lunedì 27 ottobre 2008

Primavera: Doria in testa, Genoa a rilento

GENOVA - Tre partite, tre vittorie, nove gol fatti, neanche uno subito: sono numeri da grande quelli della Sampdoria Primavera di Fulvio Pea. Primi in classifica nel proprio girone insieme con la Juventus, i Campioni d’Italia in carica, seppur profondamente rinnovati, non stanno tradendo le attese della vigilia e sabato, dopo aver steso Parma (0-4) e Sassuolo (3-0), hanno fanno un solo boccone pure del Grosseto (battuto 2-0 a domicilio: vantaggio di Frittita e zampino finale del solito Marilungo, già quattro reti in soli tre match).

Procede invece a rilento il cammino del nuovo Genoa di Luca Chiappino. Falcidiati dagli infortuni e orfani del fuori-rosa Perelli, i giovani rossoblù non sono andati oltre a tre pareggi in altrettante partite: quello a reti bianche arrivato sabato scorso alla “Sciorba” contro l’Empoli è infatti il terzo punticino racimolato dopo l’1-1 inaugurale con il Modena (con gol in rimonta della stellina El Shaarawy) e lo 0-0 in casa del Torino.

Federico Berlingheri

sabato 25 ottobre 2008

Ancora un acquisto verdestellato: a Sestri arriva Gadau

GENOVA - Siamo ormai a fine ottobre, ma il calciomercato della Sestrese non si ferma. Sarà per via dell’ultimo posto in classifica, sarà per la miseria di due punti racimolati in otto giornate, sarà per una vittoria che non arriva da tanto, troppo tempo; fatto sta che, dopo il recente ingaggio dell’ex portiere genoano Andrea Ivaldi, i verdestellati comprano ancora: l’ultimo acquisto in ordine di tempo si chiama Alessandro Gadau, centrocampista mancino classe ’81.

Nato ad Alghero, cresciuto nel florido vivaio dell’Atalanta e reduce da un’altalenante stagione di C2 divisa a metà tra Caravaggese e Celano, Gadau può vantare una presenza in Serie B con la maglia del Cagliari (a Marassi contro il Genoa, stagione 2000-01) e sarà a disposizione di mister Maisano già a partire dalla delicatissima sfida contro il Cuneo. Si gioca domani pomeriggio al “Piccardo” di Borzoli, fischio d’inizio alle 14,30.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 25 ottobre 2008)

venerdì 24 ottobre 2008

Promossi & Bocciati di Partizan-Sampdoria (Coppa Uefa)

Cassano: Inventi le mie forme, lo stile è quello tuo. Renato Zero è il suo cantante preferito, Renato Zero per provare a descrivere le gesta di un Campione che sa dimostrarsi grande anche fuori dai confini tricolore. Prova da capitano, piglio da leader e solita classe innata. Arrossisci un po’ ma non vuoi più mandarmi via, inventi la poesia. Voto 8

Bonazzoli: Fiducia, fiducia e ancora fiducia. La merita, Emiliano. Il bomber di Coppa (quinto centro in Uefa e quarto posto di sempre nella storia dei cannonieri europei della Sampdoria, dietro a mostri sacri come Vialli, Mancini e Lombardo) è fatto così: timido, introverso, di poche parole. E, nonostante le spalle larghe, portato a scoraggiarsi. Ma quando trova la serata giusta, sa essere devastante. Gioca - bene - a tutto campo, saltando, sgomitando, appoggiando, non mollando un centimetro fino al momento del cambio e della meritatissima standing-ovation dello spicchio di Sud trasferitosi a Belgrado. Voto 7,5

Diarra: Sa pungere, ha buon feeling con la porta e non lo smentisce nemmeno stasera. Malgrado le caratteristiche siano quelle della seconda punta, il venticinquenne senegalese regge da solo il peso dell’attacco del Partizan. Voto 6,5

Bottinelli: Dopo mezza partita sbagliata, c’era già qualcuno pronto a pagargli un biglietto aereo e a rispedirlo a Buenos Aires. Sbagliando. Cresce di gara in gara, il biondo Jonathan. Gioca d’anticipo, rude ed efficace: una sola sbavatura non pregiudica una prestazione da accorta sentinella. Voto 6,5

