venerdì 30 gennaio 2009

Altro colpo della Samp: preso Da Costa

GENOVA - La Sampdoria non si ferma più. Dopo gli ingaggi di Raggi, Pazzini e Ferri, la società blucerchiata, battendo la concorrenza del Bologna e del Sunderland, ha acquisito dalla Fiorentina a titolo temporaneo (restano da chiarire la possibilità di un riscatto) le prestazioni di Manuel Da Costa.

Manuel Marouan Da Costa Trindade - questo il suo nome completo - è nato a Saint-Max, in Francia, da papà portoghese e da mamma marocchina, il 6 maggio 1986.

Nel giro della nazionale del Portogallo, il nuovo numero 77 doriano è un difensore centrale alto (1 metro e 91 centimetri) e possente (85 chili) e raggiungerà Genova nel tardo pomeriggio di oggi per mettersi da domani a disposizione di Walter Mazzarri.

Cresciuto nel Nancy e passato prima al PSV Eindhoven (2006) e poi alla Fiorentina (gennaio 2008), Da Costa sarà il secondo lusitano a vestire la maglia blucerchiata dopo Hugo, 65 presenze dal ’97 al 2000.

Federico Berlingheri
(Goal.com, 30 gennaio 2009)

Linea verde blucerchiata: Marilungo&Mustacchio, la coppia del futuro

GENOVA - “Negli ultimi minuti, con quei due là davanti, mi è sembrato di rivedere me e Amoruso”. Dopo il successo sulla Lazio, nella pancia del “Ferraris”, a parlare è Claudio Bellucci. Gli anni passati sui prati verdi di mezza Italia e non solo, le tante battaglie combattute con cinque maglie differenti e un’immagine che gli ritorna alla mente. Il ricordo viaggia lontano, va a quindici anni fa o poco più: Sampdoria 1993-94, quella di Eriksson, del terzo posto e dell’ultima Coppa Italia, quella dell’esordio suo e del dioscuro Nicola - oggi al Toro -, in cui nemmeno ventenni scalpitavano entrambi alle spalle di gente come Gullit e Mancini.

Oggi, a scalpitare dietro quel Bello diventato grande, dietro Cassano e l’ultimo arrivato Pazzini, sono un pimpante folletto di Montegranaro, Ascoli Piceno, e un potente centometrista di Cologne, Brescia. “Quei due là davanti” si chiamano Guido Marilungo e Mattia Mustacchio, anch’essi attaccanti non ancora ventenni, protagonisti con la Primavera blucerchiata di Fulvio Pea nel recente tris Scudetto-Tim Cup-Supercoppa e in campo insieme, per una manciata di minuti, nel finale coi biancocelesti.

Numero 89 (il suo anno di nascita) sulle schiena, della baby coppia doriana, Marilungo è il veterano. Ricci neri, occhi grandi e verdi, lo Scamarcio delle Marche - come ama definirsi con un velo d’ironia - approdò in Liguria nel 2005, appena quattordicenne. Seconda punta piccola, fantasiosa, razzente, Guido del Doria e dell’Hotel Flora ha ormai fatto la sua seconda casa. Casa dalla quale pareva dovesse presto migrare - in B, a farsi le ossa - ma dalla quale - almeno per quest’anno - non si schioderà. Marilungo ha infatti vinto la concorrenza del più “anziano” e quotato Bruno Fornaroli, scavalcandolo di fatto nelle gerarchie di Mazzarri: l’esordio in Serie A contro il Palermo e il bis sette giorni dopo con la Lazio (subentrando a Peter Pan) sono lì a testimoniare la fiducia che il tecnico e la società ripongono nel ragazzo.

Stesso discorso vale per il compagno di stanza Mustacchio, alla prima assoluta mercoledì sera. Pure lui classe ’89, pure lui riccioluto, giunse in blucerchiato un anno esatto or sono nell’operazione che riportò a Brescia l’Airone Caracciolo ed entrò subito nella storia. L’8 giugno 2008 a Chieti, fu proprio una beffarda conclusione dalla distanza del numero 25 doriano a battere il nerazzurro Belec e a decidere la finale tricolore con l’Inter.

Marilungo e Mustacchio dunque, ma non solo. Senza contare Vincenzo Fiorillo (’90), portierone del domani e ormai avvezzo a far la spola tra grandi e Primavera, sono parecchi gli altri esponenti della linea verde della Samp affacciatisi quest’anno alle soglie della prima squadra. Il primo - e più noto - è Nenad Krsticic (’90), assai promettente regista serbo acquistato la scorsa estate dall’OFK Belgrado e andato in panchina a San Siro col Milan prima di infortunarsi al ginocchio.

A quota due apparizioni panchinare, in casa col Catania e nella Roma giallorossa, troviamo il centrale avellinese Francesco Campanella (’89) e il mediano Morris Donati (’90), trentino di Cles, seduto a bordo campo domenica scorsa contro l’Inter e mercoledì. E proprio alla partita con la Lazio, complice l’emergenza, va il primato della panca forse più giovane di sempre: oltre a Mirante (’83), Dessena (’87) e i già citati, facevano per la prima volta capolino il forlivese Vasco Regini, difensore mancino del ’90 appena ingaggiato dal Cesena e l’ispanico-guineano Pedro Mba Obiang, centrocampista ex Atletico Madrid del ’92 di cui si dice un gran bene.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 30 gennaio 2009)

Linea verde rossoblù: El Sharaawi il più giovane di sempre

GENOVA - Tra i grandi non avrà ancora dimostrato nulla, ma negli annali del Grifone è già entrato di diritto. Stephan El Sharaawi, nato a Savona il 27 ottobre 1992 da papà egiziano e mamma savonese, è infatti il più giovane calciatore ad aver vestito in Serie A, dall’avvento del girone unico, la casacca rossoblù. Aveva sedici anni, un mese e 24 giorni quando lo scorso 21 dicembre, al “Bentegodi” di Verona, prese il posto del serbo Jankovic al minuto 84 di Chievo-Genoa: beh, in quel quarto d’ora scarso a sua disposizione, con una personalità e una sfrontatezza fuori dal comune, la talentuosa ala dal numero 31 mise lo zampino nel successo conclusivo della banda di Gasperini firmato allo scadere da Olivera.

Sino a questo momento resta quello veronese l’unico cammeo di Stephan - pilastro delle rappresentative giovanili azzurre - in prima squadra, bottino mica da ridere per uno che aveva esordito in panchina soltanto una settimana prima con l’Atalanta e vi si è poi accomodato nelle successive sfide con Torino, Lecce e Catania.

Proprio al match prenatalizio col Chievo, caratterizzato per il Vecchio Balordo da squalifiche, infortuni e acciacchi vari e da una rosa perciò ridotta all’osso, risalgono anche le sin qui isolate capatine con Rossi e compagni di un tris di virgulti della Primavera di Luca Chiappino e dal quasi certo domani rossoblù: Andrea Signorini, Isaac Cofie e Dejan Lazarevic.

Con quel cognome che porta con orgoglio, quella stazza, quell’aspetto e quelle movenze che ricordano da matti papà Luca, Andrea, centrale difensivo classe ’90, non ha bisogno di presentazioni. Qualcuna in più servirebbe per il duo da spot Ringo Cofie-Lazarevic. Il primo, nato ad Accra, capitale del Ghana, il 5 aprile del 1991 è un mediano d’ebano, ha temperamento da vendere e muscoli d’acciaio. Il secondo è un biondissimo sloveno di Lubiana, centrocampista offensivo - o all’occorrenza seconda punta - minuto e imprendibile, occhi di ghiaccio e piede caldo.

Piede caldo pareva averlo pure il sestrese Matteo Perelli, tanto da convincere il mister di Grugliasco a convocarlo e mandarlo in panchina in Genoa-Napoli, sesta di A del 5 ottobre 2008. Punta classe ’89 reduce da una stagione alla Pro Belvedere di Vercelli, l’ingenuo Matteo risultò positivo al metabolita della cannabis (tetraidrocannabinolo) proprio in seguito al controllo antidoping di quella partita in cui prese contatto con Marassi. Partita che rimane la prima e l’ultima: quel peccato di gioventù gli costò caro visto che la società decise di metterlo, con effetto immediato, fuori rosa.

A differenza degli altri già menzionati, gli unici pivellini a figurare nella rosa dei big sul sito internet ufficiale del Grifone sono Eugenio Lamanna e Matteo D’Alessandro. Lariano dell’89, malgrado due apparizioni come dodicesimo di Rubinho (Lecce fuori e Catania in casa), Lamanna è di fatto il numero 1 rossoblù. D’Alessandro, terzino destro di Sondrio e pilastro della Primavera, porta invece il numero 27: per lui grande attenzione da parte di Gasperini e un Genoa-Siena da spettatore molto ravvicinato.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 30 gennaio 2009)

giovedì 29 gennaio 2009

Con Da Costa in stand-by, il Doria acquista Ferri

GENOVA - In attesa di comprendere quale sarà il destino centrale del portoghese della Fiorentina Manuel Da Costa - al centro di un vero e proprio intrigo di mercato e in bilico tra blucerchiati e Bologna -, la Sampdoria si è cautelata in difesa con l’acquisto dal Cagliari di Michele Ferri.

Bustocco classe ’81, ventotto anni da compiere il prossimo 29 maggio, il calvo terzino destro arriva alla corte di Mazzarri a titolo definitivo dopo tre stagioni e mezzo trascorse in Sardegna. Ha firmato un contratto di sei mesi con opzione di rinnovo per due anni.

Cresciuto nelle giovanili del Milan, Ferri ha vestito in carriera le maglie di Cesena, Palermo e Triestina, sarà il secondo con quel cognome (dopo l’ex interista Riccardo) a vestire la maglia blucerchiata e andrà a colmare l’emergenza che affligge la retroguardia doriana, decimata dai concomitanti infortuni di Accardi, Campagnaro e Raggi.

Federico Berlingheri
(Goal.com, 29 gennaio 2009)

martedì 27 gennaio 2009

Thiago e Dinho, "fratelli" contro

GENOVA - “Il Genoa mi ha aiutato e io lo voglio aiutare a stare lo más alto posible”. Il testo e la musica sono di Thiago Motta, la voce - che sostiene piaccia molto ai compagni di spogliatoio - idem. La sua romantica bossa nova per il Grifone, il padrone della mediana rossoblù avvolto da un alone di scetticismo al suo arrivo e oggi fulcro dell’undici di Gasperini la canta via web, per le telecamere di Genoa Live, il canale internet della società, e per il microfono della graziosa Lavinia Raineri. Nei diciotto minuti abbondanti di chiacchierata in un mix dialettico tra italiano, spagnolo e portoghese, un Thiago Motta inedito si apre e si racconta, parla della fiducia e della forma ritrovate all’ombra della Lanterna (“Sono felice perché tutti qui mi sono stati vicini”), parla del momento della squadra, del Barça, del Milan.

