martedì 23 giugno 2009

Primavera, Aglietti si presenta: «La Samp è una grande opportunità»

GENOVA - I modi sono pacati, quelli del più classico stereotipo del gigante buono. La gorgia toscana è inconfondibile e la voglia quella tipica di un bambino curioso e nel contempo impaziente di cominciare un nuovo gioco. Alfredo Aglietti, classe 1970, nella stagione sportiva ormai prossima a scaldare i motori guiderà la Primavera blucerchiata. L'ex centravanti di San Giovanni Valdarno ne viene da tre esaltanti stagioni con l'Esperia Viareggio - l’ultima memorabile in Seconda Divisione di Lega Pro - e ha tutta l’intenzione di non deludere la fiducia che da Corte Lambruschini gli hanno accordato. «Dopo cinque anni ad allenare in prima squadra - inizia Aglietti -, arrivare alla Sampdoria è una grande opportunità. In me c'è grande entusiasmo per questa nuova avventura. Si tratta di un punto di arrivo ma al tempo stesso di partenza, un’ulteriore crescita all’interno di una società importante, organizzata e capace di lavorare bene coi giovani».

Cinque stagioni in crescendo nelle serie minori (Rondinella, Sestese, Viareggio) e tante richieste, ma lei non ha avuto dubbi a impegnarsi con la Primavera della Sampdoria. Come mai?
«Ho accettato subito la proposta della Samp. Oggi come oggi il campionato Primavera è come se non fosse più settore giovanile. La situazione è cambiata rispetto a qualche anno fa: adesso c’è grande visibilità, le squadre sono più forti e in questa competizione giocano ragazzi di assoluto valore. Ripeto, venire lavorare qui, anche se coi giovani, significa aver fatto un grosso passo in avanti».

Raccoglierà un'eredità pesante, quella di Fulvio Pea, che nelle ultime due annate ha vinto praticamente tutto.
«Sì, certamente e ne sono consapevole. Ma il nostro compito è più che altro quello di guardare avanti, senza pensare ai nostri predecessori e a ciò che di buono è stato fatto da Pea e da chi c'era prima. Di sicuro rispetto agli ultimi anni faremo qualche accorgimento, ad esempio nel modulo. L'obbiettivo primario è fare crescere i ragazzi: dobbiamo farlo senza fretta né ansie e non beandoci dei successi del passato».

Parlava di modulo. Ha già in mente una formazione-tipo sul modello di quella di Del Neri?
«Direi di sì. Sono cambiate tante cose, tra cui l'allenatore della prima squadra: una novità che equivale ad un'ulteriore rivoluzione tecnica. Innanzitutto posso dire che in difesa lavoreremo su una linea a quattro e sarà un cambiamento importante rispetto alla "tre" che si utilizzava in precedenza. Anche davanti vedremo di studiare qualche soluzione interessante, cercando di privilegiare la qualità del gioco. E in tal senso, con la giusta calma, valuteremo insieme alla società le scelte migliori da effettuare sul mercato per cercare di rinforzare la squadra».

Qualche rinforzo potrebbe essere già in casa, magari in quegli Allievi Nazionali di Tufano, reduci da una stagione memorabile?
«Ho visto grande qualità negli Allievi, dove ci sono tre o quattro elementi di livello che potrebbero rendersi utili in chiave Primavera. Il loro inserimento in gruppo avverrà comunque gradualmente. Non dimentichiamoci che sono ragazzi giovanissimi, del '92, e che anche loro dovranno crescere con calma, senza ansie e patemi».

A proposito di giovanissimi blucerchiati, suo figlio Mattia, 12 anni, ha una grande passione…
«Già, è vero. È tifoso della Sampdoria. Qualche anno fa si era innamorato di Flachi e della maglia e da allora è rimasto sampdoriano. Qui da queste parti, in Toscana, non ce ne sono tanti tifosi doriani e in un mondo del calcio in cui i bambini tifano per le squadre che vincono, l'Inter, la Juve, il Milan, sono contento che Mattia abbia invece scelto un altro tipo di passione, più sofferta e quindi più vera».

(Sampdoria.it, 23 giugno 2009)

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