La mentalità blucerchiata: Quando si dice una mentalità vincente… Da trasferire con urgenza al campionato. Voto 9

Moreira: Un nome che rievoca le prosperose sinuosità della brasileira Juliana, valletta che fu di Mammucari. E, per fortuna del Doria, nulla più. Voto 5,5

Accardi: Siamo in Europa, no? E allora: waiting for the real Peter. Voto 5,5

Il gol di Dessena: Il sorridente Daniele sceglie proprio la serata giusta per timbrare il primo centro in maglia blucerchiata. Una rete per la platea e utile come una Vivident Xylit® prima di un appuntamento galante; una rete da vedere e rivedere, da dedicare all’adorata fidanzata; una rete che riscatta una prestazione cominciata male in cabina di regia - più casinista di Delvecchio: tutto detto - e conclusa in crescendo, da mediano tutto corsa e grinta qual è. Voto 8

Jovanovic&Miljkovic: Son ragazzi, verrebbe da dire, ma buona fetta della sconfitta grobara ce l’hanno sul groppone loro. Difensori giovanissimi - classe ’88 il primo, ’90 il secondo - avranno entrambi tempo e modo di crescere. Intanto, il Doria sentitamente ringrazia. Voto 4,5

Federico Berlingheri
(Goal.com, 24 ottobre 2008)

giovedì 23 ottobre 2008

Impresa Uefa: la Sampdoria espugna Belgrado

Bella di notte, bella d’Europa. Con una prova convincente e autoritaria, la Sampdoria torna al successo (che mancava da più di venti giorni), espugnando il caldo terreno di gioco del Partizan di Belgrado. Lo fa per 2-1, con pieno merito, in virtù dei bei gol di Bonazzoli - sempre più bomber a dodici stelle - e Dessena, cominciando col piede giusto l’ostico girone C di Coppa Uefa e facendo il pieno di entusiasmo in vista del campionato.

In campo - Col Bologna alle porte, Walter Mazzarri risparmia dall’inizio Gastaldello, Sammarco, Pieri e Bellucci; spazio allora a Lucchini (squalificato domenica), in difesa con Accardi e Bottinelli, Dessena play-maker, Ziegler sulla mancina e Bonazzoli al fianco di capitan Cassano. Il Partizan campione di Serbia e dominatore in patria si schiera con un offensivo 4-2-3-1: mister Jokanovic, ex colonna del Tenerife, punta tutto sull’estro di Tosic, nazionale indigeno classe ’87, e sulla rapidità del senegalese Diarra.

Si gioca - Ci si conosce poco, ci si studia. E la gara stenta a decollare. Il Doria non pare affatto intimorito dalla tutt’altro che amichevole accoglienza della Città Bianca. Fa girare bene palla, tiene in mano la manovra, ma non punge. Ci pensa allora il solito, sontuoso Antonio Cassano - più leader che mai - a scaldare la contesa. Siamo al 21’ e Peter Pan, servito sulla destra da Stankevicius, decide di cambiare marcia: dribbling, tunnel e Jovanovic è presto uccellato, cross in mezzo all’area, Delvecchio tira sporco e Bonazzoli insacca col tacco. 0-1 meritato e reazione-Partizan che non si fa attendere. È il razzente Diarra a creare maggiori grattacapi ad Accardi e compagni, impotenti e ingenui, al minuto 33, nel lasciarlo infilzare centralmente la retroguardia blucerchiata e vederlo insaccare l’1-1. Ora è tutto più veloce, le palle-gol non mancano, da una parte e dall’altra. Sul finire del tempo Delvecchio e Bonazzoli falliscono il raddoppio, che arriva puntuale ad inizio ripresa. Stankevicius - dopo aver salvato sulla linea un batti e ribatti a ridosso di Castellazzi - centra dalla destra, il neoentrato Miljkovic diviene un involontario assist-man per Dessena, che si beve il solito Jovanovic e firma con classe l’1-2. Poi, tanti cambi, nessun effetto: contro un Partizan squadra - solo - dalla metà campo in su, la Sampdoria soffre il giusto e ribatte, controllando con tecnica, nervi e carattere. Ma finisce così, giusto così.

