Leggo che, questo pomeriggio, il giudice sportivo dottor Gianpaolo Tosel - assistito da Stefania Ginesio e dal rappresentate A.I.A. Eugenio Tenneriello - ha squalificato per una giornata quattordici calciatori. Tra questi Simone Perrotta. Si nota nel comunicato ufficiale dal sito della Lega Calcio: “Perrotta Simone (Roma): per essersi reso responsabile di un fallo grave di giuoco”. A parte l’espressione “giuoco” - suvvia: siamo nel 2008! -, non trovate qualcosa di strano o di anomalo in questa motivazione?
Io sì: l’omissione della pallonata rifilata dallo stesso Perrotta sul volto dell’empolese Antonini, subito dopo l’espulsione comminata da Gava. Per quale motivo, quindi, al giudice sportivo e ai suoi fidi collaboratori è sfuggito un gesto simile, gesto chiaramente antisportivo e pertanto da sanzionare con uno stop di almeno due turni? Il motivo - ahimé - non lo si comprende. Così come non si riesce a capire il pressoché totale - e volontario - silenzio dei media nazionali di fronte ad immagini televisive assai evidenti.
Allora, a mente fredda, viene da chiedersi: e se lo avesse fatto Antonio Cassano? Sedia elettrica, vergine di Norimberga o puntura letale? Nessuno - dico, nessuno -, a differenza della vera e propria gogna mediatica riservata al Peter Pan blucerchiato, ha stigmatizzato il comportamento di Perrotta, né tanto meno ha suggerito di non convocarlo in Nazionale o consigliato di escluderlo dalla lista dei ventitré ad Euro 2008.
Ecco cosa diventa difficile sopportare: il doppiopesismo dell’opinione pubblica e, ancora di più, delle istituzioni sportive. Siamo in Italia, d’accordo, il paese del sospetto, degli scandali e delle contraddizioni, ma tutto ciò non deve costituire un alibi, una giustificazione alle disfunzioni e alle irregolarità. Sarebbe giunta finalmente l’ora, anche in Italia, di uniformare giudizi e punizioni, a partire proprio dal mondo del calcio. È poi così complicato, dottor Gianpaolo Tosel?
Federico Berlingheri
martedì 25 marzo 2008
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