sabato 7 marzo 2009

Sergio Volpi, non sarà mai una domenica come le altre

C'era tutto un infinito di fortezza sicura, di volontà determinata e indomabile nella dedizione fissa e intrepida e pronta di quello sguardo. Coraggioso, indomito, ostinato come il melvilliano Achab al cospetto di Moby Dick. Lo sguardo è quello di Sergio Volpi, per tutti il Capitano. Domenica al Dall'Ara, le strade del suo Bologna e della Sampdoria - che sua lo è stata per sei stagioni, 231 partite ufficiali e 24 gol - si intrecceranno ancora. Per Sergio e per tutti coloro che in quelle sei stagioni lo hanno apprezzato e sostenuto non potrà essere una domenica come tutte le altre.

Un predestinato. Che Volpi fosse una sorta di predestinato lo si capì ben presto. Voluto fortemente dal suo mentore Walter Alfredo Novellino, chiamato a ricostruire una squadra che potesse cercare il ritorno in A, il mediano di Orzinuovi approdò al Doria dal Piacenza nell'anno della rifondazione, 2002/03. Beh, Sergio non ci mise molto ad ambientarsi: prima partita ufficiale (18 agosto 2002, Samp-Siena di Coppa Italia), primo gol e fascia di capitano subito al braccio dopo l'uscita di Francesco Flachi. Una fascia che, di battaglia in battaglia, imparò ad onorare proprio in quell'annata memorabile e che per altre quattro sarebbe restata indiscutibilmente sua.

Faro. Schivo e taciturno nella vita di tutti i giorni, lottatore mai domo sul prato verde. La promozione in A (condita da 8 reti e dal tre su tre nei derby) e la seguente ottima annata di consolidamento in massima serie, (ri)portarono il Doria ai livelli che gli competono e consacrarono il suo Capitano. Prima di tutto agli occhi della Sud e di tutti i sostenitori blucerchiati che elessero Volpi a proprio beniamino; in second'ordine a quelli del calcio italiano che trovò nel faro della mediana doriana uno dei pochi centrocampisti in circolazione a potersi ancora fregiare del titolo di regista vecchio stampo.

Azzurro. Fu così che anche la Nazionale di Trapattoni prima e di Lippi poi non poté fare finta di lui, di quel numero 4 blubiancorossonerobiancoblu con la fascia al braccio sinistro e le geometrie euclidee, col lancio telecomandato, il destro al fulmicotone e la voglia di non mollare mai. Le sue due convocazioni, Sergio se le guadagnò a trent'anni suonati e pazienza se fu soltanto per altrettante amichevoli: quella coppia di gettoni azzurri gli consentirono comunque di impreziosire una carriera che col Doria in corsa per la Champions League viaggiava in rapida ascesa.

Eurogol amaro. Alla fine, per un punto, non fu Champions. Ma il ritorno blucerchiato in Europa - anche se in Coppa Uefa - segnò l'ennesimo, nuovo picco della Sampdoria targata Riccardo Garrone e Beppe Marotta. Il suo primo e unico eurogol con la maglia del Doria, il Capitano lo realizzò in una zuppa serata di fine novembre a Göteborg grazie ad un calcio di punizione dei suoi. Servì, quella rete, per pareggiare una sfida con gli svedesi dell'Halmstads che si era messa in salita (ma che poi fu vinta per 1-3); non servì invece ai fini della qualificazione ai sedicesimi del torneo che purtroppo svanì a tempo scaduto nel freddo di Lens.

Fine di un ciclo. Proprio quella sconfitta al Félix Bollaert segnò, con un anno e mezzo d'anticipo, l'epilogo del ciclo-Novellino. L'amara debacle in terra francese chiuse di fatto un'era lunga cinque campionati. Un'era di rilancio per la Samp e i suoi tifosi, di cui Volpi rappresentò la bandiera, il simbolo anche dopo il commiato dell'amato Monzon, che partì alla volta della Torino granata, provando a portarsi dietro il suo regista preferito. Invano.

Addio. Restò, il Capitano. Restò insieme al dioscuro di metà-campo Angelo Palombo anche l'anno successivo, quel 2007/08 che significò stagione d'addio. L'addio lo diede a modo suo, da uomo vero e professionista esemplare, lavorando in silenzio fino all'ultimo allenamento a Bogliasco e dando il massimo non appena chiamato a scendere in campo. I gol di Cagliari e Bergamo insieme con la vittoriosa prestazione da antologia a San Siro contro il Milan resteranno per sempre là, indelebili e incancellabili nelle memorie di coloro che tengono alle sorti della Sampdoria. Perché il Capitano, anche se con la maglia del Bologna addosso, non è e non sarà mai un avversario come tutti gli altri. Il «Sergio Volpi olé»da brividi dell'andata a Marassi è lì, fresco e tangibile a testimoniarlo.

(Sampdoria.it, 7 marzo 2009)

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