La chiave - L’assetto blucerchiato. Cassano con una vera punta accanto acquista maggiore incisività. Lo aveva dimostrato contro l’Atalanta, lo ribadisce in questa lieta serata balcanica, agevolato da un Bonazzoli bravissimo a giocare di sponda e nel creare varchi. Il 3-5-2 - è evidente - offre più possibilità, soluzioni offensive e, d’ora in avanti, Mazzarri dovrebbe farne un proprio chiodo fisso.

La chicca - Manco a dirlo, l’azione del Peter Pan blucerchiato in occasione del primo vantaggio doriano. Un’accelerazione imprevedibile, mix di classe e potenza, stile campionato 2007-08, stile Udine e derby di ritorno; accelerazione in grado di sbloccare il risultato su un prato non facile per nessuno.

Top&Flop - Di Cassano s’è già detto abbastanza. Epico Bonazzoli, pimpante Bellucci e geometrico Franceschini. Da rivedere il distratto Accardi, lontano parente dell’elegante mastino che sa essere. Nel Partizan note di merito per Diarra, il mediano Juca e la stellina Tosic. Tragicomiche le imprese di Jovanovic e Miljkovic.

Federico Berlingheri

Tabellino

Partizan-Sampdoria 1-2

Marcatori: 21’ Bonazzoli, 33’ Diarra, 55’ Dessena

Partizan (4-2-3-1): M. Bozovic 6,5; Stefanovic 5,5 (46’ Miljkovic 4,5), Jovanovic 4,5, Knezevic 5,5, Obradovic 5,5; Fejsa 6 (65’ Lazic 5,5), Juca 6,5; Tosic 6,5, Moreira 5,5, Paunovic 5,5 (56’ Bogunovic 5,5); Diarra 6,5. All. Jokanovic 5,5

Sampdoria (3-5-2): Castellazzi 6,5; Lucchini 6, Accardi 5,5, Bottinelli 6,5; Stankevicius 6, Delvecchio 6,5 (72’ Sammarco 6), Dessena 6, Franceschini 7, Ziegler 6,5; Cassano 8 (61’ Bellucci 6,5), Bonazzoli 7,5 (87’ Fornaroli s.v.). All. Mazzarri 7

Arbitro: Cortez Batista 6

Ammoniti: Lucchini, Obradovic, Juca, Accardi


(Goal.com, 23 ottobre 2008)

mercoledì 22 ottobre 2008

Contro il Partizan, la "prima" a Belgrado

GENOVA - Contrariamente a quanto si possa pensare (e a ciò che scrive il sito ufficiale della Uefa) la Sampdoria giocherà domani sera a Belgrado per la prima volta nella sua storia. Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Portogallo, Svezia, Germania Est, Romania, Belgio, Svizzera, Norvegia, Germania Ovest, Principato di Monaco, Polonia, Inghilterra, Bulgaria, Spagna, Slovacchia, Francia, Croazia e Lituania: questi, dal ’62 ad oggi, i paesi stranieri in cui i blucerchiati sono scesi in campo nelle manifestazioni europee (Champions League, Coppa Coppe, Uefa ed Intertoto). Mai in Serbia.

La mitica e infuocata trasferta di Coppa Campioni contro la Stella Rossa Belgrado - unico incrocio del Doria, fino a quello di domani col Partizan, con una formazione serba - si giocò infatti in Bulgaria, non nell’allora capitale della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, minata dalla guerra fratricida che la stava sconvolgendo.

