sabato 2 febbraio 2008

I (dimenticati?) colpi di testa di Topolinik

Da Meroni a Cassano, passando per Chiorri, Mancini, Pato Aguilera, Ortega e Flachi. Nella storia più o meno recente del calcio genovese, le storie di grandi e meno grandi dai piedi magici e raffinati accompagnati da caratterini poco inclini al conformismo e scarsamente avvezzi ad abbassare occhi e orecchie abbondano a dismisura. Dalle aspre e sassose colline del Ragusano che circondano Comiso, partì quella - in piccolo - di Giuseppe Mascara, classe 1979, una carriera altalenante all'insegna dei colpi ad effetto e dei “colpi di testa”, spesa più che altro in serie minori e, sino a qui, tutta sui bollenti campi di quella che un tempo era la Magna Grecia. Tutta tranne una fulminea puntatina al Nord, in un Genoa dallacostiano, sgangherato e bisognoso di liquidi, presentatosi sul mercato del gennaio 2003 con l'incombenza di cedere.

Fu così che Marco Carparelli venne ceduto all'Empoli mentre il promettente regista rumeno Paul Codrea finì al Palermo. Dal capoluogo siciliano spedirono in cambio proprio il centravanti nativo di Caltagirone, peperino tecnico, spettacolare e dalla giocata sempre in canna ma al tempo stesso suscettibile e impulsivo, reduce, oltretutto, da un grave infortunio e afflitto da numerose noie muscolari. Nel Grifone dell'accoppiata Torrente-Lavezzini, il minuto e guizzante Topolinik - soprannome affibbiatogli in seguito dai sostenitori del Catania per via dei suoi sporgenti incisivi superiori - riuscì a combinare ben poco: quasi sempre panchinaro, a fine stagione furono soltanto 13 le presenze racimolate e due, entrambi su rigore, i gol realizzati.

Due gol inutili, che a nulla valsero per evitare la seconda, mesta retrocessione in Serie C della storia del Grifone, che, nel frattempo, era passato nelle mani di Enrico Preziosi. Nella caldissima estate del 2003, il Genoa tornò però ad esultare: i rossoblù vennero infatti ripescati in seguito al caso-Catania e all'allargamento del campionato cadetto a 24 squadre. Un altro caso, quello che gli antichi chiamavano Fato, volle invece che il “nervoso” Mascara chiudesse ben presto l'esperienza genoana e finisse proprio al Catania, squadra della sua città d'origine, dove oggi - dopo aver riportato gli etnei in A dopo ventidue anni di assenza, e nonostante le tre espulsioni più le sette ammonizioni nell'anno di esordio in massima serie - è leader, goleador e beniamino. Anche perché, maturato e avvicinatosi alla trentina, pare proprio aver messo la testa a posto.

Federico Berlingheri
(Goal.com, 2 febbraio 2008)

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