mercoledì 9 aprile 2008

La seconda giovinezza di "Nick Piede Caldo"

Lo chiamavano Nick Dinamite. O meglio ancora Nick Piede Caldo. Soprannomi, nomignoli da spaghetti-western più che da campi di calcio. Eppure Nicola Amoruso da Cerignola o da San Giovanni Rotondo che dir si voglia - l'incertezza sul luogo di nascita contribuisce ad aggiungergli quel non so che da misterioso gringo -, anziché frequentare saloon, trangugiare alcol o sfidare a duello qualche pistolero messicano, ha sempre avuto un altro vizio: il gol in canna. Sui campetti della provincia foggiana, con la divisa del Trinitapoli, o al Nord, con la maglia blucerchiata della Primavera della Sampdoria, poco cambiava; la caratteristica peculiare del longilineo e tecnico centravanti restava la stessa. Reti a grappoli. Erano i primi anni '90. Nicola, moretto ricciolino classe 1974, poco più che un ragazzino.

In Liguria, dalle giovanili - in cui spopolava in coppia con un altro “bimbo d'oro”, Claudio Bellucci -, il successivo passo alla prima squadra fu abbastanza breve. L'allora direttore tecnico Sven-Göran Eriksson lo inserì in pianta stabile nella rosa che, trascinata da uno stratosferico Ruud Gullit, si classificò al terzo posto a fine stagione '93-94 e conquistò l'ultima Coppa Italia, la quarta. Ma andiamo con ordine. Andiamo al 12 dicembre di quell'anno sportivo, quando Amoruso si tolse la soddisfazione di esordire in Serie A, alla tenera età di diciannove anni da poco compiuti.

A spalancargli le porte della massima serie fu un infortunio dello sfortunatissimo Mauro Bertarelli, che indusse il mister di Torsby a gettarlo nella mischia al minuto 22 del primo tempo di Inter-Sampdoria, nel sontuoso palcoscenico di San Siro. Una “prima” alla Scala del calcio non è da tutti. Peccato, però, che quel 3-0 che il Doria subì sotto i colpi inferti da Battistini, Jugovic (autorete) e Bergkamp guastò la festa al giovane debuttante. La prima autentica cartuccia non tardò comunque ad essere sparata. Partì dal piede destro qualche tempo più tardi, il 6 febbraio '94, alla quarta presenza di Nick tra i “grandi”: subentrato nella ripresa a Lombardo, la punta pugliese pose il sigillo sul definito 6-2 col quale i blucerchiati surclassarono a Marassi l'Udinese. Poi, il bis siglato il 17 aprile ancora tra le mura amiche del “Ferraris” contro l'Inter ed il tris firmato una settimana dopo a Reggio Emilia portarono il bottino di Amoruso a 3 gol in 8 gettoni. Niente male per un baby esordiente, autore più che altro di scampoli, spezzoni di partita.

L'età gli sorrideva; la critica pure. I tifosi già stravedevano per lui, il ragazzo semplice, educato, dalla faccia pulita, dalle gambe lunghe e gracili, il bomber del futuro. La società, guidata dal neo-presidente Enrico Mantovani, decise di mandarlo a farsi le ossa in B, prestandolo alla Fidelis Andria. Stagione '94-95. Si diceva nemo profeta in patria. Fandonie. Il ritorno nel Tacco d'Italia, alla terra d'origine, coincise con un'annata assai prolifica: 34 presenze e 15 centri catalizzarono su Nicola le attenzioni dei maggiori club d'Europa intera. L'anno dopo, a ventuno anni, fu così Serie A, la grande occasione, da titolare, nel Padova, squadra che ne aveva rilevato la comproprietà nell'operazione di mercato che aveva vestito di blucerchiato Balleri, Maniero e Franceschetti. E quello, per Amoruso, fu anche l'anno della definitiva consacrazione da cecchino d'area di rigore, visto che sfondò nuovamente la soglia della doppia-cifra, colpendo in ben 14 occasioni.

Sampdoria e Padova si ritrovarono così a fine campionato con in mano una metà del cartellino ciascuna. Non si accordarono. Si andò alle buste e, a quel punto, si intromise nelle trattative la Juventus, la quale riuscì - caso strano - nell'intento di portarlo subito a Torino, a titolo definitivo. Tra i rimpianti di molti, il Doria lo perse per sempre, ma Nick Piede Caldo, in bianconero - oltre a vincere di tutto - finì più che altro a scaldare le panchine di mezza Europa. E si perse a sua volta. Da golden-boy emergente si tramutò prima in punta di scorta e poi, a partire dall'estate del '99, in un vero e proprio zingaro del pallone italico. Abbandonata la Vecchia Signora, assicurò, nell'ordine, i propri servigi a Perugia, Napoli, ancora Juve, ancora Perugia, Como, Modena e Messina, prima di finire, due estati fa, alla Reggina. Sulla sponda calabra dello Stretto, a quasi trentaquattro anni, rigenerato la scorsa stagione dalla cura-Mazzarri, Amoruso sta vivendo una seconda giovinezza. Segnando ancora parecchio -ma un po' meno rispetto all'ultimo sensazionale campionato -, tornando implacabile bomber, vecchio condor dell'area di rigore, spietato sottoporta come un vero pistolero.

Federico Berlingheri
(Goal.com, 9 aprile 2008)

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