancano di certo.

“Partita delicata per entrambe le squadre, che potrebbe avere risvolti importanti, non dico decisivi, però...”. Gian Piero Gasperini ha lasciato intendere che, per i suoi, la posta in palio a Fuorigrotta potrebbe valere - se non doppio - almeno un piccolo assaggino d’Europa. Il calo dell’undici di Reja è coinciso infatti con l’exploit del Grifone - attenuatosi soltanto nelle ultime giornate - e i punti che dividono le due formazioni ad oggi sono 6. È per questo che in caso di risultato positivo, il Genoa potrebbe tagliare fuori i partenopei dalla corsa-Champions e allontanarli sensibilmente da quella Uefa. Ma andiamoci cauti.

Tra i rossoblù, mancheranno infatti due uomini imprescindibili negli schemi gasperiniani, Beppe Biava e Ivan Juric, entrambi squalificati. Per la sostituzione del primo il più accreditato ad una maglia da titolare sembra Papastathopoulos. Il corazziere di Kalamata il Napoli l’ha già freddato a Marassi: “Se dovesse capitare un’altra occasione, spero di fare ancora gol. Quello segnato all’andata rimane uno degli attimi più belli dell’esperienza genovese”. Al posto di Juric, al fianco di Thiago Motta, dovrebbe invece giostrare Milanetto. Davanti, l’unica certezza è rappresentata dal Principe Milito: in quattro - Mesto, Sculli, Jankovic e Palladino - si giocano le due corsie laterali.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 22 febbraio 2009)

venerdì 20 febbraio 2009

Lavezzi-Milito, la coppia dei sogni

GENOVA - Ehi, genoani, provate un po’ a immaginare: Diego Milito e Ezequiel Lavezzi, insieme, là davanti, di rossoblù vestiti, a far ammattire le difese avversarie. Completi, tecnici, complementari. Semplicemente fatti l’uno per l’altro: una coppia tutta albiceleste, assortita e formidabile, una coppia in grado di coniugare potenza e classe, fisico e imprevedibilità. Una coppia che al Genoa avrebbe potuto sfondare e invece s’è limitata a qualche sgambata d’allenamento, fomentando una marea di rimpianti.

I rimpianti sono tutti per un Lavezzi appena ventenne, capello corto, viso sbarbato e qualche tatuaggio in meno, sbarcato nella Superba nel periodo forse più buio di sempre della storia del Grifone: la funesta estate del 2005. Come per i Pooh ne “La mia donna”, solo i tempi erano sbagliati. El Pocho (il Piccoletto), santafesino di Villa Gobernador Gálvez, giunse in rossoblù accompagnato dalla classica fama che accomuna tutti i fantasisti argentini che col pallone ci sanno fare - quella assai scomoda di erede di Diego Armando Maradona - e da un curriculum ricco di gol e giocate spettacolari.

A differenza del Pibe de oro, però, l’impatto con la realtà italiana non si rivelò dei più rosei: società sul banco degli imputati, squadra in dissoluzione, nel fuggi-fuggi generale in cui si tramutò il ritiro tirolese di Neustift, il mini-delantero argentino venne accantonato in fretta e furia dal neotecnico Guidolin - “Troppo acerbo e inadatto al calcio nostrano” disse - e fu ben presto rimpatriato, quasi nell’indifferenza generale dell’ambiente.

Tra sentenze, ricorsi e un’incombente retrocessione in Serie C, si finì infatti per non accorgersi di avere per le mani un potenziale fuoriclasse, un talento cristallino che l’occhio vigile del presidente Preziosi sul mercato sudamericano aveva permesso di acquistare al costo di un milione di euro. Per una cifra di poco inferiore, Lavezzi se ne tornò al San Lorenzo, club dal quale, due estati fa, il Napoli lo riportò nel Belpaese.

Domenica, quel Pocho già in rete all’andata, il Genoa del Principe Milito se lo ritroverà di fronte al “San Paolo” in una sfida tra deluse dai pareggi dell’ultimo turno. I partenopei proseguono il ritiro di Castelvolturno, dove Hamsik pare in netto recupero. Sul fronte rossoblù, la preparazione è proseguita nel pomeriggio a Pegli con partitelle in famiglia a ranghi completi (anche Juric è tornato in gruppo) e misti.

