L'emergenza criminalità, gli incidenti mediatico-diplomatici tra i due paesi, le due Nazionali nello stesso girone all'Europeo austro-elvetico. Oggi in Italia, per un motivo o per l'altro, la Romania è un po' sulla bocca e sulla penna di tutti. Al Genoa, dei tanti connazionali di Vlad III di Valacchia, noto ai più come il Conte Dracula, transitati negli ultimi tempi per il “Pio” di Pegli - Mihalcea, Nastase, Sava, Niculescu -, il senese Paul Costantin Codrea resta senz'altro il più importante e apprezzato. Forse - anzi, sicuramente - perché rispetto alle effimere apparizioni dei suoi colleghi romeni, dal gennaio 2001 al gennaio 2003, il giovane ma già nazionale regista di Timisoara riuscì a mettere insieme con la maglia del Grifone 50 presenze e due gol in campionato, più due gettoni in Coppa Italia. E avrebbe potuto collezionarne molte di più se, il 10 giugno 2001 - ultima giornata di una stagione che senza il suo arrivo avrebbe potuto prendere pieghe drammatiche -, in uno scontro con l'allora cagliaritano Suazo, non si fosse gravemente infortunato ad un ginocchio.
La frattura, il conseguente intervento e la lunga riabilitazione, gli consentirono di tornare in campo soltanto il 23 dicembre successivo, ironia della sorte proprio a Cagliari. Intanto, dal suo sbarco in rossoblù dall'Arges Dacia di Piteşti, si erano succeduti un sacco di allenatori - il duo Magni-Carboni, Bruno Bolchi, l'altro duo Scoglio-Onofri - e, di lì a poco, sarebbe toccato ad Edy Reja, che - come tutti gli altri - non poté esimersi da schierarlo titolare. Tecnica sopra la media, buon calcio, ottima visione di gioco, in un Grifo dallocostiano salvo grazie al ritorno di Onofri ma assai spennacchiato, il piccolo Paul sapeva fare la differenza. Anche per questo, nel gennaio 2003, con il Genoa ancora una volta a barcamenarsi nelle zone pericolanti della graduatoria cadetta, Nube che corre pensò bene di cederlo al Palermo così come aveva fatto con l'altro pezzo pregiato Marco Carparelli, venduto all'Empoli. Mosse, queste, che consentirono ai rossissimi conti rossoblù di rifiatare, ma che al disperato Vecchio Balordo di Torrente e Lavezzini non permisero di agguantare la salvezza.
Federico Berlingheri
(Il Giornale, 7 dicembre 2007)
venerdì 7 dicembre 2007
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