domenica 1 marzo 2009

Cassano e gli assist a Pazzini: «Spero di farlo andare in Nazionale»

GENOVA - Segna e fa segnare. Incanta e trascina. Semplicemente Antonio Cassano. Dopo la splendida vittoria sul Milan, il Peter Pan di Barivecchia torna a parlare, concedendosi ai microfoni e alle telecamere di Sky. Lo fa, come di consueto, col sorriso sulle labbra e con la solita schiettezza che qui a Genova abbiamo imparato ad apprezzare da oltre un anno e mezzo. Antonio la butta lì, secca, come è nel suo stile.

Pazzini, i gol e gli assist. «Questo qui fa i gol. Ci mancava peso in avanti e con lui lo abbiamo acquistato». Il questo qui in questione, per il numero 99 blucerchiato, si chiama Giampaolo Pazzini, arrivato a gennaio dalla Fiorentina e già al sesto centro con la maglia del Doria, il quinto in campionato (l'altro l'ha segnato in Tim Cup, a Udine), peraltro il quarto consecutivo su suggerimento di Cassano. Che ammette, soddisfatto: «Gli assist da soli servono a poco, se poi la Samp non segna. L'importante è che vengano concretizzati in gol. A lui basta soltanto mettere la palla buona: Giampaolo è bravo e ha dimostrato di saperla buttare dentro... Un assist ancora più importante mi auguro però di farglielo fra due o tre mesi, aiutandolo finalmente ad arrivare in Nazionale».

Azzurro. Già, la Nazionale. Fantantonio - come sempre - ci spera ma non se ne fa un cruccio: «Lippi ha detto che le porte sono aperte per tutti; se si aprisse una porticina anche per me sarei contento, altrimenti andrei prima in vacanza. Vogliono rassicurazioni? Io non devo rassicurare nessuno, dico le cose che penso. Se una persona mi si pone bene e mi dice le cose in faccia, io non ho nessun problema. Non devo certo cambiare per piacere agli altri, sono fatto così».

Beckham. Chiusura dedicata al vecchio compagno ai tempi di Madrid, quel David Beckham con cui aveva dato vita ad un curioso siparietto subito dopo l'1-0 doriano. «In campo gli ho detto che era entrata di mezzo metro - racconta Antonio -. Comunque, di mezzo metro o di un centimetro, è buono lo stesso. Scherzi a parte, David è un mio amico e mi sono fatto dare la sua maglia. Mi fa piacere averla perché è una delle poche persone del periodo di Madrid che mi è rimasta nel cuore. È un ragazzo umile, eccezionale: uno così può giocare fino a 38 anni e non mi stupisco che stia facendo bene anche in Italia».

(Sampdoria.it, 1° marzo 2009)

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