domenica 15 giugno 2008

Nell'Europeo degli ex genovesi, ridono solo gli olandesi volanti

Dopo un Mondiale 2006 vinto grazie ad un sampdoriano d’antica data come Marcello Lippi, sembrava, almeno sulla carta, che quello austroelvetico del 2008 potesse essere l’Europeo più rossoblucerchiato di sempre. Cassano da una parte, Borriello dall’altra promettevano di giocarsi al meglio le proprie carte da outsider azzurri, salvo poi risvegliarsi con Fantantonio sempre in panca al fischio d’inizio e il bel Marco innanzitutto rossonero e poi perennemente agghindato di tuta a bordo-campo.

Non sarà certo solo per questo che quest’Italia traballante rischia di non superare nemmeno il primo girone, ma le scelte tecniche di un altro ex rossoblù, Roberto Donadoni, hanno lasciato parecchio a desiderare. Metabolizzata l’amara indigestione Oranje (3-0 senza appello), contro la Romania ci hanno pensato un tap-in di un genoano del passato come Christian Panucci (34 presenze e 4 reti tra il ’92 e il ’93) e un rigore parato da un mai taciuto cuore a tinte rosse e blu come Gigi Buffon a tenerlo ancora in corsa, anche se forse, per accedere ai quarti, non basterà. D’altronde, che il commissario tecnico di Cisano Bergamasco non fosse proprio un mago della panchina a Zena lo si era già intuito nell’estate del 2003, quando il presidente Preziosi lo scelse in qualità di mister del Grifone appena ripescato in cadetteria: tre partite e tre sconfitte in campionato, altre tre sfide in Coppa Italia, di cui una non giocata dal Livorno - per via degli sviluppi del caso-Catania e dell'allargamento della B a 24 squadre - e vinta perciò a tavolino, un pareggio, una sconfitta. Questo, più il “successo” nel Trofeo Spagnolo strappato proprio a quel Catania compare di ripescaggio, il magro bottino genovese di Donadoni, prima di essere esonerato in fretta e furia e sostituito da De Canio. Meglio, decisamente meglio, quello del suo vice Mario Bortolazzi, uno che, grazie a 284 presenze e 18 gol, del Genoa ha fatto la storia: peccato che un “secondo” non abbia troppa voce in capitolo...

Restando in tema di vice e nel girone C, liquidate Italia e Francia, prosegue col vento in poppa la rotta dell’Olanda di Marco Van Basten e del suo fido assistente John Van’t Schip, già ammessa trionfalmente ai quarti. Ala spesso adattata in mediana, canadese di nascita ma di famiglia neerlandese, il biondo Johnny giocò nel Grifone di Spinelli per quattro stagioni (119 gettoni e 11 reti, tra cui quella nel derby del 20 aprile ’95, Genoa-Samp 2-1) dal ’92 al ’96. Non ci giocò mai André Ooijer, esperto difensore arancione e acquisto col botto preziosiano nella calda estate 2005, terrorizzato - a ragione - dall’imminente caduta del Vecchio Balordo nell’Inferno della C1. Nello stesso periodo in cui Van’t Schip appendeva le scarpe al chiodo e tornava in patria, dopo un solo campionato blucerchiato, il tulipano nero Clarence Seedorf lasciava il Doria per il Real: lui, agli Europei, ha detto “no, grazie” perché un ruolo da comprimario - che Van Basten gli prospettava - non avrebbe proprio potuto accettarlo.

Così come un altro ex doriano, il tricolore Fabio Quagliarella (42 presenze condite da 14 marcature nel 2006-07), ha accettato invece di partire dalla panchina il rumeno Paul Codrea, oggi al Siena, un altro transitato dalle nostre parti e avversario azzurro nel girone C. Riserva all’esordio con la Francia e subentrato dopo un’ora a Cociş, l’ex regista del Genoa del Professor Scoglio (52 apparizioni da 3 gol dal gennaio 2001 al gennaio 2003) ha saputo conquistarsi un posto da titolare nelle strategie anti-Italia di Piturcă, giocando pure bene. Non è bastato, invece, giocare bene all’esterno destro elvetico-kosovaro Valon Behrami (24 partite in rossoblù proprio ai tempi di Donadoni e De Canio): con due sconfitte su due incontri, la sua Svizzera padrona di casa - che ha ignorato il blucerchiato Ziegler - ha già alzato bandiera bianca.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 15 giugno 2008)

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