lunedì 23 giugno 2008

Ci mancherai, Francesco

Francesco Flachi, la Sampdoria e i suoi tifosi. Una vicenda vera, vissuta, sincera, stupenda, sofferta. Un’avventura lunga quasi nove stagioni e 111 reti, un’avventura che, con la firma sul nuovo contratto annuale proposto dall’Empoli al fantasista fiorentino, ha scritto in questi giorni l’ultimo, definitivo capitolo.

La storia cominciò la vigilia di Ferragosto del 1999, quando al “Giraud” di Torre Annunziata si disputava Savoia-Sampdoria, prima giornata del girone iniziale di Coppa Italia. Francesco Flachi, allora ventiquattrenne fiorentino di (sole) belle speranze, all’esordio ufficiale con la sua maglia blucerchiata numero 10, segnò una doppietta (subito in gol al 5’ e raddoppio al 22’). Era il Doria del primo anno di Serie B dopo diciassette campionati di massima serie, dopo lo Scudetto del ’91, la finale di Wembley, la Coppa delle Coppe di Göteborg, le Coppe Italia, la Supercoppa italiana; era il Doria di Ventura, di Casale, di Vasari, di Carmine Esposito. L’ambiente, a cavallo del Nuovo Millennio, era in subbuglio, triste, rancoroso, ancora visibilmente scioccato per gli effetti del post-Trentalange, per un’amarissima retrocessione che lasciò scorie indelebili, incancellabili.

E, forse, in quella afosa serata d’agosto non ci si rese perfettamente conto che un campione, un uomo vero giocava la sua prima partita nella squadra che, honoris causa, sarebbe divenuta la “sua”. Alla Sampdoria, da quell’agosto ’99, Francesco Flachi, l’ex fiorentino di belle speranze, sguardo sbarazzino, parlantina facile e 10 sulla schiena, alternò grandi gioie (il ritorno in Serie A, la qualificazione-Uefa) ad amarissime delusioni (promozione svanita per due anni di fila, la truffa-Pane, Lens), momenti lieti, esaltanti (tre su tre nei derby del 2002-03, le splendide rovesciate, il sogno Champions League del 2005) a giorni bui, grigi (lo spettro del fallimento, l’incubo della C nel 2002). Rischiò pure di andarsene, al Monaco (2002) e al Piacenza (2003), ma, per sua ostinata volontà, non se ne fece nulla.

La storia, infatti, non finì. Arrivò la gratificazione della prima - e ultima - convocazione in Nazionale (purtroppo senza giocare); arrivarono i 100 gol in maglia blucerchiata. Ironia della sorte, il centesimo, Francesco lo mise a segno al “Castellani” di Empoli, il 9 aprile 2006, nella domenica delle elezioni politiche che videro “trionfare” l'Unione di Romano Prodi per poco meno di 25 mila voti. Un rigore, ventiquattro ore dopo il giorno del suo trentunesimo compleanno. Fu una ricorrenza amara quella, perché il tiro centrale dal dischetto che batté il portiere azzurro Balli non riuscì ad evitare al Doria la settima sconfitta in otto partite.

Da quel pomeriggio - tra le stagioni 2005-06 e 2006-07 -, Flachi-gol gonfiò la porta avversaria in altre undici occasioni, fu squalificato per due mesi in seguito alla vicenda calcio-scommesse e divenne papà per la seconda volta. Il 21 febbraio 2007 venne poi trovato positivo all’antidoping per cocaina. E il mondo parve crollargli addosso.

La storia cominciata a Torre Annunziata la vigilia di Ferragosto del ’99 si concluse, di fatto, quel maledetto primo pomeriggio di febbraio in cui tutti ci risvegliammo più vecchi e stanchi, amaro in bocca, cerchio alla testa. Francesco, però, non si arrese, non è da lui gettare la spugna. E malgrado i ventiquattro lunghi mesi di squalifica e la rottura con la società, non si ruppe un rapporto, non finì un amore: quello con il pubblico doriano, la sua gente, perché Francesco Flachi, anche se adesso tornerà a giocare per l’Empoli, con una maglia diversa da quella blucerchiata numero 10, non sarà dimenticato. Mai.

Federico Berlingheri
(Goal.com, 24 giugno 2008)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

che dirti, la settimana scorsa ero a portici, ho preso la circumvesuviana per andare a pompei, la ferrovia lambisce il giraud, non c'ero stato né per la coppa ad agosto 99 né per il campionato il 6 gennaio 2000, ricordo quando telefonai e seppi che avevamo perso, ero a lucca. vedendo il giraud mi si è stretto il cuore, che stadiolo, povero il mio doria dove eri finito. ma io avessi potuto sarei andato anche lì.
cassano è cassano, ma due gol come quelli di perugia deve ancora farli. e soprattutto quello del 2-0 al messina, il più importante di tutti.
ciao
s

Federico ha detto...

Così, di getto, direi che segnò Briano, nel secondo tempo. Ricordo che ero al McDonald's di Sestri Ponente e la stavo ascoltando probabilmente su Babboleo. Fu un colpo al cuore, davvero...
Quel Perugia-Sampdoria, notte di Santa Lucia, lo vidi invece dalla sala di casa mia: semplicemente fantastico. Come avrei voluto essere lì...
C'ero, infine, per il più importante di tutti, che mi strappò come non mai dal mio ex seggiolino dei Distinti centrali.
Che ricordi!
Grazie Ste!
A presto,
F.

Anonimo ha detto...

non hai idea del freddo, l'anno prima per la coppa italia (19/12/2002, lo ricordo bene perché la mia metà compiva gli anni e dovette accompagnarmi a pian di massiano) i posti stampa erano al chiuso, poi gaucci li cedette a "gioco calcio", quel 13/12/2003 saremo stati a meno 5, ma il gol del 3-3 mi vien da piangere ancor ora, se lo vedo con "irraggiungibile" di l'aura in sottofondo.
e quel 5 maggio. se penso che i tifosi facevano i boati per i gol di lazio-inter, noi ci giocavamo la pelle, che ce ne fregava. ma alla fine, con mugnai e pochi altri amici, in un bar latteria di piazza carloforte, a ridere fino alle lacrime, era passata, anche quell'incubo era finito.
flachi non posso pensarlo come un ex. ha fatto degli errori? e chi no ne fa. ma mi ha dato emozioni come altri pochi. e questo conta.
ciao
s
s

Federico ha detto...

La notte del 17 maggio 2003, dopo la sua doppietta con la fascia da capitano al braccio, mi lasciai andare ad un pianto liberatorio. Avevo le stampelle e zero capelli in testa. Non riesco ancora a comprendere che cosa provai in quel momento in cui tornammo in A. Rabbia, gioia, dolore, sofferenza, malinconia, amore? Non so; so solo che non li dimenticherò mai. Francesco e quel pianto.
Ciao
F.