martedì 28 luglio 2009

Guardalben, esperienza e professionalità al servizio del Doria

GENOVA - Con quelle 35 primavere che si porta appresso sulle larghe spalle da numero uno, l’etichetta di vecio del gruppo se la beccherà di diritto. Ma spesso, per chi di mestiere fa il portiere, l’età non è altro che un toccasana. Pensi a Matteo Guardalben, infatti, e ancora oggi ti viene in mente un portiere affidabile, un uomo per bene, un professionista serio e rispettato. La sua carriera d’altro canto è lì a dimostrarlo. Una carriera frenata sul più bello da un sacco di guai fisici che però non ne hanno intaccato lo slancio e la verve dei giorni migliori. È per questo che i dirigenti blucerchiati, alla ricerca di un estremo difensore, hanno pensato a lui.

L’Hellas. Veronese di Nogara, 8mila abitanti a Sud del capoluogo, Matteo trova il naturale sbocco di promettente portiere in erba nel vivaio dell’Hellas. In gialloblù compie la consueta trafila giovanile fino ad arrivare in prima squadra nel ’92. Il Verona naviga in Serie B; Guardalben, dopo aver vissuto due stagioni da secondo di Attilio Gregori, viene mandato in prestito alla Massese (C1), dove si mette in mostra, guadagnandosi il richiamo dalla casa madre. Con 5 presenze (e un solo gol subito) il suo ’95/96, Matteo lo vive sostanzialmente in panchina (titolare è il sampdorianissimo Fabrizio Casazza), ma con la promozione dell’Hellas in massima serie riesce a conquistarsi uno spazio importante. Nell’anno d’esordio in A, colleziona 25 apparizioni che, malgrado la retrocessione scaligera, inducono il Parma ad acquistarlo.

Dietro Buffon. Siamo nel 1997. E i Tanzi lo scelgono per guardare a vista il diciannovenne Gianluigi Buffon e subentrargli in caso di difficoltà. Di difficoltà, il numero uno emergente del calcio tricolore ne incontra davvero poche e per Guardalben, in campo, restano le briciole. Sono solo 3 le presenze in campionato nell’arco di quattro stagioni ducali, qualcuna in più se si contano quelle in Coppa Italia, vinta nel ’99 al pari della Coppa Uefa e della Supercoppa Italiana. I gialloblù mietevano successi («Io ho partecipato, le coppe le hanno vinte gli altri»), l’umile Matteo faceva spogliatoio: dal punto di vista degli affetti e dei rapporti umani, a Parma - dove tornerà per una breve parentesi nel 2006 - lascia il cuore: lì abitano i suoi figli Luca e Tea, e lì andrà a vivere una volta riposti i guanti nel cassetto.

Piacenza. Alla ricerca di nuovi stimoli, nel 2001, il portiere veneto lascia la città di Maria Luigia. Si sposta di una settantina di chilometri, in quel di Piacenza, dove gli offrono una maglia da titolare, in Serie A. Allenatore è Walter Alfredo Novellino, che prima di partire alla volta della Genova blucerchiata regala la salvezza ai rossi emiliani. Un’impresa che non riesce l’anno dopo ad Agostinelli e Cagni, malgrado Guardalben - fermato da qualche acciacco di troppo - il suo lo faccia sempre. E il suo lo fa anche in B l’anno dopo: 27 gol subiti in 34 partite portano il Piacenza alle soglie della zona promozione, ma qualche pareggio di troppo vanifica l’immediata risalita.

Rosanero e azzurro. In A, il portierone di Nogara ci finisce lo stesso. L’ambizioso neopromosso Palermo del presidente Zamparini - tornato in paradiso dopo 31 anni di assenza - gli affida i pali rosanero, venendo ripagato alla grande. Il gruppo di Guidolin, sospinto anche dalle sue parate, conquista una storica qualificazione Uefa. Parate che non passano inosservate agli occhi del c.t. azzurro Marcello Lippi, che nell’estate del 2005 lo convoca in Nazionale per la tournée a stelle e strisce e per l’amichevole con l’Eire. All’orizzonte ci sono i Mondiali in Germania e sognare, a Matteo, costa davvero poco. Il periodo d’oro sul campo - condito dall’approdo in Europa e dal record personale di presenze in una stagione: 37 -, nasconde qualche amarezza nella vita di tutti i giorni: la lontananza dei figli si fa sentire e nonostante il nuovo mister palermitano Luigi Del Neri lo preferisca al colombiano Mondragon, Guardalben chiede di essere ceduto nel mercato di gennaio del 2006.

Parma e Vicenza. Ritorna a Parma, come accennato, in prestito. È un Parma diverso, quello di Mario Beretta, a rischio fallimento e in lotta per non retrocedere. Matteo parte titolare, ma contro la Juve, durante la settima gara consecutiva dall’inizio, la iella lo frena: Bucci gli subentra e non esce più. A maggio i gialloblù si salvano in rimonta; Guardalben però, dopo essere tornato in Sicilia, si rimette in gioco in cadetteria, accettando la proposta del Vicenza.

L’incubo. Il suo 2006/07 parte bene ma la malasorte si apposta ancora dietro l’angolo. Il 4 ottobre ’06, nel corso di un allenamento, Guardalben si scontra col compagno Trevisan: l’impatto è terribile e provoca all’estremo difensore una momentanea paralisi - circa 50 minuti senza muovere mani e braccia -, che sembra pregiudicare il prosieguo di carriera. Passato lo spavento, gli otto mesi successivi restano da incubo: continui scossoni, un’ernia a pressargli il midollo e un intervento chirurgico al National Hospital for Neurology and Neurosurgery di Londra gli impediscono di rientrare a tutti gli effetti in squadra prima dell’inizio della stagione seguente. Serie B 2007/08: i biancorossi gli ridanno subito fiducia, pretendendo forse troppo in seguito a un infortunio simile. E Matteo, ancora bisognoso di un fisiologico periodo di ripresa, viene scalzato da Fortin.

Treviso e Samp. La tranquilla Treviso, allora, a 34 anni, pare il teatro ideale per una nuova sfida. Ci sono le carte in regola per far bene ma la società è in declino, gli stipendi diventano chimere e l’inaspettata retrocessione in Lega Pro si materializza inevitabilmente. Un aspetto positivo nell’ultima stagione c’è: con 24 presenze e una forma ritrovata Guardalben torna un portiere vero, agile e reattivo, su cui fare affidamento insomma. Ed è per questo che la Sampdoria lo ha scelto, una volta svincolatosi dai trevigiani. In blucerchiato, Matteo ritroverà Del Neri, si metterà agli ordini di Bistazzoni, affiancherà Castellazzi e Fiorillo. Lo farà con compostezza ed esperienza e la consueta, immancabile professionalità.

(Sampdoria.it, 28 luglio 2009)

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