Ieri, Gabriele Amato è stato intanto sottoposto all’intervento di riduzione delle fratture ai femori. I parametri vitali del tifoso genoano investito domenica dal pullman della Fiorentina si sono stabilizzati anche se le sue condizioni restano gravi. Con questa operazione i medici auspicano la riduzione delle emorragie per poter nuovamente intervenire sul paziente.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 20 febbraio 2009)

mercoledì 18 febbraio 2009

Promossi & Bocciati di Sampdoria-Metalist Kharkiv (Coppa Uefa)

Jackson: Di nome non fa Michael ma i doriani li fa ballare che è un piacere. Gli mancano solo i riccioli e la tuta sintetica rossa: ogni volta che prende palla per Lucchini e Raggi (versione zombie. Voto 5) è un vero e proprio Thriller. Voto 7

L’errore di Padalino: Il suo tentennamento a pochi istanti dal duplice fischio di fine primo tempo costa caro al Doria: lo 0-1 ucraino e una qualificazione che si fa - a dir poco - in salita. Voto 3

La prova di Padalino: Sarà per la smania di rifarsi dal pasticciaccio brutto sul gol di Oliynyk, sarà perché domenica scorsa in quel di Torino aveva sonnecchiato per circa 90 minuti; fatto sta che la Freccia del Canton Ticino gioca una ripresa all’arrembaggio. Peccato per i doriani che non sia serata. Voto 6

Stankevicius: Se tra i pochissimi a mettere in campo anema e core c’è un freddissimo lituano dagli occhi di ghiaccio, beh, forse c’è da cominciare a preoccuparsi. A certi livelli, però, l’impegno non basta. Voto 6

La difesa del Metalist: I fenomeni sono altri ma se in Uefa non prendono gol da addirittura cinque partite (Herta, Galatasaray, Olimpiacos, Benfica e, appunto, Sampdoria) un motivo dovrà pur esserci. Voto 8

Palombo: In una parola: irriconoscibile. Voto 5

Bellucci: Claudio se n’è andato e non ritorna più. Speriamo di no, nel frattempo siamo sulla cattiva strada. Voto 4,5

Oliynyk: Ha stoffa, il baby centrocampista di qualità giallo-azzurro. E il vizietto di buttarla dentro non gli manca. Voto 6,5

L’ottantesima del Doria in Europa: Sotto gli occhi dell’ex scudettato Alexei Mikhailichenko, la partita blucerchiata numero 80 nelle principali coppe europee (Campioni, Coppe, Uefa, Intertoto) si rivela l’ennesima delusione di una stagione che definire maledetta sarebbe poco. Mazzarri (voto 5) s’appella alla mancanza di lucidità dovuta alla stanchezza; ma intato si torna a perdere a Marassi dopo più di undici anni (settembre ’97, Sampdoria-Athletic Bilbao 1-2) e il cammino a dodici stellette sembra ormai compromesso. Ora come ora, andare a Kharkiv a fare risultato saprebbe davvero d’impresa. Voto 4/5

Federico Berlingheri
(Goal.com, 18 febbraio 2009)

La Sampdoria di Uefa delude, il Metalist la punisce: 0-1

GENOVA - Basta un beffardo gol di Oliynyk allo scadere del primo tempo, al Metalist Kharkiv, per avere la meglio su una Sampdoria senza gioco né mordente, che - a questo punto - non fa più mistero di mettere in secondo piano la Uefa e concentrarsi esclusivamente sulla Serie A. Sotto gli occhi dell’ex scudettato Alexei Mikhailichenko, l’ottantesima partita blucerchiata nelle principali coppe europee (Campioni, Coppe, Uefa, Intertoto) si rivela l’ennesima delusione di una stagione che definire maledetta sarebbe poco.

Castellazzi voto 6,5: Respinge bene il primo tiro in porta, raccoglie in fondo al sacco il secondo, è miracoloso sul terzo.

Stankevicius voto 6: Malgrado il passaporto sia marchiato freddissima Lituania, è uno dei pochi a metterci anema e core. A certi livelli, però, serve di più.

Lucchini voto 5: Non pare un fulmine di guerra quand’è al massimo, figuriamoci quando è reduce da qualche acciacco.

Raggi voto 5: Jajà Jackson lo fa ballare, le chiusure del Marines di Brugnato sono sempre da… Thriller.

