venerdì 31 luglio 2009

Bistazzoni: «Doria, sei in buone mani»

MOENA (TN) - Dai piccoli ai grandi, in punta di piedi e senza proclami. Com’è nel suo stile schivo e riservato, da gigante dai modi un po’ burberi, ma buono nell’animo. Quarantanove anni, grossetano di Porto Ercole, Guido Bistazzoni, nuovo - si fa per dire - preparatore dei portieri della Sampdoria, è soddisfatto e fiducioso al termine della prima parte del suo primo ritiro. Dall’alto dei suoi 192 centimetri e delle sue 112 presenze blucerchiate (dall’80 all’83 e dall’86 all’89), di lui, del suo operato, ci si può fidare ad occhi chiusi. «Si è trattato di un bel salto - principia Bistazzoni -, un passaggio importante, che comporta maggiori responsabilità. C’è una Serie A da affrontare e io, dal mio punto di vista, cercherò di mettere la buona dose di esperienza maturata in 16 anni da allenatore».

Cambia qualcosa nei metodi di allenamento rispetto a quelli del vivaio?
«Sì, certo. Il lavoro cambia, a livello di settore giovanile devi cercare di fare crescere i ragazzi, di insegnar loro i primi rudimenti. Qui in prima squadra si sviluppa invece un metodo diverso, si lavora in primis sulla forma e si cerca di togliere vecchi automatismi poco adatti al calcio moderno. Quando si difende alto, a quattro, come si farà con Del Neri, serve coraggio e personalità. Occorre che il portiere diventi una sorta di libero vecchio stampo, che intervenga in uscita non appena vengono buttate in area palle alte, cross, traversoni. L’importante è cercare di prevenire l’azione e così parti avvantaggiato».

È un calcio diverso da quello dei suoi tempi?
«Beh, sicuramente. Il calcio è cambiato completamente negli ultimi anni. Ora bisogna essere svegli e reattivi e, ripeto, serve coraggio, altrimenti non fai il portiere».

Coraggio che forse manca ai portieri italiani, visto il pullulare di estremi difensori stranieri…
«Penso che, nonostante i tanti stranieri nel nostro campionato, la scuola italiana sia sempre la numero uno. Marchetti, ad esempio, l’anno scorso al Cagliari ha intuito dove doveva stare, ha capito i movimenti giusti e ha fatto un campionato stupendo. Si dice che manchi un erede di Buffon ma credo che alle sue spalle ci siano tanti buoni portieri giovani. Consigli e Fiorillo sono due di questi, hanno tutto per crescere e per mettersi in mostra».

Per quanto riguarda Fiorillo, toccherà di nuovo a lei aiutarlo in questa crescita.
«Sono felice di averlo ritrovato in prima squadra dopo 7 anni nelle giovanili e di poterlo allenare ancora. Vincenzo ha grandi potenzialità, bisogna farlo crescere con tranquillità, fargli acquisire sicurezza. Con Castellazzi, che è un buonissimo portiere, lavorerà per migliorarsi. Senza dimenticare Guardalben, arrivato con entusiasmo, grande voglia di fare e già prodigo di consigli. Diciamo che, in questo ruolo, la Sampdoria è ben coperta e in buone mani».

A ritiro moenese quasi finito, bilancio positivo dunque?
«Sì, certo il bilancio è positivo. Sono arrivato in uno staff di prim’ordine. Con Del Neri avevamo giocato insieme proprio alla Samp e si capiva, per personalità, che avrebbe potuto fare l’allenatore. Sto avendo la fortuna di lavorare con lui e i suoi collaboratori, c’è buon feeling e sono contento. I ragazzi poi mi seguono e mi stanno dando soddisfazioni. Speriamo che possano fare bene, ovviamente insieme a tutta la squadra».

(Sampdoria.it, 31 luglio 2009)

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