Quel Milan che anni fa non faceva mistero di volerlo tra le proprie fila e domani sera ritroverà a San Siro in una sfida da alta classifica; quel Milan che, fra i tanti fenomeni, annovera pure Ronaldinho, quasi un hermano, un fratello per Thiago sin dai (bei) tempi blaugrana. I due sono rimasti in ottimi rapporti, si sentono spesso, - sia chiaro - non per discutere di futbol (“Parliamo d’altro, di musica, di Brasil, di Spagna, delle nostre famiglie” confida il genoano), e si intendono a meraviglia: la carrambata allora diventa d’obbligo. Ed ecco apparire uno schermo di Villa Rostan il numero 80 rossonero, pronto come non mai a spendere parole buone per l’ex compagno.

“Thiago è una persona che rispetto molto - comincia Dinho nel videomessaggio registrato a Milanello -. Oggi è un uomo maturo, lo conosco da molti anni, insieme abbiamo vissuto momenti belli e altri meno ma non è mai venuta a mancare l’amicizia. È un uomo di famiglia, un uomo e un giocatore che ammiro molto. In passato molti infortuni lo hanno tormentato ma ora finalmente ha ritrovato alegria, sta bene e sta giocando benissimo. Gli auguro tutta la felicità del mondo”. L’88 rossoblù apprezza e ricambia: “Appena arrivò a Barcellona, ci trovammo subito bene. Sono stato fortunato a giocare nella sua stessa squadra e a stare con lui per molto tempo, dentro e fuori dal campo”.

Il campo, appunto, dove gli affetti lasciano il posto al pragmatismo. Dalle 20 e 30 di domani, ci sarà infatti poco spazio per l’amarcord: il Genoa, se vuole continuare a puntare al bersaglio grosso, deve provare a far punti nella tana del Diavolo e Thiago lo sa bene, anche se non nasconde le inevitabili insidie della sfida: “L’importante è giocare come abbiamo fatto finora. Contro il Milan, tentare di metterla sull’uno contro uno è impossibile, hanno tanti calciatori con una qualità enorme e sarebbe assurdo. Noi dobbiamo fare il nostro gioco di squadra, cercando di andare in superiorità numerica in certe zone del campo e di metterli così in difficoltà. Concentrati e facendo ognuno il proprio lavoro, possiamo farcela”.

La ricetta del centrocampista italo-brasiliano per restare ad alta quota è semplice. “Nessuno si aspettava di trovare il Genoa in una simile posizione - conclude Thiago -, ma penso sia frutto di ciò che di buono abbiamo fatto: continuando su questa strada potremo occupare un’importante posizione di classifica anche a fine campionato”.

Se lo sarà augurato ieri, spegnendo le candeline, Gian Piero Gasperini. Alla ripresa al “Signorini” dopo il sofferto 1-1 col Catania, il mister di Grugliasco ha festeggiato il suo cinquantunesimo compleanno. Tra crostate, champagne e pasticcini, scarico in palestra per chi ha giocato domenica, partitelle a campo ridotto per gli altri. Nel “Meazza” rossonero arbitrerà Andrea Gervasoni di Mantova, non ci sarà Ferrari, tornerà Juric e forse si rivedrà Palladino, fuori da Genoa-Atalanta del 14 dicembre scorso e di nuovo tra gli abili e arruolabili.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 27 gennaio 2009)

domenica 25 gennaio 2009

Promossi & Bocciati Inter-Sampdoria

Mourinho: La sua Inter vince e conserva il primato, ma quanta fatica, caro Special One! Contro quel che resta della Sampdoria, il suo Special Eleven mette in mostra tutto ciò che trasuda dalla sua area tecnica: supponenza, nervosismo e idee confuse. La frase rivolta a Celi e il primo allontanamento tricolore sono l’emblema di un periodo inquieto tutt’altro che latente. Voto 5

Adriano: Un gol, tre punti e la prova televisiva che incombe. Sonnecchia, l’Imperatore, trotterella e giochicchia per buona parte del match, salvo poi ridestarsi in occasione del risolutivo 1-0 in chiusura di primo tempo. Il popolo nerazzurro gode; gode meno Gastaldello, destinatario di un pugno - più o meno forte, resta un pugno - nello stomaco. Visto lo scatto dispotico, più che Adriano, sembrava Caligola… Voto 5,5

Stankevicius&Stankovic: Stanki di nome ma non di fatto. I due quasi omonimi ragazzi dell’Est chiudono, impostano, corrono come degli ossessi per quasi 100 minuti e non sbagliano quasi nulla. Senza dubbio i migliori delle rispettive formazioni. Voto 7

Dessena: Lotta, con cuore e grinta. E pazienza se a volte difetta di precisione. Sorveglia fiero e caparbio il centrocampo biancocercato come la concittadina coppia di leoni a difesa della Cattedrale di Parma. Nel recupero mette paura a Julio Cesar. In ripresa. Voto 6,5

Santon: Il ragazzo si farà anche se ha la spalle strette. Voto 6 -

Le uscite di Castellazzi: Come al solito non pervenute, impossibile dare un voto: sarebbe come giudicare la capigliatura di Raggi... E intanto il Doria subisce il terzo gol nell’area piccola in due partite. S.V.

Mancini: Se Quaresma è una Fiat Duna, il belo-horizontino è senza dubbio un’Alfa Romeo Arna. Sempre più flop. Voto 5

La iella perenne della Sampdoria: Serve al più presto una formula magica o un amuleto perché qui, visto l’andazzo, si rischia davvero di naufragare. Una difesa già decimata (Accardi, Campagnaro e Lucchini a casa) perde i pezzi (Gastaldello e Raggi) cammin facendo; la palla - anche per propri demeriti, occorre ammetterlo - non ne vuol sapere di entrare; i rimpalli finiscono puntualmente sui piedi degli avversari e le decisioni arbitrali lasciano spesso più di qualche dubbio. Il banfiano occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio a Mazzarri potrebbe non bastare. Alla peggio, provare con un esorcista: A.A.A. padre Karras cercasi. Voto 10

Federico Berlingheri
(Goal.com, 25 gennaio 2009)

Il Principe si riprende lo scettro, col Catania ci sarà

GENOVA - Campane suonate, tamburi rullate: il Principe ci sarà. Ci hanno pensato la pioggia e il nevischio abbattutisi ieri sulla città a spazzare via le residue perplessità e a fugare gli ultimi dubbi sulle sue condizioni: al termine della rifinitura al “Luigi Ferraris”, dopo quarantadue giorni esatti di digiuno, Diego Milito è stato convocato per Genoa-Catania e questo pomeriggio, nella sfida d’apertura del girone di ritorno, dovrebbe quasi certamente fare il suo esordio nel 2009. “Dall’inizio o cammin facendo?” si chiedono impazienti i 25mila genoani o poco più che oggi riscalderanno le tribune di Marassi. Venerdì, stimolato sull’argomento nel bel mezzo della conferenza stampa, Gian Piero Gasperini era stato eloquente: “Se sta bene, gioca”. “Voglio esserci” gli ha fatto eco ieri il delantero argentino, tradendo all’arrivo a Villa Rostan la voglia matta di tornare protagonista.

Due indizi, questi, che però non fanno una prova, visto che l’imminente trasferta infrasettimanale contro il Milan (mercoledì 28 gennaio ore 20,30) già incombe e avere là, in quel di San Siro, un Milito al top potrebbe rivelarsi decisivo nella corsa all’Europa che conta, per lo più contro una diretta concorrente distante, ad oggi, due misere lunghezze. È anche - e soprattutto - per questo che con gli etnei rossazzurri il mister di Grugliasco potrebbe soprendere tutti e, inizialmente, affidarsi a Rubén Olivera.

Se per il ruolo di punta centrale si preannuncia dunque una staffetta tutta sudamericana, sulle corsie esterne d’attacco non dovrebbero esserci sorprese con uno Jankovic tirato a lucido sulla mancina (“Non prometto altri gol - ha dichiarato il serbo al sito ufficiale -, mi basta ottenere i tre punti”) e Sculli dalla parte opposta. In linea mediana, appiedato Juric per un turno, a manovrare il timone rossoblù ci penserà la classe brasileira mista alla laboriosità del Polesine di Thiago Motta: il centrocampista veneto-paulista, allenatosi a parte negli ultimi giorni, è recuperato in pieno e sarà regolarmente al suo posto.

A dargli manforte in cabina di comando dovrebbe esserci Milanetto (in vantaggio su Vanden Borre) mentre sulle fasce Mesto e capitan Rossi si contendono la maglia di destra; Criscito, comunque pronto ad arretrare qualora fosse necessario, giostrerà a sinistra. Davanti a Rubinho - ancora imbattuto nel nuovo anno e privo del fido dodicesimo Scarpi, in sua vece il giovane Lamanna -, il terzetto composto da Biava, Ferrari e dal rientrante Bocchetti garantisce l’appropriata copertura anche in caso di un ventilato tridente catanese.

L’allenatore rossazzurro Walter Zenga, oggi squalificato (in panchina andrà il suo vice Pino Irrera), oltre a incensare il Grifone, l’atmosfera del “Ferraris” e il nuovo acquisto Ciro Capuano (subito in campo), sembra infatti propenso a schierare contemporaneamente un semi-inedito tris di bocche da fuoco: il nipponico Morimoto e il marchigiano Paolucci potrebbero affiancare il siculo Mascara, ex genoano di un recente periodo oscuro e autore del decisivo gol dell’1-0 dell’andata. Quel 31 agosto 2008, mai sconfitta fu più propizia: dallo sconforto post-“Massimino”, al fotofinish del mercato, spuntò Milito, quel Principe che proprio oggi ritrova un Genoa da favola, che veleggia in zona-Champions.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 25 gennaio 2009)

venerdì 23 gennaio 2009

Mirante si candida nell'emergenza. Accardi fuori almeno un mese

BOGLIASCO (GE) - Io sono vivo e sono qui. È stato un Antonio Mirante alla Claudio Baglioni quello che mercoledì sera ha consentito alla Sampdoria di rialzare la testa, battere l’Udinese nei quarti di Coppa Italia e qualificarsi con merito alla doppia semifinale contro l’Inter (le date non ancora confermate dalla Lega parlano di andata a Marassi il 4 marzo e ritorno a San Siro il 22 aprile). Rispolverato da Walter Mazzarri per l’occasione, toltosi di dosso la naftalina - non giocava dallo scorso 14 dicembre - e, soprattutto, quelle remore mentali che lo avevano accompagnato sino ad oggi nell’avventura doriana, il portiere stabiese ha vissuto ad Udine la sua prima vera serata di gloria in blucerchiato.