Padalino voto 6: Cincischia in chiusura di primo tempo e finisce per propiziare il vantaggio ospite. Ma ha dalla sua la smania di rifarsi e centinaia di scatti sulla fascia di competenza. Almeno ci prova…

Dessena voto 5,5: Fa della forza fisica la sua arma migliore. Positivo finché deve arginare la manovra ospite. Quando riparte è più statico di un concittadino leone marmoreo della Cattedrale di Parma. (12’ s.t.) Sammarco voto 5: Appena entrato, si mangia il suo gol quotidiano. Poi si perde nel mare di giallo delle divise degli ucraini.

Palombo voto 5: La ciurma non lo supporta e il Capitano non può far altro che affondare col suo vascello.

Franceschini voto 5: Trotterella per la mediana senza costrutto. (12’ s.t.) Pieri voto 5: Il suo ingresso non cambia nulla.

Ziegler voto 5: Troppa approssimazione, il biondino elvetico stecca l’ennesima occasione. (29’ s.t.) Marilungo s.v.: Non tocca palla.

Cassano voto 5,5: Tenta, Peter Pan, di prendere per mano i suoi. Stavolta ha la meglio un Capitan Uncino travestito da Gueye.

Bellucci voto 4,5: Dispiace vederlo così: non ci siamo proprio. Il Bellissimo versione 2007-08 resta un lontano parente.

Mazzarri voto 5: Va bene pensare al campionato; a tutto, però, c’è un limite. La melina con cui un Metalist quadrato ma tutt’altro che irresistibile amministra il vantaggio nella ripresa stride - e parecchio - con la pluriennale e premiata storia blucerchiata nelle competizioni a dodici stelle.

Balaj voto 5: Non fischia un fallo, il rumeno, un fallo che sia uno fino al 20’. Poi comincia a sanzionare e ammonire con senno, anche se risulta un po’ troppo indulgente in occasione di un rigore reclamato da Bellucci.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 19 febbraio 2009)

Preziosi non crede ai complotti e avverte: «Stop incidenti o potrei lasciare»

GENOVA - Don Chisciotte, di lottare contro i mulini a vento, non ne ha la minima intenzione. A mente fredda, a quasi due giorni da Genoa-Fiorentina e da tutto ciò che ne è purtroppo scaturito, Enrico Preziosi prende la parola a Villa Rostan e - come al solito - coglie nel segno. Non più recriminazioni e lamentele, nessun sospetto, nessuna tesi complottistica; anzi, l’appello all’intera tifoseria rossoblù è alla calma e alla sportività, altrimenti, in caso di incidenti come quelli del tardo pomeriggio di domenica, il presidente e la sua famiglia potrebbero anche lasciare Genova e il calcio.

In una sala stampa gremita, il primo pensiero va a Gabriele Amato. Il tifoso ferito gravemente è stato visitato nella mattinata di ieri dal genoanissimo padre Mauro, cappellano del San Martino, il quale, imponendogli l’olio degli infermi, gli ha trasmesso l’affetto di tutti i genoani ricambiato con un gesto d’intesa. “Non è giusto che si bisbigli sulle sue condizioni - comincia Preziosi -, occorre attenersi ai referti medici. La sua situazione resta gravissima ma stabile. Gabriele ha pagato una tensione esagerata e questo è inammissibile”.

Il patron rossoblù si sofferma allora sul clima di esasperato astio e rivalità che, da una vita, si respira negli stadi italiani: “Purtroppo siamo un popolo di tifosi che però non ha nulla a che vedere con lo sport in sé. Ci sta lo sfottò, ci sta la presa in giro piccante, ma non c’è uno stadio nel nostro paese in cui qualcuno non venga insultato. È ora di fare un passo in avanti e lo chiedo alla nostra tifoseria: le offese gratuite lasciamole da parte, piuttosto ignoriamo gli avversari e pensiamo soltanto a noi stessi”. Un appello di lealtà sportiva, questo, che anni fa fece, sull’altra sponda del Bisagno, Paolo Mantovani (“Magari vincessi qualcosa di quello che ha vinto lui” sorride Preziosi quando glielo si fa notare) e che non può far altro che contribuire alla serenità di un Grifone finalmente ambizioso, malgrado l’indifferenza dei media nazionali.

