Marassi. 14 settembre 2002. Sampdoria-Lecce 4-2. È nata una stella. Chi in quella serata genovese non la pensò così scagli la prima pietra. Ispirato, guizzante, imprendibile, durante quei novanta minuti il poco più che ventunenne torinese Andrea Gasbarroni, all'esordio in campionato con la maglia blucerchiata numero 77, diede letteralmente spettacolo e segnò al salentino Generoso Rossi una doppietta memorabile. Appena giunto in prestito dalla Juventus, al termine di una stagione positiva in C1 nel Varese di Mario Beretta, il neotecnico doriano Walter Novellino adattò il giovane trequartista al suo consolidato 4-4-2 e lo gettò subito nella mischia. Per Andrea si spalancarono così le porte della fascia destra.
E Gasba, nell'inedito ruolo di ala, non steccò la prima mettendo immediatamente in mostra la tecnica, il dribbling fulminante e la classe cristallina ammirate da sempre negli anni delle giovanili bianconere e confermate a Varese. Peccato, però, che dopo l'exploit d'inizio campionato, la stella nata quel 14 settembre non brillò con la stessa costanza. Insieme con Novellino imparò molto, ma era troppo immaturo, esile, fragilino per imporsi. Aveva poco più che vent’anni, scarsa continuità. Alcuni guai fisici e la concorrenza di Valtolina e Zivkovic fecero il resto. A fine stagione 21 le presenze collezionate, soltanto due le marcature, quelle dell'esordio contro il Lecce. La Samp andò in A; Gasbarroni restò in B trasferendosi all'ambizioso Palermo di Zamparini.
In Sicilia, dove prima Silvio Baldini e poi Francesco Guidolin corroborarono entrambi la felice intuizione tattica di Novellino di schierarlo esterno destro, Gasba trovò - forse nella prima e unica volta in carriera - la continuità necessaria per disputare ben 39 presenze, segnare 6 gol ed ergersi a protagonista della promozione rosanero. Fece così bene che la metà del suo cartellino venne riscattata dalla società palermitana senza però che la Juventus ne perdesse l'altro cinquanta per cento. Ma, nonostante quest'iniezione di fiducia, la stagione successiva, la sua prima in massima serie e quella della possibile agognata consacrazione, l'eterna promessa piemontese stentò parecchio tanto da esser sorpassato nelle gerarchie del tecnico di Castelfranco Veneto da Santana e Brienza.
La troppa panchina alla corte di Guidolin indusse quindi Gasbarroni a cambiare aria; e a riaccoglierlo a braccia aperte, durante la sessione invernale del calciomercato, ci pensò la Sampdoria del suo maestro Novellino. Eravamo nel gennaio 2005. A distanza di un anno e mezzo dal primo addio, il tecnico di Montemarano ritrovò un ragazzo sì più maturo e determinato ma con il cruccio di due stagioni prima: Gasbarrincha - su cui vanta diritti d’autore il professor Buonaccorsi, docente di Storia del teatro e dello spettacolo dell'Università di Genova - grandi colpi ma zero costanza. Alla fine, il Doria in bilico tra Champions e Uefa, per un punto, andò in Uefa e, pur non incantando, l'ala di Torino mise lo zampino nella cavalcata del quinto posto grazie a due segnature decisive contro Chievo (vittoria per 1-0) e Parma (1-1) nelle 11 apparizioni racimolate.
A fine stagione però, non fu riscattato. Ancora in comproprietà tra Palermo e Juventus, Andrea fece nuovamente rotta nel capoluogo siciliano dove intanto era giunto Gigi Del Neri. Durante il ritiro di Folgaria, il mister di Aquileia lo provò come ala destra nel suo collaudato 4-4-2 ma il desiderio dell'ex allenatore del Chievo era uno soltanto: riavere a disposizione in quel ruolo Franco Semioli. Nella trattativa avviata con i dirigenti clivensi, Zamparini tentò quindi di inserire proprio Gasbarroni come contropartita tecnica ma l'affare non andò in porto per motivi economici. E nelle ultime ore utili per concludere trasferimenti, viste le pressanti richieste del d.g. Beppe Marotta, la società rosanero optò per mandarlo per la seconda volta in prestito alla Sampdoria.
Stagione 2005-06: Gasba 3, la rivincita. In realtà, a parte quattro realizzazioni da incorniciare contro Vitória Setúbal in Coppa Uefa, Reggina, Palermo e Milan in campionato, non si consumò alcuna rivincita: si rivide il solito Gasbarroni da montagne russe, alti e bassi, tanto fumo e poco arrosto - ma che arrosto, ad esempio, nel ritorno con gol dell'ex al Barbera! - in una stagione blucerchiata un po’ per tutti sciagurata, conclusa mestamente nella parte destra della graduatoria. Nell’estate del 2006, l'ultimo addio. Le strade di un matrimonio consumato per ben tre volte e conclusosi in altrettanti divorzi sembrano essersi definitivamente separate. Gasba, abbandonato dalla Juve, venne ceduto - prima in comproprietà nell'operazione-Simplicio e poi, la scorsa estate, a titolo definitivo - dal Palermo al Parma. E oggi, in Emilia, tra grandi lampi e lunghe pause, la stella ad intermittenza nata quella sera di settembre del 2002 fatica ancora a brillare con costanza.
Federico Berlingheri
mercoledì 5 marzo 2008
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