sabato 10 maggio 2008

Il ritorno di Behrami, eroe dei due mondi

Diciotto anni e un mese. Quando Valon Behrami, kosovaro di etnia albanese, sbarcò a Genova aveva pressappoco quell’età. Correva la stagione 2003-04 e quel giovane esterno destro ingellato e ossigenato che veniva dal Lugano fece subito parlare di sé: grande facilità di corsa, fisico asciutto ma potente, buona tecnica e temperamento da vendere, il tutto ad onta di un passaporto che dicesse 1985. Malgrado tali premesse, con la maglia del Genoa addosso, Behrami giocò la miseria di 24 partite prima di passare in prestito al Verona e di finire alla Lazio, dapprima in comproprietà e poi a titolo definitivo. Domani, dopo più di un mese di assenza per l’ennesimo infortunio patito in questi anni, il rientro in campo del laterale laziale in campionato coinciderà proprio con un suo ritorno a Marassi. Per l’occasione, la sua storia - non solo genoana - vale la pena di essere raccontata.

Kosovka Mitrovika, oggi capoluogo dell’omonimo distretto della neonata - e autoproclamata - Repubblica autonoma del Kosovo, lo vide nascere mentre ancora faceva parte della Federazione jugoslava. Dopo la morte di Tito, sul finire degli anni Ottanta, le prime persecuzioni nei confronti degli abitanti di quella regione, per la maggior parte albanesi, ad opera del presidente serbo Milosevic indussero Ragip Behrami ad emigrare in Svizzera in cerca di un lavoro e di un futuro certo. Nel 1990, Stabio, piccolo comune elvetico del Canton Ticino, accolse Ragip, la moglie Halime la sua signora e i loro bimbi Valentina e Valon, tre anni in meno della sorella. L’ambientamento non si rivelò dei migliori se si pensa che ci volle quasi un lustro prima di poter ottenere un permesso di dimora. Nel frattempo, il piccolo Valon, antesignano di Forrest Gump, correva, correva e ancora correva. Faceva atletica, era un mezzofondista in erba. Ma il richiamo del pallone superò di gran lunga quello delle piste ovali. I primi calci nello Stabio, poi il passaggio al Chiasso e quello al Lugano con l’esordio nella Challenge League svizzera: la carriera di Behrami era in progressiva ascesa tanto da suscitare l’interesse di grandi club europei tra cui Inter e Liverpool.

Nell’estate del 2003, con il supporto dell’Udinese, se lo accaparrò invece il Genoa, dove i tecnici Donadoni e De Canio gli diedero la congrua fiducia in rapporto alla tenera età. Passato - come detto - al Verona di Ficcadenti per fare gavetta, Valon esplose letteralmente; il presidente Preziosi, però, ritrovatosi in C, fu costretto a non poter puntare su di lui e lo cedette alla Lazio. Da quel sacrificio rossoblù, per il kosovaro-albanese elvetico d’adozione, un po’ ala e un po’ terzino, una sequela impressionante di infortuni ma anche qualche - enorme - soddisfazione: il gol alla Turchia che regalò la fase finale di Germania 2006 alla “sua” Svizzera e l’assai recente gioia maturata nei minuti di recupero dell’ultimo derby della Capitale, aperto - ahilui - da una sua sciagurata topica e chiuso da una sua memorabile rete sotto la Nord. Gratificazioni, queste, che, guai fisici permettendo, per Behrami eroe dei due mondi - rossocrociato e biancoceleste - non resteranno isolate.

Federico Berlingheri
(Goal.com, 11 maggio 2008)

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