“Nella sua storia recente - continua il presidente rossoblù - il Genoa ha vissuto una tragedia sportiva. La Serie C, la mancanza di credibilità: è stato difficile, ma io mi sono impegnato per riportarlo ai livelli che gli competono. Insieme ai tifosi abbiamo fatto miracoli e non avrebbe senso sciuparli con fatti che col calcio non c’entrano. Perché aspettare il pullman degli avversari? A che serve? Cambia forse il risultato? Dico che non sono più disposto a tollerare che per una partita di calcio si rischi la vita. Domenica ero distrutto, mio figlio Fabrizio è tuttora perplesso. Se si ripetessero eventi simili, potrebbe anche scattare il disinnamoramento”.

Per ora, però, a disinnamorarsi non ci pensa nemmeno. Preziosi si gode il suo Genoa da quartieri nobili della classifica, senza alimentare assurde polemiche circa affari (sporchi) di Palazzo e arbitraggi avversi: “Con la Fiorentina, Rizzoli ha sbagliato nella gestione della partita ma se la colpa del pari dobbiamo ricercarla esclusivamente nell’arbitro io non ci sto. Qualche errore possiamo rimproverarcelo anche noi. E poi non è vero che lassù non ci vogliono. Se avessi un minimo dubbio e avessi la certezza di non raggiungere niente, non farei certo questo mestiere. Il messaggio è che faremo di tutto per restare in alto e per farlo la cultura del sospetto non ci aiuta. Alla Coppa dei Campioni noi ci crediamo sul serio”.

Le dirette concorrenti, del resto, non paiono correre né giocare meglio dell’undici di Gasperini e per il temerario Don Chisciotte irpino la Dulcinea chiamata Champions non è più utopia: “Fiorentina, Roma e tutte le altre non ci fanno paura e, a mio avviso, siamo migliori di loro. Persino il Milan (tolti tre-quattro assi) e la Juventus (ha qualche difficoltà) non credo ci siano superiori. Di sicuro siamo artefici del nostro destino e lotteremo fino in fondo”.

Gian Piero Gasperini, intanto, ha appreso dal giudice sportivo che a Napoli - come annunciato - dovrà fare a meno di Juric e Biava. Ci saranno invece tutti gli altri - al contrario di quanto si potesse pensare dopo le proteste al triplice fischio di Rizzoli -, compreso Sculli, che proprio ieri è stato deferito alla Commissione Disciplinare “per - si legge nel comunicato - un gesto offensivo rivolto all’arbitro” Rocchi in occasione della sua espulsione all’ “Olimpico” contro la Roma. Si infrange infine sul Palermo il sogno-Viareggio dei grifoncini di Chiappino: a firmare il 2-0 rosanero un gol per tempo di Misuraca e Conti.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 18 febbraio 2009)

lunedì 16 febbraio 2009

Genoa, un 3-3 carico di rabbia e rimpianti

GENOVA - Rabbia, rimpianto, indignazione. C’è un po’ di tutto, in casa Genoa, all’indomani del 3-3 interno con la Fiorentina nella sfida ad alta tensione con vista sulla Champions League. Un 3-3 rocambolesco, quello agguantato dai viola, che lascia l’amaro nelle bocche rossoblù perché giunto al fotofinish di una partita intensa e combattuta, in cui i ragazzi di Gian Piero Gasperini - seppur ridotti in dieci per più di un’ora a causa della doppia ammonizione di Biava - s’erano portati con pieno merito in triplo vantaggio con Thiago Motta, Palladino e Milito, e pregustavano già l’accoppiata sorpasso-fuga proprio ai danni dei gigliati. Sul 3-2, a soli due secondi dalla fine delle ostilità, i rossoblù erano infatti quarti in classifica a quota 43, dietro a Milan (45) e Juventus (47), quindi a sole quattro lunghezze dalla seconda piazza: roba da vertigini, da strabuzzare gli occhi solo al pensiero.