“Sono stato bravo e fortunato” - ha commentato a caldo, al solito timido e modesto, nella pancia del “Friuli” -, ma non solo: sveglio tra i pali e sicuro nelle uscite, il suo capolavoro lo ha firmato dagli undici metri, sfiorando il primo rigore di Di Natale, intuendo soltanto il secondo dell’omonimo capitano bianconero (la palla è scivolata sul palo esterno) e, una volta giunti alla lotteria conclusiva, annientando letteralmente le conclusioni di D’Agostino prima e Pepe poi. Ora, dopo l’exploit friulano, l’Antonio insoddisfatto della panchina e dato da tutti per partente si candida con prepotenza per una maglia da titolare. Già a partire dal posticipo di domenica sera, complice qualche incertezza di troppo di Luca Castellazzi nell’ultimo Doria-Palermo, non è detto che nella cornice del “Meazza” nerazzurro non possa consumarsi l’ennesimo avvicendamento tra i due estremi difensori. Mazzarri, insieme col preparatore dei portieri Papale, ci starà certamente facendo un pensierino.

Di pensierino il tecnico di San Vincenzo dovrà farne qualcuno in più sull’undici titolare da opporre all’Inter di Mourinho. Se dal punto di vista caratteriale la sfida di Udine ha fornito al mister doriano parecchie indicazioni positive (“Siamo riusciti a dare una risposta a chi sosteneva che i ragazzi a volte tirano indietro la gamba” sono state le sue parole), sul fronte degli effettivi c’è da registrare l’ennesimo guaio muscolare occorso ad un difensore. Al “Friuli”, Pietro Accardi è uscito malconcio dopo soli due minuti di gioco: per il mancino palermitano, aspettando gli accertamenti del caso, si sospetta una distrazione al polpaccio destro. In soldoni, per l’Inter non se ne parla e forse non se ne parlerà almeno per un mese e mezzo.

Out il lungodegente Campagnaro e lo squalificato Lucchini, in retroguardia restano i soli Gastaldello e Raggi, quest’ultimo protagonista l’altra sera di un esordio pulito e autoritario. In attesa di capire se e come intervenire nuovamente sul mercato (si fanno i nomi del torinista Pratali e del fiorentino Zauri), è probabile che Mazzarri faccia ricorso a soluzioni alternative. Difficile pensare che di fronte ad un centrocampo al tempo stesso tecnico e muscolare come quello nerazzurro, capitan Palombo - provato al centro della difesa nel finale con l’Udinese - possa nuovamente lasciare il suo posto ed arretrare di venti metri. Più plausibile quindi un pacchetto difensivo composto da Stankevicius, Raggi e Gastaldello, con Pieri più coperto che mai a formare una sorta di linea a quattro.

Con i rebus porta e difesa da sciogliere, in attacco si torna a sorridere. O quasi. Nella seduta mattutina di ieri, Bellucci ha ripreso ad allenarsi col gruppo dopo le tribune di domenica e mercoledì mentre Antonio Cassano ha lavorato a parte a causa del trauma cervicale rimediato dopo uno scontro col rosanero Bovo. Le sue condizioni cominciano a preoccupare: in caso di forfait di Peter Pan, a guidare l’assalto doriano alla Beneamata al fianco di un Pazzini in gran forma e fresco di primo centro blucerchiato, potrebbe esserci Delvecchio o proprio il ritrovato Bello.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 23 gennaio 2009)

Rubinho vola col Grifone e spera in Dunga: «Se volesse chiamarmi...»

GENOVA - I minuti di imbattibilità sono arrivati a quota 343, la sua porta è tra le meno perforate dell’intera Serie A e dal Brasile giungono le prime avvisaglie di una possibile convocazione nella Seleção verdeoro. Ma lui, come consuetudine, non si scompone. “Se Dunga volesse spendere tre lire per chiamarmi, sarei contento” dice. Il lui in questione è Rubens Fernando Moedim, noto ai più come Rubinho, e non è tipo da lasciarsi andare a facili entusiasmi. Modi pacati, parole buone per tutti, flemma che lo allontana anni luce dal comune stereotipo portiere-pazzo o guascone o estroverso. Il numero 83 del Genoa arriva nella sala stampa di Villa Rostan in ciabatte e calzoncini, tanto per far capire come il look, per gente come lui, passi in secondo piano. Va bene che lo si è visto presenziare alle sfilate milanesi (“Posso fare il modello di schiena…”), ma a fare l’indossatore, con quell’aspetto da primo e sbarbato Francesco Guccini, non ci pensa proprio.

Pensa al suo Genoa, invece, quarto in classifica al giro di boa e sempre più compatto nella rincorsa dell’obbiettivo europeo. “Stiamo facendo bene, alla grande - attacca Rubinho - e proveremo a continuare così. I pochi gol che subisco? Qui anche gli attaccanti esterni arretrano e vengono a dare una grossa mano dietro. Il merito è anche loro e frutto di un lavoro di squadra che coinvolge tutti”.

Un lavoro duro (“Non penso che esistano squadre che s’allenano come noi, due ore al giorno con questa intensità”) ma, visti i risultati, del quale non si può essere che soddisfatti: “Sì, ma non ci dobbiamo accontentare. Dobbiamo migliorare sempre, sbaglieremmo a pensare di essere al top. Nel girone di ritorno saremo più temuti e per rimanere su questa strada dovremo dare ancora di più”.

Dove può fare di più il Rubinho di questi tempi pare difficile dirlo, anche perché il climax di prestazioni - fatta salva la papera con la Lazio - è sotto gli occhi di tutti. “In effetti mi sento più sicuro rispetto all’anno scorso. Ho cambiato modo di rinviare, cerco di capire di più le giocate degli avversari e non ho ancora subito reti su punizione. Nelle uscite poi, se prima andavo coi pugni e anche con un po’ di timore, ora cerco sempre la presa. Direi che quest’anno sono migliorato”.

Merito suo - senza dubbio -, ma anche del preparatore Gianluca Spinelli, che in questi due anni e mezzo ne ha seguiti i progressi, giorno dopo giorno, seduta dopo seduta. “Se oggi sono quello che sono - ammette il portiere paulista - lo devo certamente a Spino e al lavoro che mi ha fatto e mi fa fare. Al martedì, ad esempio, ci mostra video nostri e di altri portieri, ci fa capire gli errori e ci spiega come correggerli: a mio avviso è il migliore nel suo mestiere”.

E poi c’è Alessio Scarpi, suo fedele dodicesimo da ormai tre stagioni: “Scarpi mi aiuta tantissimo e per lui ho fatto piangere mio figlio. Quando contro l’Inter ha parato il rigore, io e mia moglie, davanti alla televisione, ci siamo messi ad urlare e il bambino s’è preso uno spavento incredibile… Scherzi a parte, penso che sia il giocatore più rispettato dall’intera rosa, è un grande portiere e un grande compagno”.

Lo stesso Scarpi ha proseguito ieri in piscina il lavoro differenziato degli ultimi giorni. A parte anche Gasbarroni, Paro e Palladino (l’attaccante partenopeo s’è rivisto al “Signorini” sorridente e con gli scarpini chiodati ai piedi, buon segno in prospettiva di un rientro in gruppo che s’avvicina a passi spediti) ai quali si è aggiunto Thiago Motta, che ha svolto un lavoro personalizzato programmato dallo staff medico. Sotto il terso cielo pegliese e di fronte a un buon pubblico, il resto della truppa rossoblù di Gian Piero Gasperini ha svolto una doppia seduta, senza sostanziali differenze tra mattino e pomeriggio: tanta palestra agli ordini dei preparatori atletici Pilati e Trucchi e tante partitelle, nelle quali a farla da padrone ci ha pensato Diego Milito, autore di una tripletta e scalpitante in vista del Catania.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 23 gennaio 2008)

mercoledì 21 gennaio 2009

Promossi & Bocciati di Udinese-Sampdoria (Tim Cup)

La Rai: Dopo Sampdoria-Empoli dello scorso 12 novembre, Mamma Rai ha pensato bene di non trasmettere in chiaro un’altra partita dei blucerchiati: quella di questo tardo pomeriggio. Diretta su Rai Sport Più, digitale terrestre e internet. In Liguria però, il segnale digitale del canale in questione ha una copertura bassissima mentre in streaming la tempistica e la qualità hanno lasciato parecchio a desiderare. Perché Rai? Perché queste discriminazioni? Perché fare figli e figliastri? Perché distinguere tra appassionati di Serie A e altri di Serie B? Pagano forse i sampdoriani e gli udinesi un canone inferiore a quello di interisti, juventini, milanisti, romanisti e napoletani? Gli utenti, prima ancora che i tifosi, si aspetterebbero una risposta. Voto 1

Mirante: Rispolverato per l’occasione, si toglie di dosso la naftalina e - soprattutto - quelle remore mentali che lo avevano accompagnato sino ad oggi nell’avventura doriana. Sveglio tra i pali, sicuro nelle uscite, il capolavoro lo firma dagli undici metri: sfiora il primo penalty di Di Natale e annienta quelli di D’Agostino e Pepe. Alla Baglioni: io sono vivo e sono qui. Voto 8

Tissone: Dovrebbe dettare i tempi, ecco dovrebbe… Voto 5

Sánchez: In campionato stenta e balbetta, ma se in patria lo conoscono tutti come Niño Maravilla un motivo dovrà pur esserci. Guizzante, tecnico, imprendibile: il suo repertorio da piccolo fenomeno il fantasista cileno lo sfoggia tutto in un’ora di gioco. Entra in campo nella ripresa e cambia volto alla partita, conquistandosi due rigori - il primo con astuzia, il secondo con scaltrezza - e uccellando sempre il diretto marcatore. Una autentica... maravilla. Voto 7,5

