Lunga, dura, faticosa. Estenuante. E pure bagnata. Alla fine meritata. La Sampdoria Primavera sbanca Bergamo e si aggiudica ai calci di rigore la Tim Cup di categoria. Ci sono voluti infatti più di 210 minuti per decidere le sorti della doppia finale tra i ragazzi di Fulvio Pea e l’Atalanta di Alessio Pala, e, alla lunga, ha trionfato la formazione più convinta delle proprie - notevoli - individualità.
Sotto la pioggia battente dell’“Atleti Azzurri d’Italia” la contesa è fin da subito assai equilibrata, ancora incerta visto il pareggio a reti bianche dell’andata. Davanti al folto pubblico che affolla le tribune del vecchio “Brumana”, pochi i sussulti del primo tempo e tutti nel finale: Gian Bianco coglie il palo da calcio piazzato (41’), Tobia Fusciello incorna a lato sugli sviluppi di un traversone dalla sinistra (44’).
La ripresa si apre con un cambio doriano: Mustacchio rileva Eramo sulla corsia di destra, difendendo e spingendo come un ossesso e con lo stesso costrutto. L’Atalanta, dal canto suo, trascinata da un sontuoso e intermittente Bonaventura, pare aver trovato la quadratura del cerchio. Ma al 56’ la possibile svolta si materializza quando Fusciello stende Poli in area di rigore. Il direttore di gara Guida non ha dubbi; dagli undici metri si presenta Marilungo, il quale, davanti a Andreoletti, spara malamente in Curva Nord. Prendono coraggio allora i baby nerazzurri. Ci prova al 68’ il neoentrato Spampati: Fiorillo vola in corner. Escono Scappini e Fusciello, entrano forze fresche come Gabe Ferrari e Serigne Gueye. La solfa, però, non cambia, con la Dea più intensa in mediana e biancocerchiati velleitari in avanti. Il Doria ha un solo sussulto nel finale: all’87’, Signori non trova il guizzo negli ultimi metri e si va così ai supplementari.
Spompate, anche per via del prato reso a pantano, le due contendenti non tirano comunque i remi in barca. Ora i più convinti paiono gli ospiti anche per via dell’uscita dal campo del sempre pericoloso ma impreciso centravanti nerazzurro Marconi (102’). Due minuti più tardi si fa male il capitano doriano, Lanzoni, costretto anch’egli ad uscire. Entra Sembroni, Koman si prende la fascia. Lo stesso Sembroni rischia l’autogol ad una manciata di minuti dai penalty: Fiorillo risolve di petto. Anche i secondi 15’ terminano con un nulla di fatto. Due ore di gioco non bastano a decidere quale bacheca avrà in bella mostra la coppa.
Lotteria dei rigori quindi. Vince Fiorillo, grillo verdecerchiato, si supera su Locatelli e Perico; i centri di Barbetti e Cerea si rivelano inutili perché per il Doria segnano tutti: Poli, Koman, Signori e infine Bianco. Le lacrime di gioia dell’esterno mancino, al cospetto della cinquantina di tifosi del Doria giunti in terra orobica, dicono tutto, valgono più di mille battute di tastiera; e fanno esplodere la festa. Festa meritata.
Dopo gli ormai lontani trionfi al Torneo di Viareggio (1950, 1958, 1963, 1977), il palmares del settore giovanile blucerchiato, a secco di trofei di primo piano da più di trent’anni, torna così a rinfrescarsi. Merito di mister Fulvio Pea, del suo staff, dei suoi ragazzi; merito soprattutto della società, sempre accorta e premurosa nei confronti del proprio vivaio.
Federico Berlingheri
(Goal.com, 12 aprile 2008)
venerdì 11 aprile 2008
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