La sera del 1° aprile 1992, il quinto e penultimo turno del girone A si disputò sul “neutro” - si fa per dire - del “Georgi Asparuhov” di Sofia; oltre 32 mila spettatori (in un impianto che ne poteva contenere 25 mila!), di cui 1500 stoici doriani. Fu partita epica, quella, certamente da top-ten nell’immaginario delle sfide più belle ed entusiasmanti da quando è nata l’U.C. Sampdoria: in un clima che definire ostico sarebbe poco, Katanec, un’autorete di Vasiljevic e Mancini ribaltarono il vantaggio biancorosso di Mihajlovic e permisero alla banda di Boskov di staccare quasi con certezza assoluta un biglietto per la finalissima di Wembley.

Federico Berlingheri
(Goal.com, 22 ottobre 2008)

venerdì 17 ottobre 2008

Spirito Mazzarri: «In campo con un'anima sola»

BOGLIASCO (GE) - “Io sono tranquillo. Penso si possa fare la nostra partita e si possa vincere contro qualsiasi squadra, sia in casa sia fuori”. Walter Mazzarri guarda al Milan (arbitrerà il barlettano Damato) e al prosieguo della stagione della sua Sampdoria senza alcuna paura né timore reverenziale per chicchessia. Non si fa condizionare, il tecnico blucerchiato, dalla classifica (“ora non conta; la guardo soltanto per avere ancora più stimoli”) e da quello zero alla voce vittorie in campionato. Sale allora nella sala stampa del “Mugnaini” di Bogliasco carico, sereno e fiducioso, malgrado i rossoneri siano - parole sue - “tutti fenomeni” e fare la formazione di questi tempi non rappresenti un’impresa da poco.

“Si fa presto a fare la conta - comincia l’uomo di San Vincenzo -. Accardi e Dessena sono squalificati, Campagnaro e Palombo sono indisponibili; Pieri è in dubbio e sarà valutato nelle prossime ore, Bellucci invece non è ancora pronto per i novanta minuti. E poi ci sono quelli reduci dagli impegni con le nazionali: Ziegler è tornato ieri, stanco ma sta bene, e Stankevicius lo avrò a disposizione soltanto oggi, gli parlerò e valuteremo insieme”. Dire quindi che la situazione non sia delle più rosee pare un eufemismo, ma Mazzarri non sembra tipo da scoraggiarsi: “Non mi sono mai pianto addosso, ho sempre allenato i ragazzi che ho a disposizione con la convinzione che chi entra non debba far rimpiangere gli altri. Ora, in questo momento di difficoltà, ci sono possibilità per tutti, le possibilità di dimostrarmi che sbagliavo a non metterli in campo”.

Niente scuse, niente alibi causa assenze. Occorre la mente sgombra, occorre quello spirito capace di portare il Doria a giocarsela - e a vincere - contro chiunque. “Ne sono convinto: siamo un blocco granitico - continua il mister toscano -, che crede in ciò che dico, che lotta, che prima di mollare deve farsi passare sopra dall’avversario, un po’ come l’anno scorso. Dal primo degli attaccanti al portiere deve andare in campo una sola anima, l’anima dei colori che rappresentiamo; dobbiamo stare attenti ad ogni particolare, tutti dovranno correre, dare una mano, dare tutto ciò che hanno in corpo: se così sarà, si farà una partita da Sampdoria e magari, se anche gli episodi favorevoli cominceranno a girare dalla nostra parte, si potrà fare un risultato positivo”.

La speranza è di cominciare a farlo già a partire da domenica, a Milano, contro i rossoneri di Kakà e Ronaldinho, per mettere la freccia ad un inizio in salita e magari ripetere l’exploit meneghino (1-2 griffato Maggio-Delvecchio) dello scorso 19 marzo. “Metterei cinque firme solo per rifare il campionato della stagione scorsa... Scherzi a parte, l’anno passato a San Siro ci fu un importante esodo di nostri tifosi e spesso la loro presenza in massa ci ha fatto bene. So che domattina saranno qui a Bogliasco ad incitarci e a Milano saranno in tanti. Li ringrazio già da ora e spero di dar loro le soddisfazioni che hanno dimostrato di meritare”.