E invece, la terza zampata dell’incontenibile Mutu ha tarpato le ali al volo del Grifone, che resta sì quinto, ai piani nobili, ma con un altro spirito. L’esaltazione ha lasciato spazio alla tensione del triplice fischio e alle bocche cucite del dopogara: Gasperini, capitan Rossi e compagni tutti in silenzio per protesta nei confronti di Nicola Rizzoli. A esternare il malcontento genoano, in sala stampa, ci ha pensato il patron Enrico Preziosi, a dir poco amareggiato per la direzione della giacchetta gialla bolognese: “Da qualche tempo a questa parte siamo diventati la squadra più fallosa e cattiva d’Italia, non riusciamo mai a giocare in undici, evidentemente in undici facciamo un po’ paura… Rizzoli? Di solito l’arbitro dà una mano a chi è in inferiorità; nel nostro caso, invece, abbiamo giocato in dodici contro dieci. Non amo fare vittimismo, ma ci sono stati atteggiamenti dell’arbitro che non ho capito, non mi è piaciuto. Abbiamo fatto una buona gara e c’è rammarico per come è finita, ma il nostro obbiettivo non cambia, anzi, questo pareggio ci dà ulteriori stimoli, anche se a Napoli saremo senza Juric e Biava”.

Diffidato, il nazionale croato è stato ammonito sul finire del primo tempo e salterà quindi la trasferta del “San Paolo” così come l’espulso Biava, il quale - oltre al danno, la beffa - resta comunque in diffida e a rischio stop al pari di Papastathoupoulos, Rossi, Thiago Motta, Vanden Borre e Jankovic. E non è detto che le sanzioni disciplinari si fermino qui. Già perché sarà il referto di Rizzoli a infliggere o scongiurare altre defezioni rossoblù a Fuorigrotta: Ferrari, Motta e Milito - guarda caso le colonne portanti dell’undici gasperiniano - sono parsi i più incazzosi nel rapportarsi con il direttore di gara a giochi fatti e potrebbero incorrere in squalifiche. Proprio dal turno di squalifica rientrerà Sculli, abile e arruolabile per la ripresa degli allenamenti fissata a Pegli alle 15 di domani pomeriggio. Alle 18, al “Filippo Raciti” di Quarrata (Pistoia), è fissato invece l’ottavo di finale del Torneo di Viareggio in cui il Genoa di Chiappino se la vedrà col Palermo.

Federico Berlingheri

sabato 14 febbraio 2009

Gasperini, una volta basta e avanza: «Non voglio cali di tensione»

GENOVA - Guai ad abbassare la guardia. In vista della Fiorentina, Gian Piero Gasperini è categorico, non ammette cali di tensione. E - in qualche modo - anticipa come meglio non potrebbe l’appello della Società Italiana di Alcologia, presieduta in Liguria dal professor Testino, ieri a Pegli con lo scopo di sensibilizzare i giovani sul tema degli alcolici e degli incidenti stradali il cui uso-abuso provoca soprattutto al di sotto dei venticinque anni. “Alza la tessa, abbassa il gomito”, questo lo slogan coniato per l’iniziativa alla quale ha aderito la società rossoblù con Giandomenico Mesto testimonial.

“Alza la testa, Grifone” sembra dire invece il tecnico di Grugliasco. La debacle capitolina non è andata giù e Gasperini, deciso, avverte i suoi: “Per fare bene occorre sempre dare il massimo, il 90 per cento non basta, dobbiamo essere al 100. Serve più attenzione, cattiveria, maggiore concentrazione. Certi obbiettivi arrivano se ci metti qualcosa in più. Da qui in avanti, il Genoa deve giocare come quando c’era da raggiungere un traguardo importante vedi la promozione oppure la salvezza”.

Giocarsela a tutti i costi, dunque, fino in fondo, remando compatti dalla stessa parte, perché - a detta del mister genoano - “la brutta esperienza del finale della scorsa stagione, in cui mollammo e perdemmo le ultime quattro partite” deve restare un episodio isolato.

Contro la Viola di Cesare Prandelli (“Squadra di assoluto valore, forte, secondo me, ancor più della Roma. Con loro sono sempre state partite difficili ed equilibrate: massima attenzione”), quasi certo appare il recupero di Rubinho mentre per la sostituzione dello squalificato Sculli sono in ballo Mesto e Palladino. Arbitrerà il fischietto bolognese Nicola Rizzoli, internazionale dal 2007.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 14 febbraio 2009)

venerdì 13 febbraio 2009

Ferrari preme sull'acceleratore: «Grifone, ricompattati e riparti»

GENOVA - Da un parte Rubinho, dall’altra Matteo Ferrari. Sono loro a tenere banco nel giovedì lavorativo del Genoa che, in attesa del croato Juric (in campo per 90’ nell’1-2 in casa della Romania) e del serbo Jankovic (intensa due giorni contro Cipro e Ucraina), ha visto rientrare a Pegli gli altri quattro nazionali (gli azzurrini Bocchetti e Criscito, il greco Papastathopoulos e il belga Vanden Borre).