La tenacia di Raggi: Un esordio pulito, senza sbavature. Chiamato alle armi, il Marines di Brugnato indossa elmetto e divisa e dimostra fin da subito di saperci fare. Squalifica di Lucchini e indisponibilità di Campagnaro e Accardi (che iella, out dopo due soli minuti! S.V.) alla mano, nella San Siro nerazzurra ci sarà bisogno di lui. Voto 7

La crisi dell’Udinese: Marino, Marino, Marino, ti vuoi al più presto svegliar… Voto 4

Pazzini: Due presenze, un gol, un rigore realizzato, decine di sponde, una voglia matta - anzi, pazza - di tornare ad essere decisivo. Pazzo? Sì, chi lo critica e non gli dà la fiducia che merita. Voto 6,5

Asamoah: Vent’anni e una corsa fuori dal comune. Alla terza partita in prima squadra, il mediano Kwadwo è l’ultimo purosangue ghanese della scuderia bianconera. Ne sentiremo ancora parlare. Di sicuro. Voto 6,5

I blucerchiati nelle Coppe: Sedicesimi di Uefa agguantati battendo il Siviglia, semifinale di Tim Cup raggiunta liquidando l’Udinese: Vujadin Boskov la chiamerebbe Sampdoria copetera. Voto 8

Federico Berlingheri
(Goal.com, 21 gennaio 2008)

Il Genoa riparte con un Milito in più nel motore

GENOVA - Si riparte con entusiasmo, si riparte da quel quarto posto che da domenica non è più utopia, si riparte - scusate se è poco - con un Diego Milito in più nel motore. Alla ripresa degli allenamenti dopo il terzo successo consecutivo ottenuto in Salento e dopo un giorno di meritato riposo, il Genoa ha finalmente ritrovato il suo Principe. Un po’ di corsa, qualche esercizio col pallone tra i piedi e poi la partitella a ranghi misti: il centravanti argentino, fuori squadra di fatto da più di un mese per via dell’ormai rinomata infiammazione alla parete addominale, ha ricominciato a prendere confidenza col prato verde e senza evidenziare alcun problema di sorta ha rasserenato gli sguardi attenti di circa duecento tifosi genoani accorsi ieri pomeriggio al “Signorini”. C’è ottimismo dunque per quanto riguarda le sue condizioni, ma anche cautela: i progressi di Milito - insieme a quelli dello scalpitante Palladino; non preoccupa invece Criscito, fermo per la febbre - verranno valutati di giorno in giorno, con prudenza e con la supervisione dello staff medico del dottor Costantino.

Dal canto suo, Gian Piero Gasperini il Principe si augura di schierarlo già a partire dal prossimo turno casalingo contro il Catania di Walter Zenga - se dall’inizio o a gara in corso è ancora tutto da vedere. Ma di sicuro, il desiderio covato con maggior bramosia dal tecnico di Grugliasco è soprattutto quello di vedere Diego là davanti a guidare l’attacco rossoblù nello scontro-Champions di mercoledì 28 gennaio, quando i rossoblù andranno a far visita in notturna al Milan del quasi figliol prodigo Kakà.

Con Milito ancora in stand-by, per la gara con gli etnei rossazzurri (biglietti in vendita al Genoa Store con orario 9-13 e 15-19 e nelle ricevitorie del circuito Lottomatica), Gasperini ritroverà Bocchetti, che ha scontata la squalifica, mentre dovrà fare a meno di Juric, diffidato, ammonito al “Via del Mare” e perciò appiedato per un turno dal giudice sportivo. A prendere il posto del mancino croato dovrebbe essere Milanetto, il cui procuratore Beppe Galli, nonostante le pressanti richieste di Torino e Parma, ne ha confermata la ferma volontà di restare al Grifone. Si affievoliscono così - almeno per ora - gli esotici interessamenti per Pelé e Mozart (accostato nelle ultime ore dall’agente Mario Canovi), e pure quello per il fiorentino Donadel, mediano ex blucerchiato classe ’83, seguito con attenzione dal Genoa a detta di Davide Lippi, che ne cura gli interessi.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 21 gennaio 2009)

domenica 18 gennaio 2009

Promossi & Bocciati di Sampdoria-Palermo

Bresciano: I quattro torrioni rosso scarlatto del “Ferraris” devono portargli particolare fortuna: con la doppietta di questo pomeriggio, l’australiano rosanero è già al quarto certo genovese in carriera (sommando i due col Parma, nel 2004 e nel 2006). Più che il compatriota Mr. Crocodile Dundee, ricorda il Mel Gibson di Arma letale: semplicemente spietato. Voto 7,5

Amelia: Chiamato in causa, risponde: “Presente!”. Voto 7

Balzaretti e Liverani: Uno corre grintoso, l’altro trotterella con classe. Emblemi di un Palermo di lotta e di governo che pur senza due pezzi da novanta quali Miccoli e Carrozzieri guarda - con merito - all’Europa. Voto 6/7

Padalino: Forse, lo svizzero è l’unico doriano a meritarsi la sufficienza piena e ad elevarsi dal grigiore dell’undici di Mazzarri (che confusione! Voto 5). Arrivati a ’sti punti, i suoi conterranei del WWF dovrebbero cominciare a salvaguardarlo. Voto 6,5

Bovo: Riuscire a farla franca oggi e uscire dal campo addirittura con la fedina disciplinare illibata è un piccolo capolavoro da genio del crimine. Al Capone fu incriminato per molto meno. Voto 6

L’esordio di Pazzini: Si batte e si sbatte, fa qualche buona sponda, ma la porta non la vede mai. Voto 6 --

L’esordio di Marilungo: Un flebile raggio di sole nel buio pesto di questo triste giro di boa blucerchiato. Voto 7 +

Lucchini: La cosa migliore della sua partita? L’ammonizione che lo costringerà a guardare dal divano il posticipo di San Siro. Una calamità. Voto 4,5

I gol mangiati da Sammarco: Mercoledì all’“Olimpico” l’antipasto di fronte ad Artur; oggi a Marassi un piatto prelibato - quello del possibile 1-0 - divorato a due passi da Amelia: buon appetito Paolo, intanto il Doria deve iniziare a guardarsi dietro. Voto 2

Federico Berlingheri
(Goal.com, 18 gennaio 2009)

Spezia e Savona non si fanno male, la "straligure" finisce 0-0

LA SPEZIA - Un pari tutto sommato giusto, un pari che scontenta tutti e - per ora - non serve a nessuno. Finisce a reti inviolate la straligure (in anticipo) tra Spezia e Savona, rispettivamente terza e quarta forza del girone A della Serie D, e l’assalto alla riposante capolista Biellese fallisce per entrambe.

Al “Picco” si parte alle 15,15 - per esigenze televisive di Rai Sport Più - con la solidarietà per i lavoratori della San Giorgio e il fedele gemellaggio tra gli Ultras delle due formazioni; ma, in campo, il clima da Cuore di Edmondo De Amicis dura ben poco. La giacchetta nera brindisina Di Bello fatica assai a tenere a bada gli animi, soprattutto a causa di ripetuti fischi approssimativi e mancate sanzioni disciplinari. Nel clima surriscaldato, più spigliati e intraprendenti paiono fin da subito gli striscioni di Bortolas, sospinti da quattro successi di fila nelle ultime quattro gare: al 12’, Riggio trova dalla trequarti la testa di Soragna, Bertagna sbaglia i tempi dell’uscita e se non fosse per un affannoso salvataggio di… Salvalaggio, capitolerebbe di sicuro. Pericolo scampato e Marco Rossi comincia invano a sgolarsi in panchina. Il primo tiro degli aquilotti - in insolita maglia azzurra - giunge al 20’, opera di un velleitario Capuano. Sul finire di primo tempo sono ancora due incornate a rischiare di spezzare l’equilibrio: il savonese Soragna spreca da buona posizione (34’), lo spezzino Frateschi (36’) non impensierisce troppo Fiory.

La ripresa si apre con la consueta girandola di sostituzioni, che non cambia di molto l’equilibrato canovaccio: Spezia approssimativo davanti, Savona più quadrato dietro. Ma la contesa si fa comunque più interessante. Siamo al 57’ quando l’imprendibile Soragna prende in controtempo capitan Fusco e compagni, sfugge sulla sinistra e crossa per il neoentrato Cota: stavolta Bertagna sventa alla perfezione, chiudendo lo specchio con lo stinco sinistro. Rossi inserisce bomber Di Paola, un po’ troppo nervoso per impattare positivamente sull’incontro. E infatti è il ceco Herzan a spaventare i biancoblù dalla distanza (63’) ma il suo mancino termina a lato. Ora, sotto l’acquazzone del finale, a crederci di più sono i padroni di casa, caricati dal caloroso juke-box della Curva Ferrovia: troppo poco però l’esterno di Di Paola e il tentato tap-in di Nieto - lesto Fiory in entrambe le occasioni - per schiodare all’84’ il definitivo, veritiero 0-0.

I risultati degli altri anticipi della ventunesima giornata: Lavagnese-Cirié 2-1, Virtus Entella-Valle d’Aosta 2-1. La nuova classifica: Biellese 42, Casale 37, Spezia 36, Savona 30, Sarzanese 27, Rivarolese e Virtus Entella 26, Pro Settimo e Lavagnese 25, Derthona e Sestri Levante 24, Rivoli e Albese 22, Cuneo e Novese 17, Lottogiaveno 15, Valle d’Aosta 14, Sestrese e Cirié 13.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 18 gennaio 2009)

sabato 17 gennaio 2009

Gasperini è fiducioso: "Siamo in salute, a Lecce per vincere"

GENOVA - Lecce si avvicina a grandi passi e al Genoa l’antivigilia è piuttosto atipica. Tre impegni in otto giorni hanno consigliato allo staff di Gian Piero Gasperini di rivoluzionare la consueta tabella lavorativa settimanale e ieri, sotto il sole splendente del “Signorini”, si è svolto un doppio allenamento a porte chiuse: mattinata in palestra a curare la forza esplosiva; pomeriggio di video, tecnica e tattica.

Tra una sessione e l’altra, c’è stato il tempo per il mister di Grugliasco di fare il punto sulla situazione infortunati (“Milito resterà a casa, Gasbarroni pure mentre Thiago Motta si è allenato con intensità ed è recuperato”) e sui - come sempre buoni - propositi in vista dell’ultima di andata al “Via del Mare”. “Siamo una squadra in salute e motivata - comincia Gasperini -. Ovunque andiamo, proviamo sempre ad ottenere il massimo. Cercheremo di fare lo stesso domenica, quando troveremo di fronte un Lecce capace di vincere a Firenze, che ha entusiasmo e che si è tirato un po’ fuori dalla zona retrocessione”.