Federico Berlingheri
(Goal.com, 17 ottobre 2008)

martedì 14 ottobre 2008

14 ottobre 1993 - 14 ottobre 2008: grazie ancora Paolo

Il più grande Presidente della storia della Sampdoria - e non solo - se ne andò esattamente quindici anni fa, nella mattinata di quel mite 14 ottobre del 1993, nella sua cameretta dell’ospedale Galliera. Aveva 63 anni. Pochi mesi prima, in quell’estate di quindici anni fa, regalò al suo Doria, oltre a David Platt e Chicco Evani, un certo Ruud Gullit, allestendo una squadra forse più forte di quella Campione d’Italia nel ’91. Se fosse rimasto lui, la Genova blucerchiata che tanto amava avrebbe forse potuto gioire per un altro Scudetto. Ma chi può dirlo… Il Presidente non rimase.

Se ne andò in quel triste giorno d’ottobre e, insieme a lui, se ne andò un pezzo di Sampdoria. Quella stessa Sampdoria che, nell’estate del ’79, raccolse mesta in B e riportò gagliarda in massima serie tre stagioni più tardi, insieme con Renzaccio Ulivieri. Il Marziano Alviero Chiorri, Sandro Scanziani - artefice numero uno della promozione dell’82 -, il giovane difensore Luca Pellegrini, l’irlandese Liam Brady, lo striker Trevor Francis, l’enfant prodige Roberto Mancini pagato a peso d’oro: furono questi i primi tasselli di un sontuoso mosaico, creato ad arte per rendere grande la Sampdoria. In quella squadra, anche grazie a quel prezioso direttore sportivo che si rivelò il dottor Borea, arrivarono poi lo Zar Pietro Vierchowod, Fausto Pari, Salsanin Salsano, Turbo Moreno Mannini, Charlie-Champagne Souness e, soprattutto, quel Luca Vialli da Cremona, ricciolino poco più che ventenne, sbarbatello ma già campione. E arrivò anche il primo trofeo della storia blucerchiata. Era la notte del 3 luglio del 1985 quando capitan Scanziani sollevò, in un torrido cielo estivo, dopo poco meno di cinquant’anni (e per la prima volta nel secondo dopoguerra), la Coppa Italia al “Luigi Ferraris”.

Era dal lontano ’37, infatti, anno in cui gli antenati genoani vinsero la stessa manifestazione, che Genova - matrigna che tanto, troppo ha impiegato per dedicargli una via - non vedeva vincere niente; era dal lontano ’37 che una squadra genovese non inseriva un trofeo nella propria bacheca. Dopo quasi cinquant’anni, dopo quel 12 agosto del 1946 che vide nascere l’U.C. Sampdoria, il più grande Presidente della storia blucerchiata riuscì a conquistare una Coppa con la “c” maiuscola. E questo fu solo l’inizio. Oltre a quella Coppa Italia, ottenuta battendo nella doppia finale il Milan di Nils Liedholm, vinse, permise ai suoi capitani di alzare altri cinque trofei: altre due Coppe Italia (1988 e 1989), una Coppa delle Coppe (1990), lo Scudetto (1990-91) e una Supercoppa Italiana (1991), affidandosi alla direzione tecnica dello zingaro del pallone Vujadin Boskov; aggiungendo ad un già collaudato telaio, i vari Hans Peter Briegel, Toninho Cerezo, the Wall Pagliuca, Beppe Dossena, Amedeo Carboni, Popeye Lombardo, lo sloveno Srecko Katanec, il sovietico Alekseji Mikhaijlichenko, e chi più ne ha più ne metta. Conquistò - in totale - sei coppe in neanche quindici anni; ne perse due che bruciano ancora. Berna, Wembley, quel fatal Barça di Johan Cruyff, l’arbitro tedesco Schmidhuber, la bomba di Ronald Rambo Koeman: luoghi, attimi, nomi, termini scolpiti nella memoria di tutti i sampdoriani, i più grandi rimpianti della storia blucerchiata. Ma i sampdoriani dimostrarono di saper perdere, sempre.