Anche se lo meriterebbero, Rubinho e Ferrari in nazionale non ci vanno. Nello scontro-Champions con la Fiorentina, dovrebbero essere comunque loro i perni della retroguardia rossoblù che dovrà vedersela con la coppia di bocche da fuoco viola Mutu-Gilardino, la più prolifica della Serie A. Il portiere paulista, colpito duro domenica scorsa dal romanista Mexes, migliora infatti di giorno in giorno, prosegue il suo iter differenziato e le percentuali di un suo impiego paiono in forte ascesa; il centrale italo-guineano sembra invece non essere mai stato meglio in carriera.

Dopo il 3-0 di Roma, Ferrari non si fa particolari crucci in chiave azzurra (“Il c.t. ha fatto delle scelte, io penso solo al Genoa”) e ha intenzione di voltare presto pagina: “Dobbiamo ricompattarci e ripartire di slancio perché vogliamo ancora lasciare il segno in questo campionato. L’ambiente è particolare, la tifoseria caldissima: c’è positività, c’è la voglia di fare l’impresa e abbiamo tutte le possibilità per restare là davanti fino alla fine. Il bello deve ancora arrivare”.

Ha di che sorridere, intanto, la Primavera di Luca Chiappino, vittoriosa ieri nella seconda giornata del “Viareggio”. Superata la Lazio (1-0, gol di Scotto al 60’), ora tocca ai burkinesi del Racing Club de Bobo: domani a Cogoleto (fischio d’inizio alle 15) ci si gioca l’accesso agli ottavi.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 13 febbraio 2009)

giovedì 12 febbraio 2009

Sorrisi per il Genoa: 'Gnoccao' e (forse) Rubinho

GENOVA - Un nuovo acquisto si aggira per Villa Rostan. Il calciomercato, si sa, ha chiuso i battenti ma le porte del Genoa per Gene Gnocchi in arte Gnoccao, 54 anni da compiere fra tre settimane esatte, restano aperte, anzi apertissime. Mancano i nazionali impegnati a spasso per l’Europa, mancano i baby reclutati per il Viareggio; e allora spazio all’esilarante provino del comico fidentino, a Genova per il suo spettacolo teatrale al Politeama Genovese.

L’arrivo a Pegli dell’ultimo aggregato alla truppa di Gian Piero Gasperini avviene nel primo pomeriggio: contatto col nuovo ambiente, venti minuti di massaggi bastano e avanzano e poi, alle 14,50 spaccate, eccolo fare capolino dalle scalette dello spogliatoio. Maglia d’allenamento del Grifone, stempiatura incipiente, chioma canuta, l’attempato fantasista rossoblù comincia a corricchiare a ritmo blando, prende il pallone sul destro - mica male il tocco - e comincia a scambiarlo col preparatore dei portieri Spinelli.

La cinquantina di tifosi accorsi per la sua prima al “Signorini” lo accoglie con applausi a scena aperta. Gnoccao, palleggia, ringrazia e inizia lo show: “Sono qui su richiesta di Milito. Mi ha detto che non è servito bene e gli manca un trequartista di qualità. Io mi sono imbottito di Epo, mi sono allenato col mio preparatore atletico personale Victoria Silvstedt e sono pronto. Ho chiesto di essere pagato in Gormiti, anche se c’è stato qualche problema: Preziosi me ne ha offerti 3 a partita, io ne voglio 6”.

Tra risate, gag e baci a Gasperini (“Mi sbilancio - ammette sul nuovo numero 54 il mister di Grugliasco - giocherà sicuro con la Fiorentina”), Gnocchi smentisce possibili rivalità con Thiago Motta (“Col nonno abbiamo giocato insieme a Barcellona”) e dichiara di adattarsi bene a qualsiasi modulo, rombo o triangolo che sia (“Sono socio di un club di scambisti quindi mi adatto a tutto”), ma sul Genoa non scherza: “È una squadra che mi piace molto”.

