venerdì 21 novembre 2008

Zenga, il Doria e quel maledetto 20 aprile '95

Sfrontato, sfacciato, spavaldo, protagonista sempre e comunque. Ciuffo sbarazzino a parte, Walter Zenga, allenatore del sorprendente Catania di questo avvio di stagione, non è mai cambiato. Walter, il milanes di viale Ungheria che ha allenato in mezzo mondo, che escogita schemi a dir poco anticonformisti e che litiga in diretta tv con Varriale, è rimasto lo stesso di quando era Uomo Ragno; di quando, numero uno tra i numeri uno - lontano da biciclette di Maria De Filippi e commenti tecnici a Mamma Rai -, volava reattivo da un palo all’altro difendendo la porta dell’Inter, della Nazionale, della Sampdoria. Già, della Sampdoria.

Due campionati brevi ma intensi, dal ’94 al ’96, allorché fu chiamato da Enrico Mantovani a sostituire il rivale di sempre, quel Gianluca Pagliuca che gli aveva preso il posto prima in azzurro e poi nella Beneamata. In blucerchiato arrivò, a braccetto dell’ex compagno e amico Riccardo Ferri, a trentaquattro primavere suonate, col solito contagioso entusiasmo da guascone ma senza lo smalto dei giorni andati. Grande sodale dei Gemelli, Zenga non aveva mai nascosto simpatie doriane e non ci mise molto ad ambientarsi dalle parti di Bogliasco. Vialli non c’era, Mancini, Vierchowod, Mannini, Lombardo sì, in panchina sedeva Eriksson: era il Doria fresco trionfatore nella quarta Coppa Italia e orfano di Gullit, ripartito controvoglia alla volta della Milano rossonera. Ironia della sorte, il 28 agosto ’94, ci pensò proprio il Tulipano dalla testata di dread a dare all’Uomo Ragno il primo dispiacere blucerchiato: un suo colpo di testa pareggiò allo scadere il vantaggio di Mihajlovic e trascinò ai rigori la sfida di Supercoppa Italiana, persa nella “sua” San Siro proprio dagli undici metri.

Il campionato del titolarissimo Walter e della Samp tutta principiò comunque in modo eccellente, salvo poi - malgrado il ritorno del figliol prodigo Gullit - concludersi a giugno ’95, tra alti e bassi, all’ottavo posto in classifica, ovvero fuori dall’Europa. Quell’atmosfera a dodici stelle - d'altronde - era già volata via il 20 di aprile. Sciaguratamente. Marassi, Sampdoria-Arsenal, semifinale di Coppa delle Coppe, Walter Zenga sulla graticola. La storia di quell’“uscita a vuoto” purtroppo la si conosce: andata ad “Highbury” 3-2, Mancini fa 1-0, Wright pareggia, entra il pivellino Bellucci e in un batter di ciglio segna una doppietta incredibile. 3-1 e biglietto per Paris-“Parc des Princes” in tasca direte voi. Nient’affatto: sotto la Sud, a due giri d’orologio dal fischio finale dell’austriaco Grabher, una beffarda punizione del biondissimo Schwarz aggira una barriera approssimativa e sorprende il tutt’altro che incolpevole Uomo Ragno. 3-2, supplementari, penalty, Seaman fa il fenomeno su Mihajlovic, Jugovic e Lombardo, Zenga solo su Merson e i Gunners di Houston volano in finale.

Il finale dell’avventura doriana del portierone meneghino sembrava invece scritto dopo l’estivo crack al ginocchio sul green della “Sciorba”. Agosto ’95, diagnosi impietosa, intervento negli USA e forfait lungo sette mesi. Per buona parte della stagione seguente, nella porta del Doria si alternarono Pagotto e Sereni; l’Uomo Ragno però - in barba ai trentasei anni e agli 883 - non l’avevano ancora ucciso. Nell’aprile del ’96, Zenga si riprese guantoni e maglia da titolare: nelle sue ultime sette partite in Serie A prima di chiudere a Padova (B) e nel Massachusetts (Major League statunitense), quattro vittorie a porta inviolata contro Bari, Inter, Juve e Milan e paratone a go-gò, inutili ai fini della qualificazione-Uefa ma buone per la memoria dei tifosi blucerchiati, che domenica se lo ritroveranno da avversario al “Ferraris” per la seconda volta. La prima? Il 2 settembre 2005, l’amichevole pre-campionato Sampdoria-Stella Rossa finì 2-0. Altri tempi, altra storia, una delle tante di quel simpatico sbruffone giramondo chiamato Walter Zenga.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 21 novembre 2008)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Federico, innanzitutto grazie per lo scambio di link col mio blog ,questa settimana cercherò di toccare il tema derby che da simpatizzante doriano (sono interista) è una sfida che sento molto. Su Zenga, mio primo idolo d'infanzia, ti sei preso un bel rischio: di questi tempi ricordargli le uscite sbagliate lo fa un pò arrabbiare (vedi Varriale). ad ogni modo a un personaggio come l'uomo ragno non gli si può non voler bene, pure quando fa qualche svarione!