sabato 19 aprile 2008

Siena-Genoa, tra passato, presente e futuro

Il passato è legato al ricordo, il presente è prosaico e ateo, il futuro è il regno della poesia, delle attese, delle speranze, delle possibilità e della casualità. Si potrebbe raccontarla con Feuerbach la sfida nella sfida di domani pomeriggio al vecchio “Rastrello” di Siena. La sfida nella sfida è quella dei tre ex genoani che, insieme col romeno Codrea, militano oggi tra le fila dei bianconeri toscani di Mario Beretta.

Dei tre, il passato è Daniele Portanova; il suo ricordo riaffiora lontano, nient’affatto piacevole. La parentesi rossoblù del trentenne difensore romano - diffidato, ammonito contro la Lazio e perciò squalificato - è datato 1998. Era un Genoa d’azzardo quello. Era il Genoa di Scerni&Mauro, del diesse Rosati, del gruppo-Fermana, dei giovani di - sole - belle speranze. Uno di questi, l’aitante Daniele, conquistò fin da subito la fiducia di Bepi Pillon. Si spiegano con la stima dell’allenatore di Preganziol le 8 presenze da titolare tra Serie B e Coppa Italia in avvio stagionale, presenze che divennero più rade con l’esonero dello stesso Pillon a vantaggio di Gigi Cagni. Col baffuto mister bresciano, la vita genovese del baby Portanova si fece più dura al punto da permettergli di disputare poco meno di cinque minuti nel prosieguo di campionato, prima di partire alla volta di Avellino e non fare mai ritorno.

Manuel Coppola è invece il presente. Presente perché genoano sino lo scorso gennaio e ancora tutto genoano; prosaico perché mediano materialistico, concreto e pragmatico; ateo perché in aperto contrasto con l’ortodossia gasperiniana. Un’ottantina di partite tra A, B e C1 onorando la divisa rossoblù e combattendo per la causa del Genoa, scudiero del centrocampo di due promozioni consecutive: il cuore e il piglio del rasato Manuel erano, sono quelli da Grifo. La Nord, d’altronde, stravedeva, anzi, stravede tuttora per lui. Gian Piero Gasperini, dopo l’ultima strepitosa annata cadetta, un po’ meno. Preferendogli ora Juric ora Paro, ora Milanetto ora Konko, il tecnico di Grugliasco aveva infatti messo il romanaccio col 5 sulla schiena ai margini, nel dimenticatoio delle comode poltrone della panchina o della Tribuna d’onore di Marassi. Scavalcato nelle gerarchie della linea mediana da tutti i pari ruolo, di comune accordo con la società, Coppola finì così nella terra del Palio, in comproprietà, proprio come Forestieri qualche tempo prima.

Poesia, attese, speranze, possibilità, casualità: Fernando Martin Forestieri, il futuro. Son senza sole le strade di Rosario dove, come Ernesto Che Guevara, El Topa vide la luce il 16 gennaio del 1990. Topa, deriva da topador, scavatrice in spagnolo, nomignolo attribuitogli per via della sua notevole forza fisica a dispetto di una corporatura minuta che lo accompagna da sempre. Lo accompagna da quando, bimbo prodigio, venne preso nella cantera santafesina del Newell’s Old Boys: il piccolo Fernando, di ruolo trequartista, il pallone lo accarezzava già come fanno i fenomeni, e il Boca, che di fenomeni se ne intende, non ci mise molto ad accaparrarselo. I Xeneizes se lo portarono a Baires con l’augurio di farne un pilastro dell’avvenire gialloblù; glielo strappò invece Enrico Preziosi, in seguito a un lungo braccio di ferro, a cavallo tra il 2005 e il 2006. A sedici anni e due giorni, Forestieri sbarcò al “Signorini” di Pegli. E, al Genoa, cominciò a stupire. Subito adottato dalla tifoseria, nel gennaio 2007, il fantasista italo-argentino bagnò con un inutile centro all’“Adriatico” di Pescara l’esordio in prima squadra; un mese più tardi, fece le fortune della Primavera di Torrente vincitrice del Viareggio. Poi, più nulla. D’estate, come un fulmine a ciel sereno, l’improvviso distacco. Addio o arrivederci? Saprà risponderci il futuro, regno della poesia, delle attese, delle speranze, delle possibilità e della casualità.

Federico Berlingheri
(Il Giornale, 19 aprile 2008)

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