Intanto la sfida-Champions con la Viola s’avvicina a passi spediti e la prevendita viaggia a gran ritmo. Scongiurate ripercussioni gravi al ginocchio, le chance di vedere Rubinho al proprio posto aumentano leggermente: il portiere s’è allenato a parte ma sul campo. Buon segno.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 12 febbraio 2009)

domenica 1 febbraio 2009

Promossi & Bocciati di ChievoVerona-Sampdoria

Il gol di Pazzini: Lancio di capitan Palombo, stop di petto e collo destro al volo, a incrociare sul palo più lontano. Una rete da pazzi, la prima in Serie A del Pazzo con la maglia del Doria; una rete da applausi a scena aperta. Peccato per lui e per i blucerchiati che non serva a portare oltre i Giovi l’intera posta in palio; peccato per la partita perché resta l’unico bagliore di una sfida grigia, dagli infimi contenuti tecnici. Voto 9

Rigoni: Per uno delle sue parti, fare legna è naturale. Un po’ meno andare a segno. Il biondo Luca, vicentino di Cogollo del Cengio, in questo pomeriggio scaligero riesce nell’intento di sbloccarsi in massima serie, regalando al suo Chievo un punto che non cambia molto ma che fa comunque morale. Voto 6,5

Mustacchio: Al momento di sostituire l’infortunato Delvecchio (aridaje con ’sta iella. Voto 6), Mazzarri gli dà il consiglio che la dolce Jenny ripeteva sempre all’amico Forrest Gump: “Corri!”. La giovane ala destra di Cologne mette in pratica alla lettera per circa un tempo, senza infamia e senza lode. Ci saranno tempi e modi per migliorare. Voto 6

Yepes&Morero: Ringhiano e mordono e concedono davvero poco. Por aquí no se pasa! Voto 6,5

Cassano: L’innocua quiete dopo la tempesta anti-laziale di mercoledì sera. Voto 5

Kerlon: Dentro da qualche secondo, il baby ipatinguense crea scompiglio tra le maglie nerocerchiate e spara un missile fuori di poco. Spiegato il perché lo chiamino Foquinha. S.V. ma che impatto con la partita!

Luciano: Spaesato, vaga a zonzo senza costrutto. Visti i precedenti, siamo sicuri che fosse lui? Voto 5

Pieri: Parte a razzo, finisce a minicicciolo. Voto 5

Esposito: Un Pollicino smarrito nella foresta del “Bentegodi”. Voto 4,5

Lucchini: Quest’anno è come la Signora Fletcher: quando succede qualcosa di brutto c’è sempre di mezzo lui. Voto 5

Federico Berlingheri
(Goal.com, 1° febbraio 2009)

Chievo-Doria 1-1: Pazzini illude, Rigoni rovina la festa

Come all’andata, finisce per diluviare. Come all’andata, succede tutto in due minuti. Come all’andata, ChievoVerona e Sampdoria pareggiano 1-1 e non cambiano di molto le rispettive situazioni in chiave-salvezza. A Marassi ci pensarono gli odierni assenti Franceschini e Langella; oggi al “Bentegodi”, alla perla di Giampaolo Pazzini al 70’ - prima gioia in A con la nuova maglia - ha risposto il primo centro clivense - e in massima serie - di Luca Rigoni, 120 secondi esatti più tardi.

In campo - Tra squalifiche, infortuni e neoacquisti non ancora pronti, Di Carlo e Mazzarri si ritrovano entrambi a fare la conta: il primo preferisce Frey a Moro per il ruolo di terzino destro e mette Luciano ad appoggiare le due punte Pellissier ed Esposito, preferito a Makinwa; il secondo manda in panchina i freschi doriani Ferri e Da Costa e allarga l’ex Sammarco sulla destra. Davanti la coppia Pazzini-Cassano, con Bellucci a guardare.