Per la difesa, Criscito dovrebbe arretrare di qualche metro e sostituire lo squalificato Bocchetti; davanti fiducia a Jankovic (“Ottima gara col Torino, ha dimostrato di avere i mezzi, ma ora si deve confermare”). Arbitrerà il trentenne empolese Pinzani (assistenti Carrer e Melloni), all’esordio assoluto con i rossoblù.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 17 gennaio 2009)

venerdì 16 gennaio 2009

Tutti pazzi per Pazzini: alla Sampdoria è già Pazzo-mania

GENOVA - Tutti pazzi per Pazzini. Troppo scontato? Sì, ma è già così. Neanche il tempo di arrivare alla Sampdoria che Giampaolo Pazzini da Monsummano Terme, provincia di Pistoia, è già entrato nella hit parade degli affetti dei tifosi doriani, numerosissimi nell’accoglierlo festanti fuori lo Starhotel President di Brignole. Irrompe poco dopo le 12, il nuovo numero 10 blucerchiato (“M’ha quasi obbligato Cassano a prenderlo, ha detto che l’aveva tenuto per me”): gel in testa, maglioncino nero, camicia bianca a righe sottili. L’occhio è vispo, la gorgia toscana inconfondibile, l’emozione palpabile. La sciarpa blu-bianca-rossa-nera-bianca-blu è al collo proprio come in quella foto di quasi sei anni fa. Era di un suo cugino sampdorianissimo, che se n’era andato poco prima; sua zia gliel’aveva regalata e lui l’aveva indossata durante la festa del suo diciannovesimo compleanno. Il destino è anche questo.

“Sono rimasto colpito, non mi aspettavo niente del genere - ammette l’ex centravanti viola mentre, da fuori, giungono decine di Ohioioi ohioioioi, dai Pazzini segna per noi! -. Voglio ringraziare il presidente Garrone e il direttore Marotta, che hanno dimostrato di aver fiducia in me e di volermi a tutti i costi. La mia non è stata una scelta economica e non ho avuto dubbi a scegliere la Sampdoria. È una squadra importante e non vedo l’ora di cominciare”.

Cominciare - anzi, ricominciare - a segnare reti pesanti dopo gli ultimi tempi duri di Firenze (“Voglio tornare ad essere determinante”), con un Antonio Cassano in più affianco: “Di sicuro il fatto di giocare con Antonio ha pesato nella mia decisione. Le differenze tra lui e Mutu? Adrian può fare la punta, il secondo è più rifinitore. Per quanto mi riguarda, se Cassano fa tutto da solo e poi mi fa segnare a porta vuota, a me andrebbe benissimo”.

Andrebbe benissimo - eccome - anche a Beppe Marotta e Riccardo Garrone, che, prima delle parole del Pazzo, avevano fatto gli onori di casa. Accantonata per un attimo la deludente debacle capitolina, soddisfatti e raggianti si sono coccolati il nuovo acquisto, con 9 milioni di euro da versare in tre anni nelle casse della Fiorentina (e il prestito con diritto di riscatto per i viola di Emiliano Bonazzoli), il più oneroso da quando, insieme, siedono ai vertici della società blucerchiata.

“Si tratta di un investimento importantissimo per il presente e per il futuro - ha cominciato l’amministratore delegato doriano (che nel frattempo ha paventato la possibilità di una cessione temporanea per Fornaroli e Bottinelli, in procinto, quest’ultimo, di tornare al San Lorenzo) -; un tassello che inseriamo nel nostro progetto pluriennale. Pazzini è tra i migliori under 25 del panorama italiano e mondiale: sono felice di ritrovarlo oggi dopo averlo potuto conoscere ai tempi dell’Atalanta”.

Forse ancora più euforico, gli fa eco il presidente Garrone, che ha parole dolci per Cassano (“Se Kakà vale 100 milioni, lui ne vale poco di meno”) ed è entusiasta del nuovo pupillo, suo e dei suoi nipoti: “Abbiamo fatto un investimento della grandezza di quello di Cassano, il più importante durante i sette anni di gestione, mia e della mia famiglia. Proprio a Natale, durante la solita riunione, ai miei nipotini preparo una busta con dentro qualche euro. I tre sampdoriani mi hanno detto: Nonno, rinunciamo al regalo se ci prendi Pazzini. Io ho risposto: Parlatene anche con i vostri papà…”. Rinunciando alla strenna, ne avranno parlato di sicuro.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 16 gennaio 2009)

giovedì 15 gennaio 2009

Aspettando Pazzini, il Doria cade a Roma sotto i colpi di Baptista

A.A.A. Giampaolo Pazzini aspettasi, disperatamente. Anche contro una Roma in emergenza, nel recupero della nona giornata, una Sampdoria traballante dietro e spuntata davanti conferma la propria idiosincrasia col gol ed esce dall’“Olimpico” con un pugno di mosche mano. La doppietta (una rete per tempo) di Julio Baptista decide una gara cominciata col piglio giusto dai blucerchiati, ma già in salita dopo poco più di un quarto d’ora e in cassaforte già ad inizio ripresa. Ora, per il Doria la classifica comincia a farsi preoccupante: col Palermo servirà invertire la rotta. Per fortuna, con un Pazzini in più sul ponte di comando.

Castellazzi voto 6: La traiettoria dell’1-0 è perfetta, quasi degna di Guglielmo Tell: l’estremo verdecerchiato poteva farci poco. Idem per il raddoppio.

Lucchini voto 4: Il brasiliano Julio Baptista gli fa ballare il samba e lo uccella in occasione del 2-0. Sbaglia gli appoggi più elementari.

Gastaldello voto 5: Usa le maniere forti, ma almeno si fa rispettare. È il meno peggio della retroguardia anche se resta - inevitabilmente - insufficiente. (19’ s.t.) Padalino voto 5,5: Il suo ingresso non cambia il canovaccio di un match già agli archivi.

Accardi voto 4,5: La Bestia fa brutto il bello blucerchiato. Irriconoscibile, il siculo Pietro è in perenne confusione.

Stankevicius voto 5: Sulla destra, in serate come questa, verrebbe da chiedersi alla Simon & Garfunkel where have you gone, Christian Maggio?

Delvecchio voto 5,5: Al solito casinista e pasticcione, non riesce ad impostare un’azione che sia una. Là davanti si fa comunque trovare pronto ma con meno fortuna di domenica scorsa.

Dessena voto 5: Come sempre irruente, provoca la punizione del vantaggio romanista e si fa ammonire.

Sammarco voto 5: Gioca a nascondino tra le maglie giallorosse e si divora il possibile pareggio in chiusura di primo tempo. (15’ s.t.) Palombo voto 5,5: Entra a frittata già bell’e pronta. E può combinare bene poco.

Ziegler voto 4,5: Due passi indietro rispetto alla diligente prova di Udine. Di fronte a Taddei, si scioglie come un conterraneo cioccolatino. (24’ s.t.) Pieri s.v.: Venti minuti di sgambata per riprendere fiato in vista del Palermo.

Cassano voto 5: Finalmente la gioca, la sua partita. Finalmente Peter Pan torna nello stadio che lo vide spiccare il volo nel calcio che conta; ma come spesso accade quando ad un appuntamento non vuoi assolutamente fallire, finisce per fare cilecca.

Bellucci voto 5,5: Più tonico rispetto agli ultimi tempi. Ancora troppo poco però visto che un tiro verso la porta di Artur resta un’utopia.

Mazzarri voto 5,5: Si agita e si sbraccia nell’aria tecnica al punto che gli verrebbe voglia di mettersi gli scarpini ed entrare. Peccato che gli undici in campo non abbiano neanche un decimo della sua animosità.

Tagliavento voto 5,5: Pronti via e De Rossi si meriterebbe un giallo. Il direttore di gara sorvola. Unica grave pecca di una partita facile facile.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 15 gennaio 2009)

Genoa: si pensa al Lecce, dopo gli applausi di San Siro

GENOVA - Ne abbiamo avute di occasioni, perdendole. Franco Battiato lo cantava ne La stagione dell’amore, album Orizzonti perduti, 1983; il Genoa avrebbe potuto fare lo stesso martedì sera, a San Siro, quando, sotto lo sguardo attento del commissario tecnico dell’Argentina Diego Armando Maradona, ha salutato a malincuore i quarti di Coppa Italia (che mancano ormai da diciassette anni) soltanto dopo più di centoventi minuti di battaglia.

Battaglia sportiva s’intende, ma battaglia vera, epica, di quelle in cui esci scolo dopo aver dato tutto ma proprio tutto quello che hai in corpo; di quelle che se riesci a fare l’impresa rimani ben impresso nelle memorie storiche dei sostenitori più o meno appassionati. Ridotti in dieci per oltre settanta minuti, quei bravi ragazzi di Gian Piero Gasperini hanno costretto la corazzata Inter di José Mourinho ai tempi supplementari, capitolando solo nel primo di questi sotto i colpi d’autore di Cambiasso e Ibrahimovic.

Un’occasione persa perché, nonostante i pezzi da novanta - Rubinho, Thiago Motta, Milito, Gasbarroni, Palladino - siano rimasti a guardare, i rossoblù hanno addirittura rischiato di passare in vantaggio al quarto d’ora con Vanden Borre e, malgrado l’espulsione di Biava comminata al 20’ da Gava (non altrettanto severo con Muntari in chiusura di primo tempo), se la sono giocata fino in fondo, con cuore, grinta e temperamento: si sono difesi con ordine e hanno retto ai garibaldini assalti dei nerazzurri fino a un quarto d’ora dalla fine, soprattutto grazie ad un dodicesimo di prim’ordine qual è Alessio Scarpi - strepitoso sull’ingiusto rigore neutralizzato e a più riprese su Adriano.

Poi, poco dopo il vantaggio interista firmato dallo stesso centravanti brasiliano, è bastato affacciarsi dalle parti di Toldo per riassaporare un gol di Marco Rossi e per di più alla Scala del Calcio. Un gol stupendo oltretutto, un gol che mancava da tanto, troppo tempo (quasi un anno, l’ultimo lo segnò a Marassi con la Reggina) al capitano di lungo corso, capace - ancora una volta - di stupire per corsa e intensità.