Insegnò molto alla tifoseria del Doria, ne divenne il padre, affettuoso, sempre prodigo di consigli e di rimproveri; fu esigente spesso e volentieri. Chiedeva sportività, rispetto per l’avversario, del pubblico ospite. Era un calcio a misura d’uomo il suo; un calcio che non aveva nulla a che vedere con quello moderno, che quasi certamente, anzi di sicuro gli sarebbe estraneo. Sportività, lealtà e rispetto sono termini che, oggi, in questo pazzo e corrotto mondo pallonaro del Terzo Millennio, riecheggiano come belle utopie, facili illusioni. Il più grande Presidente della storia della Sampdoria, parafrasando uno striscione degli Ultras Tito Cucchiaroni, esposto al “Bentegodi” prima di Chievo-Samp nel decennale della sua scomparsa, non insegnò “calcio”. Insegnò ai sampdoriani - che in tanti lo hanno ricorderanno oggi, nei pressi della strada che dal luglio 2004 gli è stata intitolata - un vero e proprio stile di vita; quello stile che, ancora oggi, a quindici anni esatti dalla sua morte, porta con orgoglio il nome di Genova in giro per l’Italia, per l’Europa, per il Mondo. E questo anche grazie a lui. Grazie Paolo. Grazie Paolo Mantovani.

Federico Berlingheri
(Goal.com, 14 ottobre 2008)

domenica 5 ottobre 2008

La Primavera di Pea si gioca la Supercoppa

GENOVA - Per forza ringiovanita e perciò quasi totalmente rinnovata, la Sampdoria Primavera di Fulvio Pea è chiamata questa mattina all’ennesimo appuntamento importante, storico. I Campioni d’Italia e detentori della Tim Cup di categoria scenderanno in campo sul prato della “Sciorba”, ore 11,30, per giocarsi con i pari età dell’Atalanta (sconfitti lo scorso aprile proprio nella doppia finale di Tim Cup) la quinta edizione della Supercoppa Primavera Tim. Per Fiorillo e compagni c’è la ghiotta opportunità di conquistare il terzo trofeo nel giro di neanche sei mesi e cominciare col piede giusto un 2008-09 in cui non sarà semplice confermarsi ad alti livelli.

Federico Berlingheri

venerdì 3 ottobre 2008

Bonazzoli sempre più bomber di Coppa

GENOVA - Primo Gianluca Vialli, secondo Roberto Mancini, terzo Attilio Lombardo, quarto Emiliano Bonazzoli. Oltre ad essere divenuto primatista assoluto di reti blucerchiate in Coppa Uefa (4), con il tris di marcature rifilato, tra andata e ritorno, ai lituani del FBK Kaunas, il centravanti mantovano si è momentaneamente piazzato alle spalle dei tre più grandi cannonieri sampdoriani nelle Coppe europee.

20 centri per Vialli, 11 per Mancini, 9 per Lombardo; Bonazzoli con 4 gol (il primo è datato 24 novembre 2005, Halmstad-Sampdoria 1-3) ha così raggiunto Toninho Cerezo, Vincenzo Montella e Francesco Palmieri in quarta posizione. Subito dietro, a quota 3, Claudio Bellucci, anch’egli, al pari dello stesso Bonazzoli, di Cassano e di Fornaroli (2 reti a testa per loro), ancora in piena corsa per entrare di diritto nella storia a dodici stelle della Sampdoria.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 5 ottobre 2008)

mercoledì 1 ottobre 2008

Sfatato il tabù: la Sestrese pareggia ma esce dalla Coppa

GENOVA - Prosegue, senza soluzione di continuità, il momento-no della Sestrese. I verdestellati di Beppe Maisano, pareggiando per 1-1 il terzo e ultimo match del gironcino a tre di Coppa Italia, sono stati eliminati dalla competizione ad opera del Sestri Levante. Al “Piccardo” di Borzoli, al vantaggio corsaro di Marci, siglato ad inizio ripresa, ha risposto Cammarosano alla mezz’ora; ma il primo pari dopo sette sconfitte di fila (cinque in campionato e due in Coppa), buono per spirito e morale, non è bastato per passare il turno: a sorridere sono così i rossoblù di Adriano Buffoni, qualificati con 4 punti alla fase successiva e primi in classifica in campionato.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 2 ottobre 2008)