mercoledì 18 febbraio 2009

Preziosi non crede ai complotti e avverte: «Stop incidenti o potrei lasciare»

GENOVA - Don Chisciotte, di lottare contro i mulini a vento, non ne ha la minima intenzione. A mente fredda, a quasi due giorni da Genoa-Fiorentina e da tutto ciò che ne è purtroppo scaturito, Enrico Preziosi prende la parola a Villa Rostan e - come al solito - coglie nel segno. Non più recriminazioni e lamentele, nessun sospetto, nessuna tesi complottistica; anzi, l’appello all’intera tifoseria rossoblù è alla calma e alla sportività, altrimenti, in caso di incidenti come quelli del tardo pomeriggio di domenica, il presidente e la sua famiglia potrebbero anche lasciare Genova e il calcio.

In una sala stampa gremita, il primo pensiero va a Gabriele Amato. Il tifoso ferito gravemente è stato visitato nella mattinata di ieri dal genoanissimo padre Mauro, cappellano del San Martino, il quale, imponendogli l’olio degli infermi, gli ha trasmesso l’affetto di tutti i genoani ricambiato con un gesto d’intesa. “Non è giusto che si bisbigli sulle sue condizioni - comincia Preziosi -, occorre attenersi ai referti medici. La sua situazione resta gravissima ma stabile. Gabriele ha pagato una tensione esagerata e questo è inammissibile”.

Il patron rossoblù si sofferma allora sul clima di esasperato astio e rivalità che, da una vita, si respira negli stadi italiani: “Purtroppo siamo un popolo di tifosi che però non ha nulla a che vedere con lo sport in sé. Ci sta lo sfottò, ci sta la presa in giro piccante, ma non c’è uno stadio nel nostro paese in cui qualcuno non venga insultato. È ora di fare un passo in avanti e lo chiedo alla nostra tifoseria: le offese gratuite lasciamole da parte, piuttosto ignoriamo gli avversari e pensiamo soltanto a noi stessi”. Un appello di lealtà sportiva, questo, che anni fa fece, sull’altra sponda del Bisagno, Paolo Mantovani (“Magari vincessi qualcosa di quello che ha vinto lui” sorride Preziosi quando glielo si fa notare) e che non può far altro che contribuire alla serenità di un Grifone finalmente ambizioso, malgrado l’indifferenza dei media nazionali.

“Nella sua storia recente - continua il presidente rossoblù - il Genoa ha vissuto una tragedia sportiva. La Serie C, la mancanza di credibilità: è stato difficile, ma io mi sono impegnato per riportarlo ai livelli che gli competono. Insieme ai tifosi abbiamo fatto miracoli e non avrebbe senso sciuparli con fatti che col calcio non c’entrano. Perché aspettare il pullman degli avversari? A che serve? Cambia forse il risultato? Dico che non sono più disposto a tollerare che per una partita di calcio si rischi la vita. Domenica ero distrutto, mio figlio Fabrizio è tuttora perplesso. Se si ripetessero eventi simili, potrebbe anche scattare il disinnamoramento”.

Per ora, però, a disinnamorarsi non ci pensa nemmeno. Preziosi si gode il suo Genoa da quartieri nobili della classifica, senza alimentare assurde polemiche circa affari (sporchi) di Palazzo e arbitraggi avversi: “Con la Fiorentina, Rizzoli ha sbagliato nella gestione della partita ma se la colpa del pari dobbiamo ricercarla esclusivamente nell’arbitro io non ci sto. Qualche errore possiamo rimproverarcelo anche noi. E poi non è vero che lassù non ci vogliono. Se avessi un minimo dubbio e avessi la certezza di non raggiungere niente, non farei certo questo mestiere. Il messaggio è che faremo di tutto per restare in alto e per farlo la cultura del sospetto non ci aiuta. Alla Coppa dei Campioni noi ci crediamo sul serio”.

Le dirette concorrenti, del resto, non paiono correre né giocare meglio dell’undici di Gasperini e per il temerario Don Chisciotte irpino la Dulcinea chiamata Champions non è più utopia: “Fiorentina, Roma e tutte le altre non ci fanno paura e, a mio avviso, siamo migliori di loro. Persino il Milan (tolti tre-quattro assi) e la Juventus (ha qualche difficoltà) non credo ci siano superiori. Di sicuro siamo artefici del nostro destino e lotteremo fino in fondo”.

Gian Piero Gasperini, intanto, ha appreso dal giudice sportivo che a Napoli - come annunciato - dovrà fare a meno di Juric e Biava. Ci saranno invece tutti gli altri - al contrario di quanto si potesse pensare dopo le proteste al triplice fischio di Rizzoli -, compreso Sculli, che proprio ieri è stato deferito alla Commissione Disciplinare “per - si legge nel comunicato - un gesto offensivo rivolto all’arbitro” Rocchi in occasione della sua espulsione all’ “Olimpico” contro la Roma. Si infrange infine sul Palermo il sogno-Viareggio dei grifoncini di Chiappino: a firmare il 2-0 rosanero un gol per tempo di Misuraca e Conti.

Federico Berlingheri
(il Giornale, 18 febbraio 2009)

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