Si gioca - La superiorità degli ospiti è fin da subito evidente. I nerocerchiati mantengono il pallino del gioco, affondando - soprattutto sulla sinistra - senza trovare particolari resistenze da parte dei clivensi. Ziegler e Pieri dialogano che è un piacere e proprio dal mancino dall’esterno grossetano parte un assist per Cassano, che colpisce male e manda fuori. Siamo al 14’. Il Doria continua a tessere trame offensive ma di pungere dentro l’area non se ne parla. Al 29’ ci prova allora Stankevicius da fuori: base del palo alla sinistra di Sorrentino, comunque lì a controllare. Il Chievo ha un sussulto poco dopo la mezzora ma Mantovani spedisce in curva un invito di Italiano su punizione (33’) e Castellazzi sventa bene in uscita un cross dalla destra di Frey (36’). Qualche istante dopo, la puntualissima iella stagionale fa l’ennesima vittima blucerchiata: Gennaro Delvecchio, out al 42’ e sostituito dal quasi esordiente Mustacchio, alla seconda consecutiva tra i grandi.

Anche se l’economia della gara pare non risentirne quasi, si torna in campo con un Makinwa in più e un Esposito in meno. I gialloblù ora si fanno preferire perché più vogliosi e lesti degli avversari ad arrivar sul pallone. Proprio come al 58’ quando il nigeriano ex laziale serve l’arretrato Italiano che ci prova di prima intenzione e costringe Castellazzi a volare in angolo. Sugli sviluppi del corner nasce un contropiede nerocerchiato mal sfruttato da un Cassano troppo approssimativo: tiro in corsa sopra la traversa. Da lì in poi è solo Chievo, soprattutto con Pellissier, sgusciante in area al 69’ ma chiuso da un recupero di Stankevicius. E quando meno te l’aspetti, il Doria trova lo 0-1. Lo trova al minuto 70 grazie a un capolavoro di Pazzini, servito dentro l’area da capitan Palombo. È festa per lo spicchio di Sud traslocato nella città scaligera, una festa che dura però lo spazio di un caffè al bancone di un bar: corner di Bentivoglio, Yepes svetta su Lucchini, Rigoni è bello libero di colpire di testa, superare beffardamente Castellazzi e segnare l’1-1 che durerà fino alla fine.

La chiave - Neanche il tempo di andare in vantaggio che gli uomini di Mazzarri vengono subito riagguantati. Preservare la rete per qualche minuto avrebbe potuto mutare il corso della contesa e forse dell’intera stagione. E invece non è stato così. Merito anche del Chievo che, nella ripresa, ci ha messo maggior convinzione.

La chicca - Lancio di Palombo, stop di petto e destro al volo sul palo più lontano. Non poteva trovare modo migliore, il Pazzo, per tagliare il nastro della prima marcatura in Serie A con la maglia blucerchiata. Certo, tornare a Genova coi tre punti sarebbe stato meglio, ma come inizio non c’è male.

Top&Flop - Solo un guizzo per Cassano, braccato al meglio dai mastini latinoamericani Yepes e Morero. Seppur in inferiorità numerica, la mediana gialloblù si fa preferire, più che altro nei secondi 45’: su tutti Italiano. Male Esposito e il sostituto Makinwa, Kerlon dà vivacità negli scampoli finali; Pieri precipita - non cala - alla distanza; Bellucci non pervenuto. Sulla destra infine Mustacchio corre tanto e nulla più.

Federico Berlingheri

Tabellino

ChievoVerona-Sampdoria 1-1

Marcatori: 70’ Pazzini, 72’ Rigoni

ChievoVerona (4-3-1-2): Sorrentino 6; N. Frey 5,5, Yepes 6,5, Morero 6,5, Mantovani 6; Rigoni 6,5, Italiano 6,5 (87’ Grippo s.v.), Bentivoglio 6; Luciano 5; M. Esposito 4,5 (46’ Makinwa 5), Pellissier 6 (84’ Kerlon s.v.).

A disposizione: Squizzi, Scardina, Moro, Bogdani. All. Di Carlo 6

Sampdoria (3-5-2): Castellazzi 6,5; Stankevicius 5,5, Gastaldello 5,5, Lucchini 5; Sammarco 5,5, Delvecchio 6 (42’ Mustacchio 6, 82’ Bellucci s.v.), Palombo 6 (89’ Ferri s.v.), Ziegler 5,5, Pieri 5; Pazzini 6, Cassano 5.

A disposizione: Mirante, Da Costa, Mba Obiang, Marilungo. All. Mazzarri 5,5

Arbitro: Gava di Conegliano Veneto 6

Ammoniti: Mantovani, Yepes


(Goal.com, 1° febbraio 2009)