Ma tutto il Grifone, sospinto col solito calore dallo spicchio di Nord trasferitosi nel deserto di San Siro ha mostrato gli artigli di fronte alle scorribande offensive di Maicon e compagni: Bocchetti s’è rivelato un autentico mastino napoletano, Ferrari ha vestito i panni di lucidissimo 007 a capo del Fort Knox genoano e Sculli quelli di novello Dustin Hoffman versione-maratoneta. Come detto, soltanto i due ingressi di Cambiasso e Ibra e le altrettante pecche del seppur migliore in campo Scarpi lo hanno fatto capitolare.

Ed è per questo che a fine gara, nella pancia del “Meazza”, Gasperini ha storto il naso. Lo ha storto perché alcune decisioni della giacchetta nera veneta e del suo assistente Altomare non l’hanno soddisfatto (“Partita condizionata e rovinata da un episodio” ha dichiarato a caldo il tecnico di Grugliasco) e perché - a suo dire - il risultato ha preso una piega troppo distante da quanto effettivamente si è visto - o si sarebbe potuto vedere - sul prato verde.

Non c’è altro tempo, però, in casa rossoblù per recriminare. Domenica si va a Lecce, ultima tappa prima del giro di boa e il Genoa (che secondo Marcello Lippi si giocherà fino all’ultimo il quarto posto e l’accesso alla Champions League con Fiorentina e Napoli) s’è ritrovato ieri pomeriggio al “Signorini” di Pegli. In campo i soli Roman, Jankovic e Potenza (recuperato); restano da monitorare le condizioni di Diego Milito, migliorano quelle di Rubinho e Thiago Motta mentre hanno svolto il consueto lavoro di scarico coloro che han sfiorato il colpaccio a Milano. Proprio a Milano, infine, non potranno tornare i tifosi rossoblù: come previsto, in occasione di Milan-Genoa di mercoledì 28 gennaio, il Casms ha deciso di chiudere il settore ospiti.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 15 gennaio 2009)

mercoledì 14 gennaio 2009

Promossi & Bocciati di Roma-Sampdoria

Júlio Baptista: Ci vuole un fisico bestiale per liquidare la Sampdoria... A dire il vero, senza “scomodare” Luca Carboni, segnare ai remissivi blucerchiati di questa sera non è stata un’impresa poi così incredibile. Resta il fatto che, là davanti, l’ex madridista fa ballare il samba alla retroguardia di Mazzarri e segna due reti (di ottima fattura) che rilanciano le ambizioni europee della Roma. Voto 7,5

Castellazzi: La traiettoria dell’1-0 è perfetta, quasi degna di Guglielmo Tell: l’estremo verdecerchiato poteva farci poco. Idem per il raddoppio. Malgrado il passivo, resta il più positivo dei suoi. E non è un bel segno. Voto 6

Brighi: Meno incisivo del solito; solito, gran lavoro oscuro. Voto 6 +

Ziegler: Due passi indietro rispetto alla diligente prova di Udine. Di fronte ad un Taddei non proprio irresistibile (voto 6 -), si scioglie come un conterraneo cioccolatino. Voto 4,5

Artur: Spettatore a sbafo. All’uscita, occhio alla Siae! Voto 6

Lucchini-Gastaldello-Accardi: Prestazione spettrale per il pacchetto arretrato doriano. Neanche il Jack Nicholson di Shining vedeva tanti fantasmi quanti ne hanno visti loro questa sera all’“Olimpico”. Voto 4,5

Cassano: Finalmente la gioca, la sua partita. Finalmente Peter Pan torna nello stadio che lo vide spiccare il volo nel calcio che conta; ma come spesso accade quando ad un appuntamento non vuoi assolutamente fallire, finisce per fare inopinabilmente cilecca. Voto 5

La rincorsa della Roma: Oggi, il Napoli e la quarta piazza distano solo sei lunghezze. Spalletti (vincente nonostante l’emergenza. Voto 6,5) ha di che sorridere: l’assalto giallorosso alla zona-Champions è bell’e pronto. Voto 7,5

L’astinenza da gol blucerchiata: 16 centri in 18 partite sono davvero una miseria. Aspettando Giampaolo Pazzini, urge cambiare rotta, al più presto possibile. Voto 2

Federico Berlingheri
(Goal.com, 14 gennaio 2009)

Samp, Pazzini è (quasi) tuo!

GENOVA - È fatta, o quasi: Giampaolo Pazzini sarà presto sampdoriano a tutti gli effetti. A ore, infatti, la trattativa che porterà il ventiquattrenne centravanti di Pescia, a titolo definitivo, alla Sampdoria dovrebbe concludersi sulla base di circa 8 milioni di euro più il prestito con diritto di riscatto per la Fiorentina (fissato a 3 milioni) di Emiliano Bonazzoli (già a Firenze per effettuare le visite mediche di rito).

È stata la stessa società viola, con un comunicato stampa a sorpresa sul proprio sito ufficiale (http://it.violachannel.tv/dettaglio-ultimora/items/comunicato-stampa.905.html), a confermare questa mattina l’imminente conclusione del trasferimento, trasferimento voluto fortemente dallo stesso Pazzini, che, nonostante il pressante interesse del Bologna e di non specificate altre realtà, ha scelto senza remore Genova e il blucerchiato.

Federico Berlingheri

domenica 11 gennaio 2009

Promossi & Bocciati di Udinese-Sampdoria

Udinese e Sampdoria: Non potevano che essere due calci piazzati a decidere una contesa in cui a farla da padrona è stata soltanto l’ansia di tornare a casa senza punti. Più propensi a costruire e propositivi i blucerchiati; più lesti e pronti nei contropiedi i bianconeri: per rialzare la china, però, serve molto, molto di più. Voto 5

L’esultanza di Delvecchio: Questa della moneta ce la dovrà spiegare… Nessuna danza tribale, niente “sangue nelle vene” e nemmeno saluti militari. Stavolta, per festeggiare il quarto centro in campionato, Gennaro (solita generosità. Voto 6,5) sceglie l’inequivocabile gesto dei soldi, con l’indice a sfiorare ripetutamente il pollice della mano destra. Per dirla con un’ironica situation comedy di Mai dire Lunedì: cos’avrà voluto dire?!? S.V. in attesa di capire il significato

Cassano&Di Natale: Come De Niro e Al Pacino nel recente “Sfida senza regole”: non male, ma da loro ti aspetti ben altro. Voto 6 -

Padalino: Per arrestarne la corsa, Lukovic ricorre alla lotta greco-romana. La Freccia del Canton Ticino spinge come un’ossessa nel primo tempo, un po’ meno nel secondo, anche se resta il migliore di questo scialbo pomeriggio friulano. Voto 7

Domizzi: Si scorda di Delvecchio in occasione del vantaggio doriano; poi si ricorda di essere un ex col dente piuttosto avvelenato e rimedia in mischia pareggiando con la suola. Voto 6 +

Quagliarella-Bellucci contro Accardi-Coda: Disinnescati e artificieri. Voto 5,5 per i primi, 6,5 per i secondi

La (solita) iella di Campagnaro: Inizia un nuovo anno e speri che tutte le magagne di quello passato finiscano dritte nel dimenticatoio. E invece, lo sfortunato Hugo, già dal diciannovesimo della prima partita del 2009, si ritrova costretto a fare i conti con i cronici guai al polpaccio (destro) di cristallo e a lasciare il posto al diligente Ziegler (voto 6 +). Anno nuovo, vitaccia vecchia. Voto 9

I ritorni di Tissone e Palombo: Le sirene di mercato li vorrebbero altrove, ma i due centrocampisti, al rientro - si spera definitivo - dopo mesi di infermeria, paiono finalmente pronti a riprendere in mano le rispettive mediane. Welcome back! Voto 6 d’incoraggiamento

Federico Berlingheri
(Goal.com, 11 gennaio 2009)

sabato 10 gennaio 2009

Niente Toro per Milito, fiducia a Jankovic e Olivera

GENOVA - Bene o male, per un motivo o per l’altro, a tenere banco è sempre lui: Diego Milito. Prima le sue condizioni fisiche, poi le sirene di calciomercato e ora, nuovamente, il suo stato di salute. Il Principe di Bernal stringe i denti, dà segnali di ripresa, ma per Genoa-Torino di questa sera non ce la farà. Gian Piero Gasperini, al termine della blindatissima rifinitura di ieri pomeriggio sul nuovo e omologato manto erboso del “Luigi Ferraris”, ha deciso di comune accordo con lo staff medico di non inserirlo nella lista dei convocati. L’infiammazione alla parete addominale pare dare finalmente tregua al centravanti argentino e il suo effettivo recupero verrà valutato giorno dopo giorno.

Per il resto, il tecnico di Grugliasco si ritrova a fare i conti coi prolungati forfait di Gasbarroni e Palladino e gli acciacchi di Rubinho (risentimento muscolare al polpaccio) e Thiago Motta (lieve infiammazione al ginocchio). I ravvicinati impegni in trasferta contro Inter (Tim Cup) e Lecce consiglierebbero al mister di non rischiare i due paulisti; Scarpi e Milanetto sono già in preallarme.

Gasperini comunque, malgrado le defezioni (“Alla fine non abbiamo un rosa così lunga come si diceva…”), sembra orientato a riconfermare Jankovic e Olivera (“Meritano fiducia”) là davanti con Sculli e resta ottimista (come del resto gli scomettitori il cui 83% prevede la vittoria del Grifone): “Finalmente si rigioca. È stata una sosta lunga e la voglia di tornare in campo si sente. Il Torino è una formazione di ottimo livello, di assoluto rispetto, la classifica non rispecchia il loro reale valore e non sarà facile; ma il nostro è un momento positivo, di particolare entusiasmo e vogliamo confermarci. È una partita che vale molto e penso sia alla nostra portata”.

Prima del fischio d’inizio del barlettano Damato, tra i torrioni rosso scarlatto di Marassi, andranno in scena due importanti manifestazioni. La prima è una raccolta benefica a favore di Piccoli Cuori Onlus, associazione genovese che assiste le famiglie dei bimbi cardiopatici ricoverati presso il reparto di Cardiochirurgia vascolare del Gaslini. Occorrono fondi per allestire una ludoteca e gli organizzatori saranno presenti in tutti i settori dello stadio per raccogliere offerte.

