Toccata e fuga. Semplice racchiudere in tre parole e in una sola espressione le brevi avventure rossoblù degli odierni atalantini Sergio Floccari e Diego De Ascentis. Due avventure effimere, quelle in questione, stroncate sul nascere - o quasi - date le contingenti, drammatiche condizioni in cui il Genoa versava in due dei momenti più bui della sua lunga e tribolata storia: l'intera stagione 2002-03 e la rovente estate del 2005.
Partiamo dalla prima in ordine cronologico, quella che vide sbarcare agli ordini di mister Onofri il non ancora ventunenne Sergio Floccari, giovane virgulto di Vibo Valentia, classe 1981, catapultato in cadetteria dopo una buona annata (10 gol in 33 partite) in C2 con la divisa biancazzurra del Faenza. Già nell'orbita dell'allora patron Dalla Costa dai tempi in cui militava in quel di Mestre, il mediterraneo e brevilineo centravanti andò ad infoltire numericamente un reparto offensivo multietnico e assortito ma assai poco prolifico: a fine anno, gli italici Carparelli, De Francesco e Taddei, il tunisino Mhadhbi e i rumeni Mihalcea e Niculescu andarono infatti a segno in sole 24 circostanze totali, 25 contando anche l'unico centro rossoblù dello stesso Floccari. Quell'unico centro, Sergio lo segnò al “Massimino” di Catania, il 14 settembre 2002, alla prima giornata effettiva di quel campionato partito in ritardo a causa di una riprovevole querelle circa i diritti televisivi. Quell'unica gioia, in 11 presenze complessive tra Serie B e Coppa Italia, si rivelò di contro doppiamente inutile: in Sicilia il Grifone fu sconfitto per 3-2 e nel prosieguo di stagione Floccari non riuscì a sfondare. Esperienza ai minimi termini, altrettanto scarsa confidenza con la rete avversaria: in un Genoa cagionevole di punti-salvezza - passato al duo Torrente-Lavezzini - non era tempo di esperimenti. E così, durante il mercato di gennaio, l'attaccante calabrese fu rispedito in C2 e in Romagna, stavolta al Rimini, dove, con due gol, contribuì alla promozione biancorossa.
Una promozione, poi cancellata dal fallimento del Torino di Cimminelli, l'aveva appena conquistata anche Diego De Ascentis. Era il 30 giugno del 2005 quando, appena svincolatosi dai granata, il lariano mediano scuola-Como sposò la causa del redivivo e neopromosso in Serie A Vecchio Balordo di Preziosi. Aveva ventinove anni ed era nel pieno della propria maturità calcistica: a detta di tutti un rinforzo coi fiocchi, ancora più prezioso perché giunto a costo zero. Peccato, però, che De Ascentis - come del resto l'intera truppa di nuovi acquisti messa a disposizione del neo-tecnico Guidolin - nel Genoa cacciato in terza serie per illecito sportivo non disputò altro che tre amichevoli nel giro di due settimane. Poco più di 180 giri d'orologio, fra il 23 luglio e il 4 agosto 2005, contro Val Stubai, Olimpiacos e Biellese; poi quel biondo centrocampista di quantità fece marameo al girone A della C1, si riprese il suo cartellino e finì, ancora a gratis - chi di parametro zero ferisce, di parametro zero perisce... -, al Livorno di Spinelli, salutando per sempre - come il compagno Floccari due anni e mezzo prima - il rossoblù che aveva appena abbracciato.
Federico Berlingheri
(Il Giornale, 16 gennaio 2008)
mercoledì 16 gennaio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento