venerdì 11 gennaio 2008

Il 1999-2000 di tre laziali d'oggi nell'ultimo Genoa del secondo millennio

Tutti insieme, neanche troppo appassionatamente. Genoa 1999-2000: Delio Rossi in panchina, Massimo Mutarelli a sgobbare in mezzo al campo, Christian Josè Manfredini a calcare la corsia mancina. S'intrecciarono nell'ultimo Grifone del secondo millennio le storie di tre laziali di oggi che - escluso, almeno in parte, Mutarelli - in rossoblù transitarono senza lasciare tracce e memorie positive.

Stagione '99-00 - dicevamo -, stagione in cui Gianni Enrico Scerni assunse in prima persona la presidenza dal dimissionario Massimo Mauro. L'ultimo proprietario genoano indigeno, ovvero il patron che sarà ricordato in modo nefasto per l'opinabilissima introduzione di una riga bianca tra il rosso e il blu nello stemma della società, per aver tramutato in un rosso quasi scarlatto i tradizionali calzoncini blu marino e per la cessione del pacchetto azionario a Nube che corre Dalla Costa, ingaggiò il tecnico riminese con l'ambizione di rilanciare la squadra dopo il deludente dodicesimo posto dell'annata precedente. Principale artefice del miracolo-Salernitana - condotta in Serie A per la prima volta nella storia del club campano - ma reduce da un doppio esonero dalla stessa guida granata, il trentanovenne Delio Rossi sbarcò a Genova con entusiasmo e idee fin troppo chiare: si portò in dote un rigidissimo credo tattico d'attacco, offensivista, à la Zeman, perseverandolo con ostinazione in campo e fuori e difeso a spada tratta con modi non sempre pacati, malgrado i risultati tardassero ad arrivare. Un presumin - come si definisce dalle nostre parti - irritante e quasi insopportabile, una pretensione che finì per scontentare un po' tutti, lo spogliatoio in particolare e i senatori in prima linea, mai troppo convinti dei metodi di lavoro del nuovo e giovane mister.

E infatti, dopo un buon avvio nel gironcino di Coppa Italia, il rinnovato Grifone, in cui prezioso si rivelò il contributo del baby incontrista comasco Mutarelli - prelevato l'anno prima dall'Atalanta - e meno, molto meno quello del discontinuo e velleitario moretto mancino Manfredini - acquistato in estate dal Cosenza -, finì per barcamenarsi fin dal principio nelle zone pericolanti della graduatoria. Nonostante un Mino Francioso al solito trascinatore e bomber implacabile, tra una delusione e un'altra - mitigate dal pareggio in extremis firmato Gennarino Ruotolo nel derby del 22 ottobre '99 -, tra i malumori della tifoseria e dell'intero ambiente, la contestazione scoppiò il 5 dicembre al termine dell'1-1 casalingo contro la derelitta Fermana, al punto che Rossi si dichiarò disponibile a rimettere il mandato nelle mani del presidente. Alle parole, però, non seguirono i fatti, perché il “buon” Delio parve risollevare le proprie sorti e quelle del Vecchio Balordo acciuffando due vittorie (a Brescia e in casa col Savoia) a ridosso della sosta natalizia e un'altra (a Marassi contro il Treviso) il giorno della prima Epifania degli Anni 2000. Un fuoco di paglia. La rinata fenice genoana si tramutò ben presto in un'effimera chimera: nelle cinque partite successive (Ravenna, Napoli, Ternana, Vicenza e Pescara), in chiusura del girone d'andata e in apertura di quello di ritorno, il Genoa conquistò soltanto due miseri pareggi, uscì con le ossa rotte (3-1) da una sorta di spareggio-salvezza andato in scena all'“Adriatico” e scivolò al quart'ultimo posto. La vendetta degli ex rossoblù Vukoja e Giampaolo costò cara all'ex pescarese Rossi, a cui venne dato il benservito.

Il 14 febbraio 2000 l'esperto Bruno Maciste Bolchi ne raccolse così l'eredità, assumendo il timone del Grifo, riportandolo nei piani nobili della classifica, vincendo la stracittadina (0-1, Carparelli) e rinfocolando qualche speranza-promozione. Nello sprint finale, l'apporto degli attuali biancocelesti non bastò: Mutarelli - che rimarrà fino al 2002 e si toglierà la soddisfazione di segnare in un derby - mise lo zampino nel successo sulla Pistoiese e nel pari col Brescia; Manfredini - prima di essere ceduto al Chievo, dove si consacrerà e sfiorerà l'azzurro - firmò invece il 3-2 in rimonta sul Ravenna. Tutto vano. Le sorti genoane erano ormai segnate: il '99-00 rossoblù si concluse con un sesto posto in chiaroscuro, cinque lunghezze dietro i cugini blucerchiati, quinti avviliti ad un punto dalla Serie A.

Federico Berlingheri
(Il Giornale, 11 gennaio 2008)

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