A pochi istanti dall’avvio della partita, invece, si terrà un gioioso ricordo di Fabrizio De André: il “Tributo a Fabrizio”, alla vigilia del decennale della sua scomparsa, consisterà nella lettura di un messaggio da parte della società rossoblù e nella proiezione di un video musicale di tre minuti circa dedicato all’artista, genovese e genoano. Considerati la buona affluenza (oltre 25 mila spettatori) e l’antico gemellaggio fra le due tifoserie, si preannuncia un bel giorno di festa, tra solidarietà, musica e sentimento, all’ombra dell’ultimo sole.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 10 gennaio 2009)

venerdì 9 gennaio 2009

Movimento a Bogliasco: Raggi arriva, Cassano vuole restare

BOGLIASCO (GE) - Antonio Cassano è in campo. E coi tempi che corrono è già una notizia. È capitano, gioca con la numero 9 (altra notizia, il 10 lo porta sulla schiena Franceschini) un tempo e mezzo dei tre totali da mezzora ciascuno nell’amichevole bogliaschina della Sampdoria contro la Lavagnese, Serie D. A Bogliasco spira la tramontana, il freddo ti attanaglia e le gambe non girano come dovrebbero: i blucerchiati di Walter Mazzarri, ritrovando capitan Palombo a partita in corso e provando Accardi largo a sinistra a causa della bronchite di Pieri, vincono 4-0, anche se a fatica. Segnano Bellucci nella prima frazione, Bonazzoli (due) e Fornaroli su rigore nell’ultima; non un contrariato e inconcludente Peter Pan da Barivecchia, che le ultime indiscrezioni di mercato vorrebbero lontano - non troppo a dir il vero - da Genova e dalla Liguria.

Milano e l’Inter paiono infatti più di una semplice ipotesi e pure la Juventus è tornata a farsi sotto. Nonostante le smentite dalle parti in lizza e le bocche cucite, l’offerta nerazzurra in attesa del via libera all’operazione da parte di José Mourinho parla chiaro. Parla di 20 milioni di euro cash, metà del trequartista cileno Jimenez e il prestito di Balotelli, smanioso di trovare spazio. Al “Gloriano Mugnaini”, tra duecento tifosi doriani in ansia per le sorti del proprio beniamino, fanno capolino il presidente Riccardo Garrone e l’amministratore delegato Beppe Marotta; insieme, a fine partita, i due massimi dirigenti blucerchiati s’incontrano con Cassano, il diretto interessato, parlano per qualche minuto e le illazioni cominciano a sprecarsi. Ultimo saluto? Summit sulle modalità d’addio o semplice punto della situazione in tema di papabili rinforzi?

Niente di tutto questo: pare proprio che durante il breve colloquio Antonio abbia ancora una volta manifestata la volontà di rimanere alla Sampdoria. Di sicuro, d’altro canto, c’è che un divorzio a questo punto della stagione - con il Doria attardato in classifica e ancora in corsa in Coppa Uefa e Coppa Italia - sembra piuttosto improbabile. Un’imminente cessione entrerebbe di diritto nell’arco marottiano delle “situazioni straordinarie” e difficilmente queste potranno verificarsi entro febbraio. A fine 2008-09 se ne potrà eventualmente riparlare, di certo con più calma e forse disponibilità. Ma, si sa: le vie del calciomercato sono infinite.

Quelle stesse vie, intanto, hanno portato al Poggio di Bogliasco Andrea Raggi, difensore ventiquattrenne arrivato in prestito, con diritto di riscatto della metà, dal Palermo e già in campo, in calzamaglia, per qualche spicciolo di gara con i bianconeri lavagnesi. Malgrado alcuni (tra cui gli almanacchi e l’album della Panini) lo diano nativo di Carrara e sia cresciuto nel vivaio dell’Empoli, il nuovo numero 84 (il suo anno di nascita) della Sampdoria è nato a La Spezia (“Abito tra Borghetto e Brugnato. In famiglia siamo divisi tra doriani e genoani: sarà una bella battaglia”) e si sente ligure a tutti gli effetti. Sarà il settantesimo “indigeno” nella storia blucerchiata, il sesto spezzino dopo Broccini, Vergazzola, Rossinelli, Bucchioni e Vergassola.

“Ho grandi motivazioni - attacca Raggi nella consueta conferenza stampa di presentazione -, vengo per mettermi a disposizione e riscattarmi da un momento un po’ così della mia carriera visto che negli ultimi tempi in rosanero qualcosa non ha funzionato. Ho disputato la prima partita a Udine e poi non ho più visto il campo: di sicuro è stata anche colpa mia, ma sinceramente ora poco importa, ormai Palermo rappresenta il passato e il mio pensiero va solo alla Sampdoria”.

Il rasato difensore non nutre dubbi sulla sua collocazione tattica (“Sono un centrale. Ho giocato terzino in parecchie occasioni, ma quello è il ruolo che prediligo. La difesa a tre l’ho fatta a Empoli con Cagni e Malesani e posso dire di essermi trovato bene: credo che non avrò problemi ad adattarmi al modulo di Mazzarri”), pensa al presente e anche al futuro, che si augura sia genovese: “La mia prospettiva è di essere riscattato e farò di tutto per guadagnarmi la riconferma. Qui si gioca la Uefa, si tratta di una grande piazza, con un blasone che non ha bisogno di presentazioni: ho ancora negli occhi la curva di Marassi vista da avversario… Con Lucchini, mio grande amico dai tempi empolesi, sono sempre rimasto in contatto e mi ha raccontato tutto sulla Samp. E poi c’è Cassano: sarà un onore per me giocare con lui”. Inter e Juve permettendo, lo sarà di sicuro.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 9 gennaio 2009)

giovedì 8 gennaio 2009

Promossi & Bocciati del 2008 blucerchiato

Cassano: Dopo averne combinate di cotte e di crude, senza quasi mai essere compreso o perlomeno ascoltato, il discolo Antoine Doinel corre, fugge da tutto e da tutti; va verso il mare, tocca l’acqua e lì si ferma. La scena finale dello splendido I quattrocento colpi di François Truffaut è l’inizio della Nouvelle Vague doriana dell’omonimo Antonio da Barivecchia. Approdato nel mare d’affetto blucerchiato, l’eterno Peter Pan - genio, poesia, classe, inventiva, sfrontatezza allo stato puro - ha saputo incantare come forse mai nella sua vita. Nel 2008, a Genova, ha trovato l’amore, alla Sampdoria la sua seconda casa. Resta Amico accanto a me. Voto 9,5

Palombo: Poi arrivò il mattino e col mattino un Angelo. E quell’Angelo eri tu. Ferragosto 2002: il ragazzo si presentò timido, senza clamori e, alla fine, non uscì più di squadra. Oggi, alle soglie del 2009, resta il faro della mediana, bandiera del Doria e preziosa alternativa per la Nazionale. Da regista, con quella fascia al braccio destro sottratta - suo malgrado - al dioscuro di tante battaglie Volpi, ha giocato la stagione migliore di sempre; poi a fine settembre un maledetto infortunio muscolare e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo: la sua prolungata assenza s’è fatta sentire, eccome. Torna presto, Capitano. Voto 8

Mazzarri: Il cambiamento di rotta col Palermo fu soprattutto opera sua: la partita perfetta, un capolavoro tattico e mentale. Da quel 3-0 del 13 gennaio di un anno fa, l’Ammiraglio di San Vincenzo - coniugando il gioco ai risultati - condusse la sua ciurma verso le acque limpide dell’alta classifica e nel novero delle grandi corazzate di Coppa Uefa. Un avvio senza vento in poppa e le tempeste ravvicinate di Liegi e del Derby d’andata non l’han fatto vacillare. Fiero e saldo al timone, l’Ammiraglio è pronto a nuove imprese. Voto 7/8

Pieri&Franceschini: In Italia la Sinistra ha arrancato parecchio, al Doria ha fatto sfracelli. Voto 7,5

Padalino: Partita in sordina e accompagnata da comprensibile scetticismo, la Freccia del Canton Ticino sta stupendo tutti per tecnica e velocità. Razzente, ficcante e finalmente incisivo: sulla corsia di destra, il ricordo di Maggio (per lui un 2008 da Dio, altro che Jim Carrey e la sua settimana! Voto 9) si fa sempre più fioco e flebile. Voto 7 +

Bottinelli: Un gol col Siviglia e dirsi adiós. Forse. Hasta siempre Jonathan Pablo! Voto 6/7

Sammarco: Principio da Dom Pérignon, epilogo da Tavernello. Voto 6 +

Dessena: Prima la retrocessione col Parma, poi la delusione olimpica, un inserimento in blucerchiato non troppo agevole, due espulsioni e infine l’infortunio di Reggio Calabria. Chiamarlo anno sfigato sarebbe già esagerare d’ottimismo. La perla nella notte di Belgrado è un abbozzo di sorriso in una valle di lacrime. Voto 5,5

Bonazzoli: Sultano in Coppa, straccione in campionato. La doppia vita fregò lo scaltro disneyano Aladdin, figuriamoci l’assopito Emilano degli ultimi tempi... Un cambiamento d’aria sarebbe opportuno. Voto 5 -

Fornaroli: En Attendant Brunot. S.V.

La Primavera blucerchiata: Scudetto, Tim Cup e Supercoppa italiana: i ragazzi terribili di Fulvio Pea hanno dettato legge contro i pari età, fatto incetta di trofei e arricchito una bacheca giovanile che languiva da più di trent’anni. Chapeau! Voto 10

Federico Berlingheri
(Goal.com, 8 gennaio 2009)

Il Grifone ritrova Ferrari ma si ferma per la neve

GENOVA - La neve blocca mezza Liguria, il traffico cittadino, l’attività scolastica e - in parte - anche la preparazione del Genoa che, dopo l’amichevole col Livorno nel giorno dell’Epifania, s’è ritrovato ieri sotto l’acqua del “Signorini”. Qualche impiccio quindi dalle parti di Villa Rostan: malgrado già in mattinata la pioggia avesse ripulito il manto nevoso che ricopriva il campo da gioco pegliese, Gian Piero Gasperini e collaboratori sono stati comunque costretti a effettuare al coperto la seduta pomeridiana a porte chiuse. Solite cure (allungamento, rinforzo muscolare e piscina) per i convalescenti - Diego Milito su tutti, ma anche Vanden Borre e Rubinho -; lavoro di scarico in palestra per chi ha giocato al “Picchi”. Tra questi, un po’ a sorpresa, Matteo Ferrari, operato lo scorso 17 dicembre di ernia addominale e già in grado di disputare un tempo - senza problemi di sorta - nel 3-3 in terra labronica.

“Sono soddisfatto, il mio è stato un recupero lampo - comincia, in una sala stampa semideserta causa maltempo, il centrale afro-ferrarese -. Ringrazio il prof. Sansonetti, il dottor Costantino e tutto lo staff del Genoa: di solito i tempi per questo genere di operazioni sono decisamente più lunghi; io, a venti giorni dall’intervento, ho potuto giocare 45’ e sarò disponibile per sabato. Come è possibile? Mi sono messo in testa una tabella, ho passato il Natale a lavorare intensamente e sono riuscito a rimettermi in sesto. Ovvio, non sarò al cento per cento, ma sono contento così”.

Giove Pluvio e prato di Marassi permettendo, sabato col Torino di Bianchi e Amoruso il rientro del numero 13 rossoblù non sembra dei più agevoli: “Sarà una partita difficile, sono una squadra in ripresa, hanno cambiato allenatore, hanno cambiato spirito e ci terranno a ripartire bene. Troveranno però di fronte un Genoa in salute, con una gran voglia di ricominciare, che giocherà in casa e che di fronte al proprio pubblico ha sempre fatto grandi prestazioni”.

Prestazioni che, a due turni dal giro di boa, hanno trascinato i rossoblù ai piani nobili della classifica, dai quali Ferrari non intende affatto sloggiare. “Siamo sesti - continua il difensore ex Roma - e delle cinque che ci precedono solo la Fiorentina e la Juventus sono riuscite a metterci sotto. Era giusto all’inizio parlare di salvezza, ma arrivati a questo punto dobbiamo guardare soltanto avanti, non più indietro: ora l’obbiettivo è quello di migliorarci”.

Dello stesso avviso, il presidente Enrico Preziosi. Di ritorno da Dubai e atteso (forse) oggi a Pegli, nei giorni scorsi il patron genoano ha ribadito la ferma volontà di crescere e trattenere Milito. Ieri - nella giornata in cui la meteora Brivio è tornata ufficialmente al Vicenza (dove sarà raggiunta da Forestieri) -, da Milano, il collega dell’Inter Massimo Moratti gli ha fatto in qualche modo eco, definendo quello del Principe di Bernal un “nome buono per riempire i giornali”. Per l’obbiettivo di Ferrari e Preziosi, senza dubbio meglio così.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 8 gennaio 2009)

martedì 6 gennaio 2009

La Befana porta il Genoa a Livorno e il Doria di nuovo a Bogliasco

GENOVA - Lunedì agli antipodi per Genoa e Sampdoria, coi rossoblù a sgobbare a Pegli e i blucerchiati a godersi un giorno di riposo. Non perdono tempo, Rubinho e compagni, anche perché l’esordio in campionato nel 2009, fissato per sabato 10 gennaio alle 18, è già alle porte. Col Torino che incombe, Gian Piero Gasperini ha torchiato i suoi per più di due ore in una seduta pomeridiana mista di partitelle, addestramenti tecnici e palestra. Nessuna nuova dal fronte infermeria: Gasbarroni e Palladino hanno continuato a lavorare a parte alla stregua del sorvegliato speciale Diego Milito. Come previsto, i tre non saranno disponibili per l’amichevole epifanica di Livorno: la partenza della Freccia Rossoblù per la Toscana è fissata per questa mattina alle ore 9,15, il fischio d’avvio all’“Armando Picchi” alle 15.

Sempre alle 15, ma di giovedì pomeriggio - non di mercoledì come inizialmente comunicato - avrà inizio la sgambata infrasettimanale in casa Doria. In vista del doppio impegno in trasferta contro Udinese e Roma (prosecuzione, quest’ultima, della nona giornata), sul green del “Mugnaini”, i ragazzi di Walter Mazzarri affronteranno la Lavagnese, formazione ligure di metà classifica del girone A della Serie D. La ripresa delle sedute, intanto, è fissata a Bogliasco per questo pomeriggio e sarà preceduta dalla conferenza stampa di Claudio Bellucci.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 6 gennaio 2008)

lunedì 5 gennaio 2009

La letterina blucerchiata: che regalo vorresti per la Sampdoria 2009?

GENOVA - Campionato, Coppa Uefa, Coppa Italia. Malgrado l’avvio di stagione non sia stato dei più rosei, la Sampdoria si trova ancora in piena corsa su tutti i fronti. Col nuovo anno e la sessione invernale del calciomercato alle porte, mai come oggi dall’avvio dell’era-Garrone, la rosa blucerchiata necessita a metà campionato di alcuni importanti ritocchi, almeno un elemento per reparto. Vediamo dove e perché.

Cinque difensori sono pochi. Per una retroguardia a tre, che necessita di centrali puri, sarebbe opportuno avere un ricambio per ruolo; il Doria, con Accardi, Bottinelli, Campagnaro, Gastaldello e Lucchini non lo ha. E non si spiega il motivo visto che a gennaio 2008, senza coppe europee di mezzo, venne ceduta una sesta scelta (Bastrini) e ne venne acquistata un’altra (Miglionico), mentre la scorsa estate, partiti Sala e lo stesso Miglionico, è arrivato il solo Bottinelli. L’argentino - ormai è certo - resterà in patria per via dei rinomati problemi burocratici della moglie: Boca Juniors e San Lorenzo sono in prima fila per assicurarsene le prestazioni, Marotta preferirebbe con la formula del prestito. Appurati i guai fisici che attanagliano spesso e volentieri Lucchini e - soprattutto - Campagnaro, urgono allora due rinforzi, un destro e un mancino: gente come Raggi (quasi preso dal Palermo), Cribari (Lazio), Moras (Bologna), Da Costa (Fiorentina) e Rivas (Inter) potrebbe fare al caso doriano.

In tema di effettivi, a centrocampo le cose vanno meglio. Sulle fasce ci siamo: piena fiducia a Pieri e Padalino, a discapito del duo Ziegler-Stankevicius, assuefatto a riserva e nulla più. In mezzo, col nuovo anno, capitan Palombo rientrerà a pieno regime e risolverà parecchi problemi in chiave d’impostazione. Fuori luogo era parso il nome dello svincolato Mutarelli (infatti passato al Bologna) perché Delvecchio, Franceschini e Dessena - seppur a corrente alternata - garantiscono polmoni, dinamismo e qualche gol. Gol che - Stoccarda a parte - sono mancati a Sammarco, un lontano parente di quello ammirato la scorsa stagione. Il baby serbo Krsticic - peraltro operato per una lesione al menisco - è ancora troppo acerbo mentre Bonanni sarà ceduto in Serie B. E allora, a proposito di cadetteria, che ne direste di un ritorno del gioiellino Andrea Poli, oggi in prestito al Sassuolo, oppure di Gaël Genevier, regista francese del Pisa?

Dall’attacco emergono i casi più spinosi. Posto che Cassano non si tocca e che Bellucci ha bisogno di tempo per ritrovare lo smalto di qualche mese fa, rimangono Fornaroli e Bonazzoli. El Tuna - nonostante un fisico poco incline alla battaglia - il feeling con la porta avversaria pare averlo nel sangue, è giovane e merita altre chance: Mazzarri potrebbe buttarlo nella mischia con maggior continuità e potrebbe essere ripagato con gol pesanti (guardalinee permettendo, vedi Derby). Dal canto suo, con tutto il rispetto per il professionista, l’ariete di Asola, all’ombra della Lanterna, ha ormai fatto il suo tempo: cambiare aria (si parla di ChievoVerona e Reggina) gioverà a lui e alla Samp. Al suo posto, se l’atalantino Floccari (richiesto l’estate scorsa, valutato 10 milioni) resta un sogno proibito, uno come Giampaolo Pazzini (Fiorentina) potrebbe rigenerarsi, mentre Pellissier (Chievo), Rocchi (Lazio) e Balotelli (Inter) restano validissime alternative, anche se - per un motivo o per l’altro - difficilmente praticabili.

Non è da escludere poi, l’ingaggio di un trequartista che permetta al tecnico di San Vincenzo l’utilizzo del caro 3-4-2-1. Il vecchio pallino interista Jimenez e il livornese Diamanti i nomi sul taccuino di Marotta, che a gennaio non ha mai fatto sorprese. Sarà questa la volta buona?

Ora però il nome fatelo voi, uno solo, la sorpresa che vorreste nella calza della Befana blucerchiata, indicando il calciatore che vorreste al Doria a gennaio, magari spiegandone la motivazione e l’inserimento tattico. Il più votato sarà eletto come il sogno di mercato dei tifosi sampdoriani: chissà mai che il presidente non vi ascolti…

Federico Berlingheri
(Goal.com, 6 gennaio 2009)

venerdì 2 gennaio 2009

Passate le feste, si torna al lavoro: Palombo in gruppo, Milito da valutare

GENOVA - Capodanno di lavoro (quasi) al gran completo per la Sampdoria; ultimi spiccioli di ferie per il Genoa. Alle 16 di ieri, a dieci giorni dal rompete le righe, il gruppo di Walter Mazzarri (eccezion fatta per gli argentini Bottinelli e Campagnaro e l’uruguayano Fornaroli) si è ritrovato sotto il gelido sole del “Mugnaini” per il primo allenamento del 2009. Al tecnico di San Vincenzo, il nuovo anno ha portato in dote Angelo Palombo: dopo aver forzati i tempi di rientro - pagando il dazio di saltare il Derby - e gli straordinari bogliaschini durante le feste, il capitano blucerchiato è pronto per tornare tra gli abili e arruolabili e riprendere in mano le redini della mediana doriana già a partire dalla sfida del “Friuli” contro l’Udinese.

Ultimo giorno di vacanza, invece, per la truppa rossoblù, il cui ritorno al “Signorini” di Pegli è fissato per questo pomeriggio. In vista del prossimo impegno casalingo contro il Torino, Gian Piero Gasperini dovrà in primis valutare le condizioni di Diego Milito - sempre alle prese con l’infiammazione ai retti femorali -, mentre potrà contare sui rientranti Mesto e Roman, in ripresa dai rispettivi guai muscolari. Restando in tema di convalescenti, nel pomeriggio di ieri come del resto per buona parte della sosta, Ferrari, Paro e Palladino hanno sudato al Centro Riattiva di Chiavari sotto gli occhi attenti del dottor Costantino e del rieducatore Barbero: i programmi riabilitativi procedono senza intoppi; i tempi di recupero per il centrale ferrarese e per l’ala partenopea si stanno riducendo sensibilmente.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 2 gennaio 2009)